La Val di Sole fra coesione e identità Fusione dei Comuni e idee per lo sviluppo

di Fabrizio Torchio

Quattordici Comuni (a breve 13) e una Comunità di valle per una realtà di quasi 15mila abitanti. Un volontariato forte, un territorio paesaggisticamente favorito con risorse importanti - turismo in primis - e un dibattito aperto sul futuro della valle in cui la parola «coesione» sembra emergere.

Partiamo dal sociale, dove il «pensare come un corpus unico di valle, come dimostrano tante associazioni che già lo fanno», osserva il dottor Alberto Pasquesi aiuterebbe a sopperire alla diminuzione delle risorse e all’aumento delle richieste. «Perché non creare delle alleanze territoriali, nel rispetto dei ruoli, con il terzo e quarto settore?», fa presente. «Le risorse ci sono e occorre allargare la base di chi può dare servizi, ragionare a livello di valle, con le cooperative sociali e il volontariato, è molto più forte che ragionare a livello di singole comunità»

Pasquesi porta l’esperienza virtuosa dei club alcologici: «È un modello - osserva il medico - che possiamo replicare. Come Tavolo della promozione della salute stiamo pensando di dare vita ad un tavolo del volontariato per spiegare ai ragazzi valori ed etica, far provare loro esperienze e arrivare poi a una riflessione insieme a chi il volontariato lo fa da tempo. Domani, è da questo mondo che dobbiamo raccogliere le risorse da mettere a disposizione della comunità». Di coesione di valle parlano altri osservatori, e lo stesso Piano territoriale di Comunità la pone come condizione per mantenere la competitività economica, favorire l’integrazione tra i comparti, creare nuove strategie identitarie e varare iniziative sostenibili: «La politica di coesione - scrivono i “costruttori” del Ptc - ha contribuito in modo significativo a diffondere prosperità e sviluppo in tutti quei territori che hanno saputo raggiungerla, riducendo contemporaneamente le disparità economiche, sociali e territoriali».

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Convinti che il processo di aggregazione dei Comuni debba partire dal basso sono i componenti del Comitato «Per una Val di Sole più unita». Vedono nelle fusioni un «passaggio chiave». Spiega il portavoce, Alessandro Manini: «Sullo sfondo della crisi economica e con il rischio di un peggioramento dei servizi, il Comitato è nato soprattutto per informare i cittadini. Siamo convinti che un processo di aggregazione dei comuni sia un aspetto valido per arrivare ad una visione comune di valle e la messa in rete delle risorse - per esempio, alcuni hanno le centraline idroelettriche, altri no - per dare una svolta». Coesione, dunque, ma anche condivisione. «In vista della campagna elettorale per le elezioni di maggio - conclude Manini - il Comitato metterà ora al centro questo tema».

Sulle fusioni, dopo l’esempio di Dimaro e Monclassico che confluiranno in solo ente, è ad Ossana, in alta valle, che si trova la maggiore convinzione. «Se parliamo di fusioni crediamo giusto parlarne in senso ampio, comprendendo i Comuni di Pellizzano, Ossana, Pejo e Vermiglio», dice subito Luciano Dell’Eva, il sindaco di Ossana. «Sarebbe vantaggioso per tutti - argomenta - soprattutto per la costruzione di un ambito turistico di qualità completo nell’offerta, dagli sport della neve all’ambiente, dalla cultura al termalismo. Un territorio come quello dei quattro comuni, con 5.500 persone - continua il sindaco - rispetta anche i parametri statistici del comune ottimale. Riesce a comprendere turismo estivo e turismo invernale, ambiente, cioè il Parco nazionale dello Stelvio, terme, agricoltura, piccole chicche come il Lago dei Caprioli e la Valpiana: un territorio che si può permettere sette, otto, dieci impianti idroelettrici e che si autofinanzia per dare un prodotto di qualità vera e attrarre un certo tipo di turismo con capacità di spesa. Bisogna reinvestire i proventi per dare servizi e fare turismo, e noi abbiamo queste possibilità. Facendo un lavoro certosino nelle comunità, spiegando pro e contro - conclude - credo che nel giro di pochi anni ci si potrebbe arrivare». La fusione entra quindi nel suo programma in vista delle elezioni amministrative di maggio: «La legge ci dice di fare le aggregazioni di servizi entro il 2015, per cui le “prove” con i Comuni della zona si faranno».

