Nasce a Coredo il «Vin de la neu»

Nasce a Coredo il «Vin de la neu», il vino della neve. Mica un vino qualsiasi: una varietà d’uva particolare, assolutamente biologica, per intanto poche centinaia di bottiglie destinate a ristoranti di alto livello, e in vendita a circa 100 euro l’una per sette decimi di un «bianco» speciale.

La storia parte da lontano, da Oscar Biasi, classe 1948, nato in Australia da genitori coredani emigrati, cresciuto a Coredo, studi di enologia, da decenni impegnato in Friuli. Ma il protagonista vero è il figlio Nicola Biasi, 34 anni, a sua volta enologo e di livello, basti pensare che per nove anni è stato direttore degli «Allegretti«, che producono Brunello di Montalcino ed hanno un’altra sede nella carducciana Bolgheri, sempre in Toscana.

Nonostante il lavoro in altri lidi, i Biasi a Coredo mantengono delle proprietà, tra cui dei terreni; ed è Nicola a proporre, qualche anno fa, al padre di coltivarli a vite. Certo, si è sui 900 metri di altitudine, mica si può piantare del teroldego; i due sono comunque degli esperti. Valutano vari vitigni, e tra questi scelgono, dopo attente analisi, il Johanniter, un ibrido in cui si trovano geni di Riesling e Pinot Grigio, adatto alla quota e soprattutto naturalmente resistente alle principali fungine della vite.

«Nostro obiettivo, fin dall’inizio, è stato quello di ottenere un vino originale e di alta qualità, nel pieno rispetto del territorio delle Dolomiti e dell’ambiente in generale», afferma Nicola. Con sottolineatura molto chiara: sulle «sue» viti non viene eseguito alcun trattamento.

La prima produzione risale al 2013: 300 bottiglie, che il produttore del «Vin de la neu» terrà per sé, custodite gelosamente. L’anno successivo la produzione aumenta, si arriva a 440, e saranno queste che a febbraio del prossimo anno saranno poste sul mercato, dando il via all’avventura commerciale.

«C’è già interesse per questo vino, ora stiamo intensificando i contatti per fornire una quindicina di ristoranti disposti a proporre un simile prodotto alla propria clientela. Anche la produzione del 2014 non sarà comunque interamente venduta, un centinaio di bottiglie le conserveremo noi».
Nel frattempo c’è stata la vendemmia 2015: circa 4,5 ettolitri prodotti, che tradotto significa circa 600 bottiglie, un domani; per ora il vino riposa - e lo farà per un annetto - nelle botti.

Non è ancora un vino noto, quello «della neve» coredano. Ma un premio lo ha già ottenuto, a Roma, dove si è svolta la finale nazionale del concorso «Next in wine» organizzato dall’azienda friulana Simonit & Sirch «per i talenti under 35 della vigna italiana».

«Simonit & Sirch» si occupa di potatori d’uva, con tanto di scuola italiana della vite, e opera in mezzo mondo; il premio vinto da Nicola Biasi è coorganizzato con Bibenda e Fondazione italiana sommelier. Il riconoscimento è andato a Biasi perché «ha voluto riproporre la viticoltura di qualità in un’area oggi totalmente dedicata alla coltivazione della mela, ma un tempo rifugio ideale per la vite. Un progetto inedito, sia per il territorio in cui è stato concretizzato, sia per la scelta di coltivare varietà resistenti alle malattie, con l’obiettivo dichiarato di produrre vini sani e di rispettare l’ambiente».

A breve la commercializzazione.

Ma Nicola Biasi guarda avanti: già ha la concessione per piantare a vite altri 2.500 metri quadrati di terreno, e questo significherà portare la produzione ad almeno 2.000 bottiglie: sempre prodotto di nicchia, destinato a un mercato d’élite, internazionale. «Pianteremo le nuove viti nel 2017 - annuncia -. Sempre con lo stesso vitigno e con le stesse attenzioni, perché noi puntiamo esclusivamente su qualità e salubrità».

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