Centrale a biomassa di Cembra, critiche al silenzio del sindaco Nardin

di Roberta Boccardi

Un silenzio che sta diventando assordante. È quello dell'amministrazione comunale, guidata dalla sindaca Antonietta Nardin , che sulla centrale a biomassa realizzata in località Pilai, nella zona della Campagna Rasa di Cembra, non fornisce i chiarimenti necessari per rispondere all'interrogazione presentata alla Comunità di valle il 19 novembre scorso dal sindaco di Valda, Paolo Fedrizzi , e dal rappresentante di Lona Lases, Umberto Dalmonego.

Alle preoccupazioni dei cittadini, a centrale già in attività, la sindaca aveva risposto con un incontro informativo assicurando che «anche a regime l'emissione sarà inferiore all'equivalente di una stufa di casa e che verrà bruciato solo cippato certificato». Aveva anche aggiunto che «chiamarla centrale era un po' enfatizzante, trattandosi di un impianto termico con produzione di energia elettrica, che non è pensato per altri usi».

Ma non tutte le questioni che attengono alla realizzazione e gestione dell'impianto, al suo impiego e all'impatto ambientale e sulla salute, ma anche finanziario dell'opera, sono state sufficientemente chiarite secondo i due consiglieri. Attualmente quello che doveva essere un impianto di teleriscaldamento, che ha beneficiato di finanziamenti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, contribuisce al riscaldamento di due edifici del paese, l'istituto comprensivo, e l'ex scuola elementare (sede di associazioni, ambulatori e guardie forestali), quest'ultima non rientrante certo nei parametri del risparmio energetico. Difatti si afferma nell'interrogazione: «Durante i mesi da aprile a ottobre il riscaldamento negli edifici pubblici non è necessario. Si chiede di sapere in che maniera verrà recuperata l'energia termica per garantire la percentuale minima di utilizzo del 70% prevista dalla Provincia».

Ma dubbi ci sono anche sull'assegnazione dei lavori. «Poiché i costi ambientali sono comunque innegabili - continuano Fedrizzi e Dalmonego - si chiede di conoscere costi e benefici economici derivanti dall'opera distinguendo fra costi di realizzazione, gestione, manutenzione, ricavi e distinzione fra i costi sostenuti dalla Ditta e costi pubblici a carico di Comune, Provincia e altri Enti, accordi eventuali in atto con la Ditta esecutrice per l'eventuale riparto dei ricavi, tempi di ammortamento; si chiede di conoscere quali garanzie tecniche abbia presentato la Ditta aggiudicataria rispetto ad altre Ditte in sede di gara». Garanzie si chiedono anche sulla provenienza (entro 70 Km) e certificazione del cippato.

Infine, in merito alla sottoscrizione del Patto dei Sindaci si chiede «se siano rispettati gli impegni assunti in relazione ai Comuni limitrofi eventualmente interessati dalle emissioni», mentre si avanzano dubbi sul fatto che tale opera «non abbia trovato apposita previsione nel Piano territoriale di Comunità, o quantomeno un assenso da parte della Cdv e della Conferenza dei sindaci».

Dal canto suo il presidente della Cdv Aurelio Michelon allarga le braccia: la competenza della Comunità era limitata al parere della commissione di pianificazione (la vecchia commissione ambientale), di conseguenza per rispondere all'interrogazione sono stati attivati gli uffici provinciali coinvolti che hanno risposto, mentre per quanto riguarda il Comune di Cembra tutto tace. «Ieri ho inviato le risposte ufficiali della Provincia ai due consiglieri - conclude Michelon - e nella mia lettera ho fatto presente che il Comune di Cembra non ha risposto. Un atteggiamento per lo meno scorretto».

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