Società / La storia

Dolore per Kelly, il ragazzo nigeriano di 28 anni di Roncone ucciso dalla leucemia: ha voluto essere sepolto qui

Arrivato nel 2015 con un gruppo di profughi, fu «accolto» dalle raccolte firme della Lega Nord e dall’incendio del portone della «casa dei sordomuti» che li ospitava. Poi anni di lavoro e integrazione

di Giuliano Beltrami

RONCONE. E’ terminato alle 15,30 nella chiesa parrocchiale di Roncone il funerale di Kelly, morto a soli 28 anni per una malattia. Arrivato in Italia come richiedente asilo, nella comunità di Roncone ha trovato una seconda famiglia e un lavoro. Chi lo ha conosciuto ne ricorda «il carattere tosto e insofferente verso le ingiustizie». Kelly – giunto qui nel 2015 – si era trovato bene in paese, tanto da chiedere di essere ospitato nella dimora definitiva.

Una bella storia con un finale triste, quella di Kelly, stroncato a ventotto anni dalla leucemia. A piangerlo ci sono i familiari, mamma Grace, la sorella Faith ed il fratello Femi Thomson, assieme a molti altri che hanno il lutto nel cuore per la morte di questo ragazzo che si era integrato nella comunità. Anzitutto c'è la tristezza di Ilaria Pedrini, dell'associazione More, la quale ha seguito i primi passi di Kelly e degli altri nigeriani nel paesone dell'alto Chiese.

Poi c'è la famiglia di Bernardo Amistadi, che ha accolto e trattato Kelly come un figlio. Infine ci sono i suoi amici con cui ha condiviso la scelta (non certo indolore) di partire dalla Nigeria per cercare il pane quotidiano affrontando le insidie di una terra sconosciuta e di persone non sempre ospitali.

Non si può dimenticare la calda estate del 2015, quando giunse la notizia che una dozzina di richiedenti asilo sarebbero stati ospitati presso Casa don Santo Amistadi, conosciuta come la casa dei sordomuti. Si scatenò l'inferno: prima (fine giugno) un'assemblea infuocata, poi la raccolta di firme contro quelli che venivano definiti "clandestini".

A guidare la protesta la destra dell'allora consigliere comunale Celeste Bazzoli e la Lega del responsabile giudicariese Diego Binelli e del consigliere provinciale Maurizio Fugatti, con il supporto di Matteo Salvini.I ragazzi arrivarono e la protesta pian piano sbollì. Se si esclude l'episodio inquietante dell'incendio del portone di casa dei sordomuti, che ad un certo punto venne smantellata dalla giunta provinciale. Così i suoi ospiti si dispersero, ma rimasero quasi tutti in terra giudicariese con un lavoro.

Fra quei ragazzi c'era Kelly, che fu "adottato" (se si può dire così con una piccola forzatura) dalla famiglia di Bernardo Amistadi, l'idraulico e animatore sportivo che lo misurò e lo apprezzò. E Kelly è rimasto con Bernardo fino a quando è stato assunto da un altro ronconese, sia pure d'adozione: Oreste Bottaro, titolare della Innova, grossa azienda con sede a Storo.

Lavorando a Storo, Kelly vi si è trasferito, nel quartiere Spenìgol. Ilaria Pedrini lo ricorda come «un carattere tosto, insofferente verso le ingiustizie, bravo sul lavoro».

Purtroppo l'anno scorso si è manifestata la malattia. Ed è tornata in prima linea nuovamente la famiglia di Bernardo, con la figlia Angela che lavora all'ospedale Santa Chiara e ha seguito passo passo quel ragazzo sfortunato. Insieme a loro, il dottor Mussi di Roncone, la dottoressa Treverso e le infermiere delle cure palliative. Tutti vengono ringraziati nel necrologio. Come detto, quella di Kelly è una storia di integrazione. Finita troppo presto.

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