A Pellizzano si guarda con favore ad una fusione con i soli vicini di Ossana: «Abbiamo incontrato la giunta di Ossana - spiega il sindaco Vanni Tomaselli - e l’idea è di cominciare per piccoli passi. Ossana è il paese più vicino e con cui siamo già stati uniti fino al 1954, per dimensioni e struttura anche economica siamo molti simili». Un solo Comune dell’alta valle? «Quello che temiamo - risponde - è che nel mettersi insieme a Comuni più grossi si rischia un po’ di scomparire, e anche per la gente crediamo che il passo più semplice sarebbe questo. Giusto che si esprima la gente con il referendum, al di là di tutto c’è un modo nuovo di vedere le cose».

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Nella bassa Val di Sole, al di là della dichiarata disponibilità del sindaco di Malé Bruno Paganini ad iniziare a parlare di fusioni con i comuni vicini, a giudizio del sindaco di Caldes Antonio Maini «fondere comuni per il solo argomento economico è riduttivo». Perché - sostiene - «il vantaggio è nel miglior modo di gestire il territorio». La direzione (del resto obbligata) è quella dei servizi da gestire insieme. Dice Maini: «Alcuni temi, come il turismo, le centrali idroelettriche, l’agricoltura vanno gestiti in ambito di valle che è più efficace. La fusione di tre comuni piccoli come Caldes, Cavizzana e Terzolas andrebbe incontro alla spinta per le fusioni, e insieme diventeremmo un comune di circa 2 mila abitanti; Malé offrirebbe una dimensione diversa e per tanti aspetti è già un riferimento per gli abitanti della bassa valle. Ma la cosa si può ottenere anche attraverso le gestioni associate, e in questo caso, essendo obbligatorie, si ragiona in questa direzione: la collaborazione sarà il tema forte dei prossimi programmi elettorali».

«Le fusioni non vanno fatte pensando agli incentivi, ai vantaggi, ma prima di tutto in una visione che intravvede una prospettiva di sviluppo più virtuoso», avverte Carlo Daldoss, assessore provinciale agli enti locali e già sindaco di Vermiglio. «La scelta compete ai cittadini - rammenta - ed è fondamentale l’informazione: coinvolgere e informare i cittadini sui pro e i contro».

Ma quali vantaggi portano le fusioni fra Comuni? «In un quadro di complessità della società - osserva Daldoss - la fusione dà il presupposto per specializzare le figure nel Comune, con maggiore efficienza, salvaguardando usi civici, riserve di caccia, valorizzando il volontariato anche con una piccola “concorrenza” interna. In generale lo si è visto in Alto Adige, realtà simile alla nostra, dove i Comuni sono 116. Quello che auspico - continua Daldoss - è riuscire a ritrovare ragionamenti forti per sentirsi in una unicità di destino. È un messaggio di fiducia: non siamo all’anno zero ma in cima alla scala di qualità della vita e di coesione sociale. Ci sono le basi per rilanciare e le condizioni per poterlo fare. Siamo stati un po’ seduti, è ora di alzarci».


LE IPOTESI DI FUSIONE

  • Ossana e Pellizzano L’eventuale fusione dei Comuni di Ossana e Pellizzano farebbe nascere una realtà di 1.650 abitanti circa, stando ai dati più recenti dell’anagrafe dei due Comuni.

 

  • Con Pejo e Vermiglio Insieme a Pejo e a Vermiglio, l’ipotetico Comune unico dell’alta Valle di Sole conterebbe quasi 5.500 abitanti.

 

  • Da Mezzana a Dimaro Un Comune unico della media valle di Sole, da Mezzana fino alle soglie di Malé (con Dimaro, Monclassico e Commezzadura) conterebbe 4.100 persone circa.

 

  • La Bassa valle Sommando invece gli abitanti dei Comuni della Bassa valle, da Malé al confine con la Val di Non (Malé, Rabbi, Croviana, Caldes, Cavizzana, Terzolas) si arriverebbe alla cifra di 6.250 persone circa.

