Ambiente / Il futuro

La svolta del Parco Adamello Brenta: via le auto private dalle valli, soltanto mobilità alternativa e sostenibile

Una svolta epocale con Walter Ferrazza: Tovel, Vallesinella, accesso a malga Zeledria, Patascoss, Val Genova, Molveno, Val Algone, Val Daone senza più tubi di scarico

di Giuliano Beltrami

RENDENA. Allora, si riparte? C'è un'estate davanti. «Ci crediamo molto - risponde il presidente del Parco Adamello Brenta Walter Ferrazza -, e siamo pronti».

Da dove iniziamo?

«Dalla nuova mobilità. Abbiamo lavorato duro dal 4 febbraio, giorno dell'insediamento, per coinvolgere le valli più gettonate», ed elenca Tovel, Vallesinella, accesso a malga Zeledria, Patascoss, Val Genova, Molveno, Val Algone, Val Daone...

Per dire?

«Che chiunque desideri entrare in una valle può lasciare l'auto in garage e attraverso la mobilità del Parco arrivare all'attacco dei principali sentieri. Si parte dal fondovalle e si sale. Una scelta nella direzione della sostenibilità».

Come prendere il bus della Trentino Trasporti...

«Si può prenotare online, anche se non è obbligatorio. Se la sera prima decidi di andare in rifugio, puoi prenotare il bus, oppure puoi prenderlo lungo il percorso».

Superando il problema dei parcheggi.

«Non è questo il problema. È più impattante la questione traffico. Chi va in montagna in bici, a piedi o con il passeggino non può essere vittima dei tubi di scappamento».

Sostenibilità, uno slogan?

«Nossignore. Abbiamo anche il progetto "Plastic free”, che coinvolge i rifugi e le altre attività commerciali interne all'area protetta».

Il Parco sta sensibilizzando i rifugisti?

«Stiamo cercando di condividere il progetto con i rifugisti per eliminare la plastica monouso in favore di bottiglie di vetro e di plastiche riciclabili o completamente riciclate. Al rifugio Alimonta c'è un progetto pilota per l'utilizzo dell'acqua del ghiacciaio, con conseguente eliminazione di tutti i contenitori».

Impatto zero, dunque.

«A proposito - ricorda - anche il cinema lo facciamo a impatto zero: rassegne di film al limite del bosco con cuffie e cinema che funziona a energia solare».

Ripartire significa tornare nel cuore del Parco...

«130 escursioni - risponde subito Ferrazza - secondo le esigenze dei visitatori: famiglie desiderose di giri comodi, o escursionisti che desiderano attraversare il Pian di neve».

Sempre guidate?

«Sempre. Con operatori interni o (nel caso di uscite impegnative) con guide alpine».

Per arrivare in montagna ci vogliono i sentieri...

«Bella osservazione. Abbiamo fatto un lavoro enorme. La condizione trovata, a causa della consistente coltre nevosa, ha reso difficile la percorrenza di tutti o quasi i sentieri. Ufficio tecnico e squadre sul territorio stanno dando più del massimo. La stagione inizierà prima del previsto».

Anche perché la gente pare ansiosa di uscire.

«Appunto. Abbiamo già notato qualche weekend clamorosamente pieno. Posso dire che sono orgoglioso per la qualità del lavoro svolto? Ricevo telefonate degli amministratori locali contenti».

Tanto lavoro. E le risorse? Partiamo da quelle umane. Il presidente snocciola l'elenco delle selezioni fatte. Alla fine della fiera: aumento dei parcheggiatori da 60 a 90; 4 assunzioni (2 delle quali riservate a dipendenti) per educazione ambientale e ricerca.

«Bel risultato - ribadisce Ferrazza - considerato che siamo arrivati in febbraio. Abbiamo fatto le corse! Non dimentichiamo la riapertura delle Case Parco: Villa Santi (tornata nella disponibilità del Parco), il Centro di Valdaone (che passerà da Villa Debiasi a Pracul) e tutte le altre Case disseminate nell'area Parco».

Ma com'è vissuto il Parco fra la nostra gente? Senza voler scomodare l'antica dialettica, Parco museo o Parco motore…

«Abbiamo convenzioni con tutti i Comuni del Parco per manutenzioni: è significativo dell'accettazione, tema che mi sta a cuore. Qualche anno fa non era così. Non è il Parco delle chiusure, ma dell'impegno attivo. Certo, si deve lavorare ancora con la popolazione».

Binomio impegnativo, conservazione e promozione...

«Mi piacerebbe fare un bilancio sociale: per il Parco lavorano 120 persone. Il Parco è una realtà viva. Vogliamo essere partner delle comunità e delle Amministrazioni locali».

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