Ville d'Anaunia, il personaggio

Tassullo, organista del coro di S. Maria Assunta

In un mondo che rischia di diventare sempre più gretto e introverso ma che, forse inconsciamente, ha ancora fame di spiritualità, fa piacere incontrare qualcuno che ha dedicato la sua vita all’elevazione delle menti e dei cuori: si tratta di Federico Pinamonti, organista nato a Tassullo nel 1931, che accompagna con le sue note da oltre settant’anni il coro parrocchiale Santa Maria Assunta di Tassullo e che verrà omaggiato domenica, in occasione dei festeggiamenti per il patrono San Vigilio e per i 125 anni del coro.
 
Diretto da Mauro Dalpiaz, il coro parrocchiale di Tassullo si compone di trenta elementi e nel 2011 è stato onorato del titolo «Coro di musica popolare di interesse comunale» dal Comune di Tassullo: il gruppo canoro ha partecipato nel corso degli anni a diversi eventi in giro per l’Italia e l’anno scorso ha attraversato l’oceano per esibirsi a New York su invito di padre Claudio Holzer. La passione per la musica sacra ha accompagnato Federico Pinamonti fin da ragazzo, da quando gli venne chiesto di suonare l’organo non ancora quindicenne: da allora non ha mai smesso di coltivare la sua passione.
 
Sono passati oltre settant’anni da quando si è avvicinato per la prima volta a questo mondo: com’è nata questa passione? 
È nata un po’ per caso: nel 1943 venne fondata la nuova Parrocchia di Rallo e il coro si trovò mutilato in quanto molti scelsero di non seguire la nuova istituzione. C’era in chiesa un organo settecentesco, in parte restaurato, ma mancava un organista stabile, così nel 1945 mi venne chiesto se fossi interessato a frequentare la scuola diocesana di musica sacra per accompagnare il coro: accettai ed entrai a far parte del complesso. Nel 1967 il coro divenne misto a seguito della riforma vaticana e fino al 1976 fummo guidati dal capocoro Celeste Valentini.
 
Il repertorio dev’essere cambiato molto in tutti questi anni, a cominciare dall’abbandono del latino nel 1967 con la riforma liturgica del Concilio Vaticano II. 
L’abbandono del latino e la modernizzazione dei testi hanno portato certamente a una crisi profonda ma l’abbiamo superata bene grazie al nuovo parroco, che ha introdotto le novità in modo graduale: oggi eseguiamo comunque ancora canti gregoriani in latino per esempio a Natale, Pasqua o come accompagnamento delle funzioni per i defunti. Siamo anche impegnati in concerti di musica popolare per scopi benefici e di solidarietà.
 
Quanto spazio della sua vita ha dedicato alla musica, fra prove e celebrazioni liturgiche? È cambiato qualcosa oggi rispetto al passato? 
Tanti anni fa c’era più entusiasmo, facevamo due o tre prove a settimana, suonavamo e cantavamo in occasione di più feste: oggi si fa una prova a settimana, quando va bene, e le occasioni sono diminuite.
 
C’è qualcuno che l’ha maggiormente influenzata nel corso degli anni? 
Il cappellano don Piazzi: quando ero giovane mi ha incitato molto! Voglio comunque ringraziare il mio primo maestro di Fondo, Narciso Covi, a cui devo molto.
 
Come ha inciso questa scelta nella sua vita privata? 
Il sostegno più forte che ho avuto mi è venuto dalla famiglia, che mi ha sempre spronato anche nei momenti di maggiore difficoltà: così fu quando mio padre mi regalò un armonio, da cui è cominciato tutto.

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