Addio a Laura Calovi «Lalli, eri speciale»

Mezzocorona, una folla al funerale della professoressa. Il dolore di tanti studenti e colleghi

di Gigi Zoppello

«Continuerai ad essere con noi, a sfrecciare sul tuo Maggiolone decappotabile, a parcheggiare ostinatamente fuori dagli stalli, con il tuo coraggio, i tuoi capelli sparati in aria, la tua grinta e la tua fantasia».

Così il ricordo dei colleghi insegnanti (ma anche di alcuni studenti) ha salutato ieri nella chiesa parrocchiale l’ultimo viaggio terreno di Laura Calovi , per tutti «Lalli», stroncata da un tumore.

La chiesa era stracolma di gente e la mesta fila per salutare i familiari (in primis il marito Pier Dalrì ed il figlio) si è snodata lunghissima.

Erano presenti moltissimi colleghi dell’insegnante (docente di storia dell’arte al Liceo Da Vinci di Trento), tanti studenti, qualche autorità provinciale e locale con il sindaco Hauser in testa.

Poi don Agostino Valentini ha dato il via al rito cristiano davanti alla bara di legno chiaro, coperta da un grande cuscino di rose rosse. Le letture delle esequie hanno portato le parole terribili della Bibbia con il Libro delle Lamentazioni («È scomparsa la mia speranza, la mia anima si accascia dentro il mio corpo») e poi il Vangelo, con le parole del Signore che dice ai discepoli di essere pronti nella notte buia, con le vesti allacciate e le lanterne accese, perché non si sa mai quando viene l’ora.

Il parroco ha portato parole di speranza cristiana, dicendo che anche nella prova del dolore e della malattia cresce la fede.

Strazianti i messaggi di chi l’ha conosciuta: «Ciao Lalli, grazie della tua eleganza, un carisma per i nostri occhi; grazie per aver trasmesso ai ragazzi in modo tanto appassionato il tuo sapere, grazie per i tuoi brindisi fatti rigorosamente guardandosi negli occhi, grazie perché hai portato nelle nostre vite una ventata di colori e di gioia» ha letto un collega.

«Sapevi essere spiazzante, sempre, indimenticabili le tue lezioni di stile, come il tuo ostinato parcheggio fuori dagli stalli. I tuoi colleghi, per il compleanno, ti fecero trovare il Maggiolone accerchiato di strisce di carta bianca, che tu hai messo in macchina per recuperarle».

Toccanti anche le parole del marito Pier: «Ho sceso dandoti il braccio un milione di scalini, oggi ogni scalino mi sembra un’eternità: ciao, avrai paesaggi bellissimi da dipingere, lassù».

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