In marcia per il Noce: «Basta centraline»

Oltre 350 persone sul fiume in Val di Sole

di Lorena Stablum

Oltre 350 persone hanno marciato insieme, chi a piedi, chi in bicicletta e chi in rafting o canoa, al grido di «Noce libero». L’appello, rivolto agli amministratori locali e provinciali, è stato scandito con forza dai tanti partecipanti alla prima marcia fluviale in difesa del fiume Noce, organizzata dal Comitato permanente in collaborazione con i Centri Rafting e l’Associazione Sportiva Pescatori Solandri. Semplici cittadini, soci di associazioni di protezione ambientale e di altre associazioni culturali, sportive e ricreative, consiglieri comunali e un paio di consiglieri provinciali si sono ritrovati nel pomeriggio di ieri uniti sotto la stessa bandiera azzurra che ricorda come l’acqua, anche quella del Noce, sia un «bene comune» da tutelare e proteggere dalla sete di denaro.

«Oggi abbiamo potuto ammirare la forza di questo corso d’acqua e la bellezza dei paesaggi attraversati, nonché le attività sportive e ricreative che si possono praticare - ha affermato il portavoce del Comitato Luca Scaramella all’arrivo, alle Contre di Caldes -. Se nei prossimi mesi la Giunta provinciale autorizzerà nuove derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico sul tratto solandro del Noce metterà a rischio la qualità di questo delicato ecosistema acquatico, ma anche la navigabilità del fiume e la pratica degli sport fluviali, con inevitabili ricadute negative sull’economia turistica e sull’occupazione».

Le richieste avanzate dagli attivisti del fiume, nonostante l’assenza dei sindaci della valle, riguardano l’apertura fin da subito di un confronto con i cittadini e con i portatori di interessi collettivi per discutere e decidere insieme il futuro del fiume Noce e lo studio, d’intesa con la Provincia, con i Comuni, con il Bim dell’Adige, con Hydro Dolomiti Energia, di modalità e strumenti per un’equa distribuzione delle risorse finanziarie prodotte dalla centrali idroelettriche già in funzione o in corso di costruzione in modo da garantire ricadute dirette a beneficio dei cittadini. «Infine - ha aggiunto Scaramella - al Consiglio provinciale chiediamo, dopo una fase di consultazione pubblica, di scrivere e approvare una legge che riconosca l’acqua come bene comune, escludendo per i soggetti privati la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei ?progetti concernenti la realizzazione e l’esercizio di derivazioni a scopo idroelettrico? e che vieti lo sfruttamento idroelettrico nel tratto di Noce compreso tra Cusiano e Mostizzolo».

A sostenere la causa c’erano anche i consiglieri provinciali Giacomo Bezzi (Forza Italia) e Walter Kaswalder (Patt). «La Val di Sole ha già dato dal punto di vista dello sfruttamento idroelettrico - ha commentato Bezzi che già nelle passate settimane è intervenuto sulla questione -. L’economia turistica è cambiata e ora la valle con equilibrio deve riappropriarsi di una risorsa che è preziosa per diverse attività come gli sport fluviali e la pesca». Dal canto suo Kaswalder ha evidenziato come «non solo i torrenti siano un bene collettivo ma anche l’acqua potabile debba rimanere alla collettività».

Il presidente della Sat Claudio Bassetti, infine, ha ribadito come i torrenti siano un elemento identitario della montagna. «Non dobbiamo fare passi indietro - ha affermato - ma dobbiamo riuscire a far convivere più elementi. Dobbiamo dire di no a interventi che non risolvono a carenze economiche». Nelle prossime settimane il Comitato valuterà ulteriori iniziative di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica, compresa la richiesta di attivazione di quei «processi partecipativi» a livello territoriale previsti dalla Legge Provinciale 13 novembre 2014 n. 12.

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