Ai giovani piace tornare al lavoro nei campi

di Giuliano Beltrami

Valentina ha la laurea in biologia e sta mettendo in piedi una coltivazione di mirtilli in alta Rendena; Christian ha la laurea magistrale in filosofia, produce frutta che trasforma in confetture. Entrambi hanno l'amore per la loro terra e hanno in testa un progetto: dedicarsi nella vita all'agricoltura. Forse sono casi, certamente anomali se uno guarda all'agricoltura con gli occhiali di qualche decennio fa, quando il contadino era quello "dalle scarpe grosse", anche se dotato di "cervello fino", mai uscito dal paese, dai suoi campi e dalla stalla. Casi, forse. Accanto a loro crescono Francesco, Oscar, Andrea, Erik, Claudio, Samuel e molti altri contadini usciti dall'Istituto di San Michele o addirittura autodidatti.

Tutti impegnati a tempo pieno a giocarsi la scommessa. Il panorama delle produzioni è il più vario. Si va dai piccoli frutti ai formaggi (di vacca o di capra), dalle farine alle piante officinali, dalla canapa al vino, dagli ortaggi alle mele, dalle patate al miele. E c'è pure chi trasforma in confetture e conserve. Quantificare il fenomeno è difficile, perché non ci sono luoghi di aggregazioni ed organizzazioni, ma c'è chi si arrangia in proprio, producendo e commercializzando con la sua azienda. Per capirci, nelle Giudicarie esistono due Cooperative capaci di accogliere qualche centinaio di produttori: Agri Novanta (cereali e piccoli frutti) nella valle del Chiese, Co.P.A.G. (patate e mele) nelle Giudicarie Esteriori. Dove si trova un'altra organizzazione: Deges (Diffusione Enogastronomica Giudicarie Esteriori), un'Associazione che si propone di mettere in rete produttori, ossia agricoltori e trasformatori.

Fenomeno con un futuro o tentativi più o meno azzardati di sbarcare il lunario? O peggio, giusto per fare coloro che cercano sempre il pelo nell'uovo, c'è anche chi apre l'azienda per incassare il premio di primo insediamento, un contributo di alcune decine di migliaia di euro da "Mamma Provincia"?
«Ci può essere anche questo - commenta Luca Bronzini , esperto nella redazione di piani forestali - ma io vedo tanti piccoli agricoltori con prodotti interessanti. E si stanno specializzando non solo nell'allevamento, ma anche in settori i più diversi, dagli ortaggi ai cereali, dalle sementi all'ospitalità».
«Per fortuna qualche giovane c'è - osserva Luca Armanini , direttore della Co.P.A.G., che però ha una visione meno ottimista di Bronzini - Temo che esistano giovani che non hanno piena consapevolezza delle difficoltà dell'agricoltura. Sembra tutto facile, allora si lanciano (dico così per dire) nella trasformazione per creare creme con le stelle alpine o la marmellata con altre leccornie. Partono con entusiasmo perché c'è il premio di primo insediamento, poi, quando cali le aziende nel mondo produttivo, faticano: hanno una sostenibilità economica discutibile. Però intendiamoci, alcune belle realtà, in particolare nel tessuto agricolo tradizionale, esistono». Riferimenti? «Alla zootecnia, per esempio, che in particolare nelle Giudicarie Esteriori è ancora dominante. Lì c'è un po' di ricambio generazionale. Ed è proprio il ringiovanimento a rappresentare un cruccio».

Se c'è un ottimista è Christian Malacarne , presidente di Deges. «I giovani sono più portati alle nuove produzioni di nicchia». E pensa agli infusi, ma anche alle farine o ai formaggi.
«Sono nicchie difficili in cui inserirsi: pensa ai formaggi. Produrli significa inserirsi in un mercato saturo in Trentino. Però è una sfida che stanno vincendo perché hanno una risposta molto positiva dal consumatore, che è disposto a spendere di più perché riconosce la qualità».
Attività tradizionale. Ecco Agri 90. Su 120 soci una ventina sono giovani. «Producono dal miele ai piccoli frutti, dai cereali alla canapa», conferma il presidente Vigilio Giovanelli , il quale ha uno slancio di fiducia: «In trent'anni di vita della Cooperativa abbiamo avuto tanti segnali positivi. Ma il ritorno alla terra da parte dei ragazzi è senz'altro il più significativo».


