In Piana Rotaliana siglata alleanza dei giovani viticoltori per il Teroldego

L’unione fa la forza, è un antico detto. A prenderlo però alla lettera non sono mai gli anziani ma i giovani. E così in Piana Rotaliana da alcuni mesi un gruppo di giovani viticoltori si incontra per confrontarsi, per creare rete e sinergie, per esportare con forza un vino, il Teroldego che sempre più è conosciuto e stimato nel mercato nazionale ed internazionale.
Se ogni cantina ragiona nel suo piccolo orticello, o meglio campo verrebbe da dire, si rischia di non essere in grado di competere a livello globale. Il marketing e il racconto sono sempre più centrali: nessuna cantina della Toscana, solo per fare un esempio, si porrebbe il problema se il narrare bene il proprio territorio avvantaggi o meno una concorrente. Nei giorni scorsi c’è stato un nuovo incontro fra i giovani produttori.
«La volontà dei giovani Produttori della Rotaliana di incontrarsi e fare gruppo si è nuovamente concretizzata presso la Cantina Endrizzi. Ripercorrendo la breve storia del “Teroldego new generation” vediamo un gruppo di amici, più o meno stretti, che tramite le loro conoscenze più o meno dirette degli altri produttori locali creano una rete collaborativa.
Scevri da qualsiasi retaggio culturale, la volontà di essere colleghi e non concorrenti, ambasciatori del medesimo prodotto, si concretizza in un trait d’union ben preciso: il territorio».
Con queste parole si apre il primo comunicato stampa ufficiale.
Territorio - il Terroir alla francese - il prodotto e la collaborazione sono quindi il filo conduttore.
«In questo momento - si legge sempre nella nota -  traspare un gruppo di amici, più o meno sulla stessa linea d’età - anagrafica ma prima ancora intellettuale - che ambisce al confronto; confronto che vuole accrescere la conoscenza del prodotto in cui tutte le persone sedute al tavolo credono fermamente: il Teroldego Rotaliano».
E per farlo i ragazzi hanno voluto fare una degustazione al buio di undici prodotti diversi, di diversi produttori. Frutto dell’interpretazione di ogni azienda.
«Il risultato finale si presta a soddisfare palati variegati, dall’eno-appassionato al degustatore esperto».
Il confronto fra un calice ed un altro è stato serrato.
«Un po’ di tutto si è discusso al tavolo. Dall’idea di zonizzazione, difficilmente perseguibile dalle aziende con un’offerta più ampia ma realizzabile dai piccoli vignaioli, alla volontà di identificarsi in un disciplinare maggiormente restrittivo di quello ufficializzato nel 1971, quest’ultimo rispecchiante maggiormente una “logica cooperativa” - non del tutto condivisa - che non quella dei giovani vignaioli. Prima ancora di stilare qualsiasi forma regolatoria però, si rende necessario comprendere appieno quale strada perseguire sul piano tecnico-agronomico, anche se la riduzione delle rese per ettaro e un’oculata gestione della vinificazione sono un leit motiv».
I giovani produttori pongono nella promozione particolare attenzione.
«A tal fine è stata ventilata l’idea di organizzare degustazioni aperte al pubblico, in località e data da definire, con la presenza dell’intero gruppo».
Il prossimo appuntamento è programmato per il 20 febbraio.

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