 

  • Servizi insieme L’assessore provinciale agli enti locali Carlo Daldoss ricorda che le gestioni associate saranno un obbligo e che la Comunità di valle diventerà di fatto una sorta di consorzio dei comuni, con i consiglieri comunali soggetti attivi e dove il programma delle opere pubbliche dovrà essere sottoposto a un processo partecipativo.

 

  • Il trend degli abitanti Gli abitanti della Val di Sole erano 16.590 nel 1921, scesi a 15.397 dieci anni dopo e a 14.443 nel 1991. Nel 2001 la popolazione era aumentata a 14.987 abitanti e nel 2011 era di 15.607 persone.

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L’ECONOMIA-1

Presidente della Cassa rurale Alta ValdiSole e Pejo da quattro anni, Maurizio Albasini ritiene che lo sviluppo futuro passi anche dall’identificazione con la valle: «L’idea - esemplifica - che siamo parte di una valle che crede in un certo tipo di sviluppo. Non abbiamo ancora capito, e questo mi rammarica, che la valle ha un’identità ben precisa. In Val di Fassa hanno e vendono la Val di Fassa, noi vendiamo il Tonale, Folgarida, Pejo, Dimaro, ecc. e questo è una pecca, secondo il mio punto di vista».

Parlando di turismo invernale?
«Noi dobbiamo “vendere” la Val di Sole: già il fatto della ski area è stata una bella e grossa novità e sta funzionando molto bene ma non c’è dubbio che nel domani, dal mio punto di vista, va inserita tutta la Val di Sole. Se riusciamo ad arrivare a questo concetto, tutto viene di conseguenza e quindi non ha poi più senso avere 14 Comuni, due casse rurali.... Prima però dobbiamo costruire l’identità solandra. Parlo a titolo personale, perché non ne ho parlato né con il consiglio né con l’assemblea, ma non c’è dubbio che la Val di Sole debba arrivare ad un unico ente bancario. Ne sono convinto e non è così facile, prima serve un passaggio culturale, ma è meglio che la fusione la decidiamo noi, dal basso, prima che venga calata dall’alto».

Perché?
«Per due motivi. Il primo è la governance, l’avere un’infinità di piccole casse con consigli di amministrazione in cui oggi non è più sufficiente essere dei bravi padri di famiglia: l’anno scorso, per esempio, abbiamo fatto cinque o sei consigli di formazione tecnica. Poi, per poter fare credito occorre avere patrimonio, e il patrimonio si fa mettendosi assieme. Dall’agosto scorso ad oggi il mondo è cambiato, i margini sono limitati, quindi dobbiamo fare delle riflessioni grosse sui costi di gestione e sulla ottimizzazione delle risorse. Io lancio un sasso nello stagno, ma diventerà una strada obbligata».

Come vede le unioni dei Comuni?
«Il fatto che due Comuni importanti come Dimaro e Monclassico abbiano deciso di unirsi è già un bel segnale, ma non è sufficiente. Bisogna fare un percorso culturale per far crescere l’idea che noi facciamo parte di una valle che è coesa».

La situazione economica?
«Nonostante tutto, in un anno molto difficile, noi abbiamo un bilancio dignitoso. I numeri sono ancora ufficiosi, ma non si discosteranno: l’utile è in calo rispetto all’anno scorso, da quasi 800mila euro caliamo a circa 620mila euro lordi, con accantonamenti per 4 milioni 400 mila euro circa. Un bilancio importante, comunque, e tiene bene anche la raccolta. La domanda è drasticamente scesa e come prestiti siamo in calo del 3,64%. Grosso modo, nel rapporto impieghi e crediti siamo sempre oltre il 90% per il fatto che il bacino di clienti è fatto di immobiliare e alberghiero, settori che hanno un andamento stagionale. Gli impegni assunti a rientrare sono stati rispettati in parte, certo il momento è difficile anche se qualche timido di svolta c’è. L’immobiliare soffre, per fortuna tiene il turismo, settore che dà una mano a tutto. Per la maggior parte le richieste sono di rinnovi, di fidi o di mutui».

