Riciclo dei pannolini, business bloccato a Lavis

di Mariano Marinolli

Il progetto per la realizzazione di un impianto di riciclaggio di pannolini e assorbenti è in stand by per colpa della burocrazia. Provincia e Comune di Lavis ci terrebbero a far partire fin da subito la costruzione di quest’impianto, tant’è che è già stato individuata nel capannone dismesso dalla Porfidi Trentini, in zona industriale a Lavis, la destinazione della piattaforma di riciclaggio e sono già stati effettuati i sopralluoghi sia da parte dei tecnici provinciali, sia da quelli della Fater spa, la nota azienda di Pescara che ha già costruito (il primo in Italia), lo stesso impianto in provincia di Treviso.
 
La Fater stava per avviare i lavori a Lavis, quando una doccia gelida ha fermato, dopo appena un anno di attività, l’impianto già attivo nel Trevigiano: la Regione Veneto, infatti, ha fatto sospendere l’attività poiché, per la normativa nazionale, gli elementi derivanti dal riciclaggio del rifiuto tessile sanitario sono considerati ancora rifiuti e non materie prime.
 
Ci spieghiamo meglio: il funzionamento dell’impianto è molto semplice. I rifiuti tessili sanitari dal sistema di stoccaggio vengono trasferiti, attraverso un sistema di nastri trasportatori, nel cuore tecnologico del processo costituito da un autoclave. Una volta alloggiati all’interno dell’autoclave, attraverso la forza del vapore a pressione e senza combustione, i rifiuti vengono aperti, sterilizzati e asciugati; Completato il ciclo in autoclave, i prodotti passano alla fase di separazione: vengono dapprima triturati, quindi le loro componenti riciclabili separate meccanicamente attraverso un sistema meccanico. Le acque di processo vengono raccolte in apposita cisterna per poi essere opportunamente trattate e la frazione organico-cellulosica conserva caratteristiche di qualità anche dopo il processo, tanto da poter essere utilizzata per applicazioni ad alto valore come, ad esempio, assorbenti per animali domestici, carte di elevata qualità, prodotti tessili (viscosa e rayon), o materiali refrattari. Il problema sta proprio qui: plastica e cellulosa ricavate dal processo di riciclaggio, per la legge restano sempre rifiuti e non possono essere venduti.
 
Al centro raccolta rifiuti tessili sanitari di Lavis verrebbero conferiti tutti gli assorbenti del Trentino per togliere una buona quantità di volume dal rifiuto indifferenziato; in media, ogni abitante della nostra provincia produce 89,1 Kg/anno di rifiuto indifferenziato, di cui 22,7 Kg/anno è la frazione di rifiuto tessile sanitario, pari al 25,47% (dati pubblicati nel quarto aggiornamento del Piano provinciale sulla gestione dei rifiuti), per un totale di 13.957 quintali, pari al 25,5% della frazione indifferenziabile.
 
Il progetto Fater ha dimostrato, a volumi crescenti, la possibilità del riciclo dei prodotti igienico-assorbenti per la persona; a Lavis la piattaforma di riciclaggio avrebbe una capacità di 6.000 tonnellate annue (per poter servire fino a 600.000 residenti), con un organico di una dozzina di lavoratori, ma prima di avviare la costruzione dovrà essere modificata la normativa vigente nella quale sia riconosciuto come materia prima il derivato dal riciclo degli assorbenti. Sono già avvenuti vari incontri tra Fater e Ministero dell’ambiente, però una soluzione per uscire dall’inghippo legislativo non è così vicina.

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