Alloggi turistici: tassa su ogni letto Cinquanta euro dall'1 gennaio

Rendena, i proprietari di appartamenti in allarme: «È una patrimoniale»

di Giorgia Cardini

Imposta di soggiorno o «patrimoniale»? Se lo chiedono gli «appartamentisti» della Val Rendena, che dal 1° gennaio devono versare 50 euro a posto letto all’anno alla Provincia, che poi dovrebbe girarli all'Apt. 
 
La nuova quantificazione è stata stabilita dalla giunta provinciale il 29 dicembre scorso, in applicazione dell’art 16 ter della legge provinciale 8 del 2002 (introdotto con la legge 14 del 2016), accogliendo la richiesta avanzata dalla Comunità di Valle delle Giudicarie, che si è mossa a metà dicembre dopo aver sentito il Consiglio di amministrazione dell’Apt di Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena. L’articolo 16 ter prevede infatti il pagamento annuale di un importo tra i 20 e i 50 euro stabilito in misura forfettaria per ciascun posto letto. Ogni Apt ha la possibilità dunque di chiedere dove fermare l’asticella e in Rendena si è stabilito di porla al limite superiore.
 
Per gli alloggi privati a uso turistico, dunque, come informa una nota dell’Apt, «dal 1° gennaio 2017 è introdotta l’imposta provinciale che vedrà il pagamento annuale, da parte del gestore dell’alloggio, di un importo nella misura fissa di 50 euro per ciascun posto letto e per ciascun anno solare, da versare entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento tramite il bollettino freccia inviato da Trentino Riscossioni Spa». 
 
Un sistema ben diverso da quello applicato dal 2015 in poi, che prevedeva il pagamento da parte dell’ospite di un’imposta di soggiorno pari a 0,70 euro a pernottamento. Ma non è tanto la cifra di 50 euro a preoccupare chi rappresenta i proprietari e gestori di alloggi privati affittati ai turisti, quanto la natura della tassa. «L’aumento fino a 50 euro - spiega Diego Durini di Madonna di Campiglio, che siede nel Cda dell’azienda - era obbligato, vista la continua contrazione dei trasferimenti all’Apt. Ma non è questo il problema, quanto il fatto che ora l’imposta non grava più sul cliente, ma sul proprietario - gestore: di fatto, quindi, diventa un’imposta patrimoniale». 
Secondo Durini, così come è stato prospettato dalla Provincia, il sistema è semplice: «Chi si iscrive al Cat (Catalogo appartamenti turistici) deve pagare; ma il Cat è nato con funzioni puramente statistiche, mentre ora diventa un’altra cosa, un albo vero e proprio. E cambia il debitore. Allora, o si scrive nella norma che i proprietari possono farsi rimborsare dall’alloggiato e quindi è ancora una tassa di soggiorno, oppure questa diventa un’altra imposta sugli immobili, in aggiunta a quelle che già si pagano. In più, non è chiaro chi dovrà versare il dovuto, se l’appartamento è gestito da un’agenzia immobiliare». 
 
I conti dicono che questa imposta dovrebbe portare circa 200mila euro nelle casse dell’Apt. «Però bisogna vedere quanti resteranno iscritti al Cat - considera il consigliere -. Non vorrei che si tornasse al “nero”, vanificando l’obiettivo di questa riforma, che era quello di assicurare risorse alle Apt».
Durini spera che nel corso del 2017 le criticità possano essere superate: «Ho fatto presente in luglio all’assessore Michele Dallapiccola che questa modifica avrebbe comportato problemi. Se la stessa cosa fosse stata pensata sugli alberghi, sarebbe successo il finimondo». Ma per gli alberghi il sistema resterà quello vigente, anche se da maggio sono previsti aumenti: nelle strutture da 4 a 5 stelle i clienti verseranno 2 euro a notte; nei 3 stelle 1,50 euro; 1 euro negli altri alberghi, strutture ricettive dell’extralberghiero organizzate in forma imprenditoriale, campeggi, agriturismi e rifugi.

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