Spormaggiore, una bonifica crea preoccupazioni

di Mariano Marinolli

Nove anni fa, nel novembre del 2008, una frana precipitò nella vallata del torrente Sporeggio e minacciò di spazzar via l’abitato di Maurina e quello di Maso Milano.
Da allora la zona è costantemente tenuta sotto controllo, però la paura tra gli abitanti è rimasta perché ogni qualvolta piove, rigagnoli di acqua sgorgano nelle campagne circostanti. Il timore che possa verificarsi qualche smottamento è tornato per un appezzamento, subito a valle del borgo di Maurina, che è stato convertito da bosco in uso agricolo. E’ un lotto della superficie di 1.486 mq, con una pendenza media del 30% ma che raggiunge, in certi punti, anche il 40%. 
 
Il pendio è stato disboscato dai cespugli, dalle robinie e altre piante cresciute negli anni. Fin qui nessun timore, se non fosse perché il terreno è tutto argilloso ed è stato movimentato con una pala meccanica per formare dei gradoni sui quali, a primavera, sarà piantato un meleto. Il primo ad allarmarsi è l’ex comandante dei vigili del Fuoco di Mezzolombardo, Guido Dalrì, che ha una casetta proprio sul confine del terreno interessato dai lavori. «Non vorrei mai che qui franasse tutto, compresa la mia baita, perché questa valle è un colabrodo; è fatta tutta di argilla e basta un niente per farla cedere».
 
Il progetto per il cosiddetto «cambio coltura» è stato autorizzato dal Servizio forestale della Provincia, che ha concesso, come richiesto dal proprietario del terreno, l’espianto del bosco e la costruzione di un impianto a terrazze per la frutticoltura. La zona, pur essendo censita con vincolo idrogeologico, non rientra, però, nella zona rossa del Pup a rischio geologico e, pertanto, per la destinazione ad uso agricolo non serve la perizia geologica.
 
Il sindaco di Spormaggiore, Mirco Pomarolli, è a conoscenza dei lavori poiché sono stati autorizzati da un ente provinciale, però non ha idea delle eventuali prescrizioni per la messa in sicurezza del terreno.
L’ufficio tecnico del Comune di Spormaggiore ha richiesto una verifica per rassicurarsi che non vi sia alcun pericolo di cedimento dei gradoni e anche gli agenti della Stazione forestale di Andalo hanno eseguito un sopralluogo per verificare se le prescrizioni allegate all’autorizzazione siano state rispettate. 
Dalle verifiche eseguite sul posto, risulta tutto in regola, con i tubi sotterrati per il drenaggio e la canalizzazione delle acque e il mantenimento nel terreno delle radici per evitare il cedimento dei gradoni.
 
Tuttavia, vedere come i picchetti si sono inclinati nel fango può giustificare le preoccupazioni di Guido Dalrì. I lavori di movimentazione del terreno hanno interessato anche il dosso sul quale si erge la chiesetta dedicata alla Madonna di Lourdes, ma i tecnici rassicurano che non c’è alcun pericolo. «Dagli uffici della Provincia siamo stati informati che si tratta di una normale trasformazione di un terreno sottoposto a vincolo idrogeologico ed è previsto dalle normative vigenti che le zone boscate, con la sola autorizzazione della Forestale, possono essere convertite in colture».
 
Ma chi lavora nelle campagne di Maurina sa che quella località al catasto «Le Prede», è conosciuta col nome «Le Pozze», proprio per i frequenti ristagni d’acqua causati dall’argilla e dalla falda acquifera che costeggia il torrente Sporeggio.

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