Tante piccole grandi storie: piccole perché a viverle sono giovani appena partiti con le loro esperienze; grandi perché per mettere in piedi un'azienda in campagna ci vuole coraggio. Non per niente negli anni '60 e '70, quando arrivavano le industrie anche nelle vallate trentine, i campi furono abbandonati in favore delle 8 ore in fabbrica, con weekend libero e ferie estive.

E' il coraggio di Erik Zucchelli , classe 1995, licenza media, che a Baitoni, dove si sente il profumo del lago d'Idro, ha messo in piedi la produzione di fragole in suolo. Andando contro corrente: oggi tira il "fuori suolo". Passione per l'agricoltura fin da ragazzino. "Sono partito l'anno scorso con l'impianto. Vediamo come va. L'ho fatto in terra per motivi economici: l'investimento per il fuori suolo è più impegnativo. Nella campagna di Baitoni fra l'altro non c'è la corrente. Lavoro da solo, con l'aiuto della mamma e della sorella quando serve. Non mi lamento".
Claudio Antoniolli , di Roncone, di anni ne ha 26 e in tasca ha un diploma di geometra. Ma subito dopo ha fatto il corso per il brevetto di imprenditore agricolo: 600 ore in due anni a San Michele. «Utile sì - sorride - ma io faccio apicoltura, di cui nessuno mi ha insegnato nulla. Mi sono dovuto arrangiare da solo parlando con gli apicoltori». Accanto alle api ha lamponi e more. «Se le stagioni fossero regolari - commenta - si potrebbe lavorare benissimo solo con l'apicoltura, però con queste stagioni matte, matte, matte... Bisogna fare altro».

Raccoglie miele da 150 arnie Claudio. «Per fortuna ha fatto bello sulla fioritura dell'acacia, perciò diciamo che ho guadagnato un 30% di stagione. Manca ancora tanto», conclude.
A Condino è nata "La Cugna". Che nel vernacolo locale è la culla. Luca Radoani , che ha fatto 27 anni a settembre, ha il diploma di carpentiere meccanico, ma nella vita ha deciso di dedicarsi a tutt'altro: ha scelto il mestiere antico dell'allevatore. Ha dato il nome di culla alla sua azienda agricola, perché nei pressi c'era un grande sasso a forma di culla. Condino, comune di Borgo Chiese, località Lavino. La stalla di Luca (che ha pure il caseificio, e nel tempo libero suona nella banda, sulle orme di papà Beppino) è l'unica di razza Rendena della valle del Chiese.

E in Rendena la biologa (per la precisione ramo di ecologia, che non esiste più) Valentina Beltrami , di Carisolo, ha abbandonato il lavoro dipendente per "riscoprire" l'agricoltura. "Per la verità sto partendo. Non ho un'azienda agricola in mezzo alla campagna con animali", si smarca: «Ho la casa da mont con il prato e i mirtilli. Non è un ambiente rurale, ma un ambiente naturale». Quando le chiedi se la vive come un'occupazione stabile non ha dubbi: «È stato un investimento. Fra l'altro mi permette di gestire i bambini".
A pochi chilometri di distanza, fra Giustino e Caderzone, Tommaso Mosca ha fatto la sua scelta di vita: rilevare l'azienda di papà Romeo (che collabora con lui) e piantare due ettari e mezzo di fragole fuori suolo. Ha vent'anni ed un incrollabile ottimismo Tommaso, che ha frequentato i quattro anni dell'Istituto agrario di San Michele. Quando gli chiedi se questa sarà l'attività della vita ti risponderà: «Forse fra cinquant'anni potrei pensare di cambiare. Fino ad allora non se ne parla».

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