Crisi del latte, Ezio Valenti: «Remunerazione di 44 centesimi»

S'infiamma il dibattito fra allevatori. Il consigliere di amministrazione e referente del Chiese e Ledro replica alle accuse di Renzo Pizzini al consorzio Latte Trento

di Giuliano Beltrami

Dopo le accuse di Renzo Pizzini al consorzio Latte Trento, il consigliere di amministrazione e referente del Chiese e Ledro, Ezio Valenti, risponde a muso duro. «Il momento - esordisce - è difficilissimo e si ingoiano rospi amari. Il 5 marzo comunicavamo che il saldo ai soci presumibilmente si avvicinava ai 50 centesimi al litro; oggi che il bilancio è definitivo posso confermare che è molto vicino a questa cifra, che raggiungiamo per il quarto anno di fila. Lo sforzo costante di allevatori, consiglieri, presidente, direttore e dipendenti ha portato a questo risultato, dato da fatturati e non da contributi, come qualcuno ingiustamente afferma». 
 
Pizzini parla di 30 centesimi di acconto...«Forse è difficile da capire per chi non è del settore. Vanno aggiunti l’iva e il premio qualità del latte, che la nostra Cooperativa riconosce con altri 3,5 centesimi, arrivando così a 36,5 centesimi al litro complessivi. Nei primi tre mesi sono 39,5. Latte Trento inoltre, in base alla tipologia di latte consegnato dal socio, prevede una remunerazione di filiera di circa 3 centesimi. Vanno aggiunti 2 centesimi di autofinanziamento, prestito a tasso 0, che attualmente vengono decurtati, ma che passati i 5 anni, come da regolamento, vengono restituiti anno per anno».
 
Si toglie un sassolino Valenti. «Nel momento più difficile, quando si stava decidendo se fare o non fare il nuovo stabilimento, alcuni soci hanno deciso di abbandonare la Cooperativa. Dopo due anni, visto che la Cooperativa è così cattiva, hanno chiesto di rientrare». E sono stati accettati? «Qui entra in gioco il buonismo del Consiglio di Amministrazione che decide di riaccoglierli con una penale di 3 centesimi. Pertanto noi prevediamo che il bilancio 2016 porti una remunerazione superiore ai 44 centesimi per evitare di chiedere soldi indietro ai soci a fine anno. Mica semplice per chi deve fare scelte con il doppio ruolo di amministratore, di conferitore e titolare di azienda agricola. La decisione di calare l’acconto è stata difficile, ma come in famiglia, se si guadagnano 1.000 euro non se ne possono spendere 1.500. Pena fare la fine di Pinzolo-Fiavé».
 
E la questione quote introdotte da Latte Trento? «Sottolineo che c’è stata una grande attenzione per le aziende medio-piccole. Stiamo puntando tantissimo sulla qualità, più che sulla quantità. Possiamo risalire in poco tempo a quale socio ha conferito il latte, a che temperatura e con quale trasportatore. Perciò dico a tutti i soci di stare uniti e di non remare contro in questo momento di difficoltà. Noi non leghiamo nessuno alla Cooperativa, chi non accetta le regole può andarsene». Valenti si appella alle forze politiche, perché in questo momento di grave crisi si siedano attorno al tavolo e trovino una via di uscita: «Una stalla che chiude non riapre più».
 
E poi ai consumatori: «Comperate prodotto trentino. Siate orgogliosi della nostra terra».

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