«Strade chiuse per caccia: illegittimo» Il Comune di Romeno sotto accusa

L'Associazione vittime della caccia impugna l'ordinanza con cui il Comune di Romeno ha deciso di chiudere cinque strade per permettere ai cacciatori di esercitare la loro attività nelle vicinanze

L'ordinanza con cui il Comune di Romeno ha deciso di chiudere cinque strade classificate come agricole al transito veicolare, per permettere ai cacciatori della locale sezione venatoria di esercitare la loro attività più vicino alle stesse strade, ha suscitato l'indignazione dell'Associazione vittime della caccia, che sta studiando il provvedimento per impugnarlo.

A comunicarlo è Francesca Casprini , presidente della onlus nata per sostenere chi ha subito danni morali, psicologici e materiali dai cacciatori.
La tutela della pubblica incolumità dalle armi da caccia è dunque al centro dell'attivitè dell'organizzazione di volontariato e la sua presidente garantisce, a proposito di quanto deciso a Romeno, «che il sindaco non ha questi poteri e non è competente per questa materia, non in questa forma insomma».

Di qui l'intenzione di impugnare l'ordinanza al Tar entro i 60 giorni dall'ultimo giorno di pubblicazione all'albo pretorio del Comune o con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, entro 120 giorni decorrenti dalla stessa data.
Ma se si muove l'Associazione vittime della caccia e se l'Enpa (Ente nazionale protezione animali) ha lanciato nei giorni una campagna di boicottaggio delle vacanze in Trentino anche a causa di questa ordinanza, a restare ferma sarà molto probabilmente la Provincia di Trento.

Il Servizio autonomie locali della Provincia specifica infatti di non avere più alcun autonomo potere di controllo, ma di potersi muovere solo su input di qualcuno.
Insomma, servono segnalazioni per verificare la legittimità degli atti di un Comune e di un sindaco o per sostituirsi a questi organi. Un articolo di giornale non è abbastanza, soprattutto se vengono invocate in un'ordinanza «ragioni di sicurezza» (in questo caso del transito) per approvare l'atto. Che però, specificano alle Autonomie locali, devono essere solide ragioni.

Ecco, proprio questo è il punto: perché la prima motivazione citata nell'ordinanza non è la sicurezza del transito, ma «le problematicità sorte, relative all'esercizio della caccia in prossimità delle strade carrozzabili», il fatto che l'ordinanza scaturisce da una richiesta esplicita dei cacciatori di Romeno e che la giunta comunale ha ritenuto di «aderire» a tale richiesta «al fine di far meglio coincidere le esigenze dell'esercizio della caccia con quelle della sicurezza al transito».

Che pare oggettivamente residuale se si considera che il divieto di transito non riguarda pedoni e ciclisti. Se poi si tiene presente che il divieto di transito non ha un termine, nonostante il 31 dicembre sia l'ultimo giorno per sparare, ci si domanda: di quale sicurezza si parla?

Perplesso, alla lettura dell'ordinanza, pare anche l'assessore provinciale alle Autonomie locali Carlo Daldoss, da cui dipende l'omonimo Servizio. Ma pure l'assessore allarga le braccia: «Non abbiamo più poteri di vigilanza su quanto fanno i sindaci. Ne parlerò col Servizio, ma mi pare davvero dura che noi possiamo prendere provvedimenti».


Dunque, se si intende contestare un provvedimento che comprime la libertà di circolazione di tutti i cittadini a favore di dieci cacciatori (tale è la consistenza della sezione venatoria di Romeno), l'unica strada pare essere proprio quella del ricorso.

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