Come stanno le famiglie?
«Sono in difficoltà ma tengono ancora bene, riescono ancora a mettere via qualcosa, e nei momenti di difficoltà la famiglia c’è».

Cosa ritiene che sia necessario per avviare una ripresa?
«Intanto un atto di fiducia, anche a livello nazionale ci vorrebbe qualche scelta più precisa. Negli ultimi trenta, quarant’anni, noi abbiamo puntato su un turismo che oggi è cambiato, oggi i periodi sono brevi, ad esempio. Deve cambiare anche la mentalità nostra per fare un salto di qualità. Lo sviluppo edilizio che abbiamo avuto è finito, dobbiamo pensare ad uno sviluppo in sintonia con l’ambiente, la salute, un turismo genuino. Abbiamo la fortuna di avere due Parchi e di poter abbinare, sia d’estate che d’inverno, un aspetto legato al paesaggio e all’ambiente. E il fiume che va mantenuto».

I numeri della Cassa?
Abbiamo circa 3.150 soci e un trend di affezionati che considerano la Cassa la banca del territorio. Gli sportelli, da Monclassico a Edolo, sono 14».

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L’ECONOMIA-2

Una riflessione all’interno del consiglio di amministrazione è stata fatta. Lo conferma Claudio Valorz, presidente della Cassa Rurale di Rabbi e Caldes, a proposito del tema delle fusioni tra gli istituti di credito cooperativo della Valle di Sole. Nei prossimi giorni, su questo si terrà un incontro tra le due rurali della Valle e le consorelle della Valle di Non.

«Per il momento però - precisa Valorz - non si prospetta una fusione a breve. L’idea viene avanti dalla Federazione. Il Governo per ora è intervenuto sulle banche popolari e non sugli istituti di credito cooperativo anche se sia Renzi che Visco hanno fatto accenno al numero troppo elevato delle Bcc. Fortunatamente - continua il presidente - non abbiamo fretta e non siamo condizionati alla fusione da particolari esigenze. Dal mio punto di vista ci sono molti modi per aggregare i servizi senza toccare l’assetto della rurale. Nel ragionamento complessivo si deve preservare in modo assoluto il presidio del territorio e il rapporto con il cliente».

Il presidente, quindi, presenta una cassa rurale in salute che vede, per il 2014, una crescita della raccolta totale di oltre 5 milioni di euro (+2,56%): al 31 dicembre, la raccolta diretta, che nell’ultimo triennio manifesta un incremento costante di poco meno del 10%, ammonta a 169 milioni (+4,59%) grazie al notevole aumento dei certificati di deposito (+23,59%) e dei conti correnti (+8,84%), mentre la raccolta indiretta registra un segno negativo (5,81%), dovuto in gran parte al ribasso del rendimento dei titoli di stato e alla realizzazione delle buone plusvalenze presenti sui portafogli. Si riducono quindi dello 0,91% i crediti per cassa: l’indice è più contenuto rispetto al 2013, che era pari al -4,39%.

«Gli impieghi - commenta Valorz - sono diminuiti non perché non ci sia disponibilità di denaro, ma perché non c’è stata richiesta». In pratica, le famiglie e le imprese non investono e quindi non richiedono finanziamenti. «Su questo mi sentirei di rassicurare chi deve o vuole fare investimenti. Ci sono delle condizioni favorevoli, come la disponibilità di denaro, i tassi bassi e il basso costo del lavoro. Naturalmente gli investimenti vanno studiati e in cassa abbiamo le persone preparate che possono consigliare al meglio». Rispetto all’andamento generale dell’economia, la Rurale di Rabbi e Caldes, cartina di tornasole del territorio della bassa Val di Sole, evidenzia la crisi di alcuni settori come quello dell’edilizia - che soffre il ristagno delle attività immobiliare - e del commercio, mentre, spiega Valorz, tiene ancora bene il comparto turistico, dove il lavoro non manca anche se sconta in qualche caso la bassa redditività. Rispetto all’agricoltura, la frutticoltura segna un arretramento della quotazione delle mele e la zootecnia presenta prezzi del latte e dei formaggi in caduta.


