La Razza Rendena diventerà a breve Presidio Slow Food

Ancora poche settimane e poi la Razza Rendena, la bovina autoctona della Val Rendena, diventerà Presidio Slow Food all’interno della Condotta delle Giudicarie. 
L’iniziativa, con tutti i passaggi per arrivarci e le possibili prospettive future, è stata illustrata martedì sera al convegno organizzato nell’ambito della settimana «Giovenche di Razza Rendena», il fortunato evento che ogni anno, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, celebra la mucca dal mantello scuro che porta il nome della Valle tra Adamello e Dolomiti di Brenta. 
Ad illustrare i dettagli del progetto Flavio Franceschetti (Fiduciario della Condotta delle Giudicarie), il socio della condotta Luciano Bugna, il vicepresidente di Slow Food Italia Lorenzo Berlendis e Manuel Cosi, allevatore di Giustino presidente dell’Associazione «Valore Razza Rendena» nata per far diventare Presidio Slow Food il formaggio (fresco, stagionato e di malga) e la carne di «Razza Rendena».
Per quanto riguarda invece il latte e lo yogurt derivati dalla «Rendena» si punta ad entrare nel Presidio nazionale del latte che sta venendo avanti per un’altra strada. Al momento, sono soci di «Valore Razza Rendena» le aziende agricole La Regina di Luca Collini (Mavignola), Paso Pan di Mauro Polla (Caderzone Terme) e la macelleria di Patrick Bazzoli (Roncone) che ha cominciato a produrre carn salada e un insaccato di «Razza Rendena».
Questo gruppo di soci fondatori – ha specificato Manuel Cosi – prepara il campo a tutti gli altri allevatori, nessuno è escluso. L’importante è che il progetto parta e vada». Numerose le domande e i contributi posti dal pubblico presente. Alcuni allevatori, tra i quali Fabio Maffei, hanno chiesto chiarimenti sulla possibilità d’ingresso nel progetto da parte delle aziende agricole che conferiscono alla Latte Trento e che quindi dovranno passare per la Cooperativa «madre». Rino Artini, che nella Razza Rendena, puntando per primo sulla produzione della carne di qualità, ci investe da tanto tempo, ha invitato i colleghi allevatori a fare altrettanto. «Io ci ho creduto – ha detto - e ho trovato momenti positivi. Tutta la Val Rendena dovrebbe essere a produzione biologica, ma la Provincia ci deve aiutare dando il giusto valore al biologico, quello vero, non quello sulle carte».
Presenti, all’incontro, anche il presidente del Comitato organizzatore di Giovenche di Razza Rendena Andrea Collini, giovane veterinario rappresentante di quel nutrito gruppo di ragazzi e ragazze che sta portando avanti l’evento, il sindaco di Pinzolo Michele Cereghini che ha ringraziato gli allevatori che credono nel territorio e il Comitato Giovenche che cresce con l’apporto dei giovani e il consigliere provinciale Mario Tonina.
Alla fine della serata Mauro Povinelli, allevatore di Carisolo e fino a poco tempo fa presidente del Consorzio di tutela della Spressa Dop delle Giudicarie, in qualità di componente del Comitato fondatore di Giovenche di Razza Rendena, l’unico ancora attivo all’interno della manifestazione (dieci anni fa con lui c’erano William Bonomi, Anita Binelli e Luciano Caola), ha consegnato, per celebrare l’anniversario, una targa all’allevatore più anziano della Val Rendena: Modesto Scarazzini, classe 1933 di Vigo Rendena, in rappresentanza di tutti gli allevatori che poi hanno ricevuto una targa ciascuno. «È una grande soddisfazione - ha commentato Povinelli - che dopo dieci anni la manifestazione continui. La Razza Rendena è l’ultima possibilità che ci è rimasta per valorizzare la nostra zootecnia. Ciò in cui difettiamo noi allevatori è di non riuscire a prendere le decisioni giuste insieme nei momenti in cui siamo chiamati a farlo».
Il presidio: è un progetto per valorizzare prodotti, razze e mestieri che rischiano l’estinzione. Il prodotto che diventa Presidio deve avere caratteristiche alimentari precise (non si utilizzano ogm nell’alimentazione ad esempio delle bovine) e comprovata attenzione al benessere animale. Un disciplinare determina le regole del Presidio e un apporto di finanziamenti è necessario per istituire il Presidio stesso e acquisire visibilità mondiale. Berlendis ha specificato che «la Fao ha definito i presidi Slow Food il più grande progetto di valorizzazione della biodiversità al mondo. La biodiversità è un diritto di tutti. Slow Food cerca di dare una mano a chi lavora nell’agro alimentare per stare insieme, valorizzando razze e prodotti tipici di un dato territorio. Il nostro obiettivo è puntare alla qualità del cibo dando valore e remunerazione al lavoro di chi lo produce. Il Presidio, ancora, è un meccanismo di certificazione partecipata e il marchio ne garantisce il valore».

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