Inquinamento / Il caso

Pinzolo, letame sulla pista ciclabile e nel Sarca al ponte di San Niccolò, e non è la prima volta

Carabinieri e Forestali in azione, per stabilirne la provenienza, ma in piena stagione turistica lo spettacolo (e l’odore) non erano il top

di Giuliano Beltrami

RENDENA. "Chiare fresche e dolci acque ove pose le membra colei che sol a me par donna"... Fermi. Qui non c'è donna né uomo che possa permettersi di porre le membra in queste acque. Povera Sarca. Violata per l'ennesima volta.

Siamo in alta Rendena, sotto il ponte di San Niccolò: da una parte dell'argine c'è il territorio di Carisolo, dall'altra il limitrofo di Pinzolo. Ieri mattina un gran movimento di pompieri, forestali, dipendenti comunali. E la gente ha capito che era successo qualcosa, se non di grave, certo di insolito. Ma molti di coloro che abitano in zona lo avevano capito prima. Perché il naso non mente.

L'incidente è accaduto di buon mattino, ad inaugurare una settimana che non può che migliorare. La battuta si sprecava: «Sono i giorni della merla? Non proprio! In fondo basta cambiare una lettera e si capisce. Dalla concimaia di un allevatore è uscita una montagna (diciamo una montagnola, per non drammatizzare) di m..., di letame, che ha invaso la pista ciclabile, e poi se n'è scesa verso il fiume, intorbidandolo, per non dire di peggio.

Le condizioni della Sarca, in quel punto, fanno gridare allo scandalo. Ora si tratta di capire se sia tutta merce finita in libera uscita ieri, o se sia il frutto di altri scarichi provenienti da nord, ossia da Sant'Antonio di Mavignola e da Madonna di Campiglio. Di sicuro la rappresentazione, così come si vede, è inaccettabile. Tanto più in un luogo ad alta valenza turistica. Vuoi che qualcuno, ieri, non si lasciasse andare ad un'altra battuta? "Respira, sei in Trentino! Meglio non respirare troppo!».

Cinismo a parte, perché ci siamo posti la domanda sull'origine del quadretto indecoroso che si palesa al ponte di San Niccolò? Perché non è infrequente la fuga di materiale organico (deiezioni di bovini, ma non solo) verso la Sarca di Madonna (come si diceva un tempo, quando non serviva attaccarci Campiglio). Come non ricordare l'allevamento di Sant'Antonio di Mavignola, finito più volte nei documenti ufficiali del Consiglio provinciale grazie alle interrogazioni di Filippo Degasperi?

Nel tentativo di metterci rimedio, il Comune ha realizzato uno sbarramento, ma la situazione è rimasta grave. E come non ricordare le immagini (prese in pieno mese di agosto, periodo del tutto esaurito) degli scarichi che finivano direttamente nella Sarca a Madonna di Campiglio, nonostante ci sia un depuratore, nonostante le acque nere siano separate dalle acque bianche?

Insomma, l'episodio di ieri mattina è l'ennesimo campanello d'allarme che suona in un'area ad alta intensità turistica, che cerca spasmodicamente di porgere il lato pulito e profumato del volto, ma poi non riesce a controllare le conseguenze dei comportamenti dei propri censiti. L'episodio ripropone il problema della convivenza fra gli allevamenti e lo sviluppo turistico. Come uscirne?

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