IL TURISMO-1

Rafforzamento della partnership con Madonna di Campiglio e un’Apt unica tra la Val di Sole e la Val Rendena. È la prospettiva lanciata dal direttore generale e amministratore delegato di Funivie Folgarida Marilleva spa Cristian Gasperi, che ribadisce come la scelta di dare vita alla Skiarea tra i comprensori di Folgarida Marilleva, Campiglio e Pinzolo sia stata vincente.

«I numeri ci danno ragione - spiega il direttore Gasperi -. Negli ultimi due anni, la Skiarea ha generato un aumento significativo delle presenze in tutta la Val di Sole. L’essere presenti in modo unitario sui mercati ci ha permesso di superare anche le sfide venute dal meteo». In base ai dati, infatti, la stagione invernale in corso sta procedendo bene. Dopo un avvio un po’ difficoltoso a dicembre, l’andamento segna già un più 4,5% rispetto all’anno scorso. Periodo che, ricordiamo, per la società ha rappresentato il record. Il mese di gennaio, ad esempio, ha fatto segnare, un boom di passaggi del +13% rispetto alla stagione passata. «La settimana che si sta aprendo si preannuncia con numeri importanti - continua - e siamo fiduciosi per il proseguo. L’unico periodo, che ci preoccupa un po’, è quello di Pasqua perché solitamente frequentato dalla clientela italiana che prenota le vacanze sempre all’ultimo memento».

La «Skiarea Campiglio Dolomiti di Brenta - Val di Sole Rendena», quindi, non si discute. Ma cosa ne pensa il direttore di una possibile fusione con le due società impiantistiche della Rendena in vista anche della vendita del pacchetto azionario di maggioranza della società? Non si sbilancia. «Non compete a me perché io faccio parte dell’oggetto della vendita - afferma infatti - Credo che, da tecnico, un ulteriore rafforzamento della partnership sarebbe comunque molto positivo. Dobbiamo riuscire sempre di più a fare sinergia tanto ché vedrei bene un’unica Apt tra le due valli».

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IL TURISMO-2

«Auspico che ci sia una Snow area Val di Sole dove il collante tra Folgarida Marilleva e il Tonale è la valle di Sole stessa. Siamo obbligati a ragionare in termini di valle per anticipare il futuro, attraverso un unico sistema di ski aree, o di vendita delle ski aree: quella di Folgarida Marilleva fino a Pinzolo, quella del Tonale-Pontedilegno e quella di Pejo».
Anche Luciano Rizzi, il presidente dell’Apt Valle di Sole, Pejo e Rabbi, ragiona in termini di unità, ritenendo che l’internalizzazione lo richieda: «Domani, l’ospite potrebbe essere un turista che arriva dalla Cina, o da altre realtà», spiega. Serve dunque un brand adeguato: «Su questo - sottolinea - vorrei organizzare un momento di confronto: quando si parla di Val di Sole, se se ne parla come sommatoria di tre ski aree o come di un brand Val di Sole con tre ski aree messe insieme?». Nella recente offerta di acquisto di azioni di Funivie Folgarida Marilleva e della controllante Valli di Sole Peio e Rabbi, da parte di Trentino Sviluppo, Rizzi vede inoltre un «segnale»: «Credo sia un segnale anche di tipo politico per mettersi insieme e per testare le potenzialità della valle. Auspico che ci sia una Snow area Val di Sole dove il collante tra Folgarida Marilleva e il Tonale è la valle di Sole stessa: non abbiamo convenienza a spezzare ciò che la natura ha fatto». E a proposito di natura, Rizzi ritiene che quella della Valle di Sole vada maggiormente pubblicizzata e «vissuta meglio attraverso il concetto di Parco: abbiamo la fortuna di essere fra due Parchi (Stelvio e Adamello-Brenta, ndr) e con un futuro terzo Parco (quello fluviale del Noce, ndr)», osserva. Quanto alle fusioni dei Comuni, da ex sindaco di Cavizzana vedrebbe bene tre Comuni (alta, alla media e alla bassa valle): «Porterebbero automaticamente ad una maggiore coesione - osserva - e ad un rafforzamento delle Asuc, che manterrebbero viva la giusta fiamma del campanile».

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