"Spiaggia" sull'Avisio, alberi tagliati

di Gigi Zoppello

La notizia si è diffusa in un lampo via Facebook: «Hanno fatto piazza pulita, hanno tagliato tutto alla spiaggetta». E la fotografia di Carlo Mattedi è eloquente: poco a monte del paese, nella stretta della Val di Cembra, le rive dell’Avisio sono state tosate a zero. Una strage di alberi che ha acceso la discussione, soprattutto nella pagina «Visioni lavisane».
Moltissimi gli ambientalisti che hanno commentato la «strage»: ben sapendo che si tratta di un’opera necessaria alla sicurezza in caso di piene, ci si chiede però il motivo di tanta brutalità. Come fa Valerio Moser: «E per una “messa in sicurezza” durante le piene si va a distruggere un intero luogo? Un intero paesaggio? (...) Se invece che spendere soldoni per fare le passeggiate sotto ai ponti, avressero messo in sicurezza per bene la parte interna dell’Avisio forse sarebbe stato un pochettino meglio, no?»
Il fatto è che quella zona era frequentata in estate da moltissimi giovani: c’era chi col tempo ci aveva costruito casette sugli alberi, focolai per le grigliate, persino un giardino di pietre e piante. Insomma era la vera «Lavis Beach» nella zona del Zambel verso la Serra di San Giorgio.
[[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"231946","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","style":"float: right;","width":"180"}}]]Qualcuno obietta che è pertinenza del Comune di Giovo. Ma in realtà le amministrazioni comunali non c’entrano: tutta opera dei Bacini Montani della Provincia.
Come ci spiega il dottor Andrea Darra, direttore della zona, «Il problema del taglio vegetazione negli alvei è effettivamente un tema che si presta ad opinioni contrastanti: da una parte  la necessità di garantire sezioni di deflusso adeguate, comprensive altresì delle necessarie casse di espansione, per difendere gli insediamenti a valle; dall’altra la componente arborea ed arbustiva costituisce un elemento paesaggistico ed ecologico di sicura valenza».
Per Darra «resta ferma la priorità insita nel mantenere il buon regime idraulico del corso d’acqua. Per quanto riguarda l’Avisio, la vegetazione arborea - spiega il dirigente dei Bacini Montani - ha colonizzato l’intero alveo, favorita in questo dalla banalizzazione delle portate dovuta alle derivazioni idroelettriche: il contenimento delle piene ordinarie da parte degli invasi artificiali impedisce quella selezione naturale sulla vegetazione in alveo, consentendo a questa di raggiungere dimensioni tali da condizionare la sicurezza idraulica nel caso di piene straordinarie».
In merito alla situazione dell’Avisio «è indubbio - dice Darra - che la rimozione della vegetazione arborea pur avendo una giustificazione in termini di sicurezza idraulica, provoca nell’immediato un condivisibile impatto connesso ad altri aspetti. Si evidenzia per contro che molteplici sono state le richieste di intervento anche da parte del Comune di Lavis, soprattutto a seguito di eventi calamitosi che hanno interessato altre regioni d’Italia. Gli stessi pescatori avevano lamentato sulla rivista “Il Pescatore Trentino” l’eccessiva colonizzazione dell’Avisio da parte della vegetazione arborea»
Poi l’annuncio: «La ditta che sta operando lavora sulla base di una concessione che stabilisce criteri per ridurre quanto possibile l’effetto negativo nell’immediato, quali il rilascio di soggetti cespugliosi di salice, ma deve comunque intervenire sul cosiddetto “alveo vivo”».

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