L'enologo dei Sorni che punta sulla birra

Rudy Zeni lancia il suo «Nero Brigante», una scommessa di malto e luppolo in mezzo ai vigneti pregiati

di Ugo Merlo

A Maso Nero dei Sorni, nel cuore di uno dei giardini vitati più belli del Trentino, è nato un micro birrificio di montagna, dall'intrigante nome «Nero Brigante». Lo ha realizzato Rudy Zeni , 35 anni enotecnico con laurea in economia, che ha sviluppato quasi per gioco (ma con passione) una nuova realtà imprenditoriale. 
Eppure, Zeni, lei è nato nel vino, la sua famiglia ha una lunga tradizione enologica vecchia di 134 anni. Papà Roberto e lo zio Andrea sono dei vignaioli, che hanno ereditato l'azienda di famiglia e la stanno portando avanti con successo. Lei segue le orme paterne ed è un vignaiolo, ma ora ha scelto la birra: come mai?
«La passione è nata da una curiosità, volevo veder fermentare uno zucchero diverso da quello dell'uva. Già nel corso degli studi all'Istituto di San Michele qualche chiacchierata sull'attività brassicola si faceva. Ho fatto qualche prova, come dicono i mastri birrai di home brewing , che vuol dire farsi la birra in casa. Nel 2010 ho acquistato un piccolo impiantino da 50 litri, che mi ha permesso di studiare qualche piccola ricetta. Da lì è iniziata la mia divagazione verso la birra. Sia chiaro il vino è il mio punto di partenza e resta la mia occupazione, la birra rappresenta una variante, ma fatta con serietà».
Che cosa vuol dire? Non solo hobby?
«Ho cercato di approfondire gli ingredienti: acqua, luppolo e malto. Qui abbiamo un'acqua molto buona. Ho fatto qualche viaggio in Germania, qualche corso. Ho studiato a fondo lo sviluppo e la gestione della birra nelle fasi di fermentazione, maturazione e imbottigliamento. Questi sono aspetti legati all'eredità enologica di casa Zeni. L'approccio più semplice sarebbe quello di fare la birra e basta. Ma a me interessano tutti i passaggi. La birra è un prodotto molto delicato, dove non si utilizzano la filtrazione, la pastorizzazione, la solforosa, come avviene nel vino. La birra è un prodotto vivo, con un alto contenuto di vitamine, è un buon alimento liquido. Queste birre hanno due fermentazioni, la prima nella preparazione, poi c'è la rifermentazione in bottiglia, come nello spumante Trento Doc».
Poi ha deciso: un investimento di circa 150 mila. Cosa hanno detto papà Roberto e zio Andrea? «Hanno preso questa mia idea con molta curiosità. Anche loro apprezzano una buona birra».
Da dove arriva il nome Nero Brigante?
«Produco la birra a Maso Nero, in mezzo alle viti, molti vini di casa Zeni - dallo spumante agli Schwarzhof - si rifanno a questo Maso. Io ho voluto legare il nome del micro birrificio alla storia del 1900, che mi raccontava il precedente proprietario del Maso. Qui viveva un brigante, un uomo burbero, ma buono, schivo amante dei boschi e della caccia, che toglieva ai ricchi, ma aiutava i poveri. Da qui ho scelto il nome del Nero Brigante dei Sorni, ma con l'idea della festa, della compagnia».
Parliamo di luppolo e orzo. Tutto a chilometro zero?
«Qui in mezzo ai vigneti di montagna inizierò a coltivare il luppolo. Anche con i malti abbiamo un progetto di coltivazione in proprio. Da vignaiolo ambisco a produrmi la materia prima e tutto con metodi naturali».
I nomi delle birre sono fantasiosi. Da dove vengono?
«Sono legati alle leggende del Brigante. Tre quelle che produco ora: una pils chiamata "La 18" dal nome di un ragazzo povero accolto da Nero Brignate; la "Fra diavolo", che era il soprannome del prete della zona, e "Zio Ulrik", lo zio tedesco».
Quanta ne produrrà?
«Cercheremo di andare sulle 40 mila bottiglie all'anno, tra quelle da 750 e quelle da 33 centilitri».
E con quali prospettive di mercato e di distribuzione?
«Realizzeremo qui un punto vendita, anche per valorizzare il territorio e poi sarà commercializzata dagli stessi distributori dei vini Zeni, nei ristoranti ed enoteche del Trentino a Roma, Milano e Padova».

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