Nemmeno i cannoni fermano i cinghiali

di Luigi Longhi

Neppure lo scoppio simile a colpi di cannone ha messo loro paura. Anzi, se ne sono fatti beffe e dopo aver capito che si trattava solo di scoppi dimostrativi hanno continuato a rovinare i pascoli. Sono i cinghiali che imperversano e danneggiano le colture della Valle del Chiese.

Ebbene, neppure l’installazione di cannoni a salve si è rivelata utile perché i cinghiali si sono presto assuefatti ai botti deterrenti. Lo conferma il responsabile dell’Ufficio agricoltura della Provincia di Tione, Maurizio Giovanelli: «Sì, il rumore provocato dal manufatto non ha sortito effetti. Lo confermano i tre ettari rovinati nei pressi di Malga Tonolo nel comune catastale di Lodrone». Il cotico erboso di prati e pascoli è andato distrutto con gravi danni per i pascoli della famiglia che da anni gestisce il bestiame per produrre il formaggio Bagoss. Il cinghiale, animale onnivoro, per sua natura usa il grugno molto resistente, per cercare radici, bacche e piante ribaltando la terra.

Il cannone anticinghiale usato è uno strumento che ad intervello di tempo prestabilito emette un rumore simile ad uno sparo tramite un meccanismo elettrico ma come detto il risultato è stato poco redditizio e i cinghiali hanno continuato a fare danni. Il tentativo «col botto» per fermarli va dunque in archivio ma il problema resta. «C’è un accordo tra Provincia e Associazione cacciatori - aggiunge Giovanelli - per intervenire in caso il numero degli ungulati superi la soglia prevista». La presenza di cinghiali nella Valle del Chiese è ormai di lunga data. Nella limitrofa realtà bresciana, dopo un’apparizione, non si hanno più notizie del loro girovagare.

Anche la Val di Ledro è stata colpita dalla loro presenza, mentre il numero di animali presenti in Trentino rimane sconosciuto. C’è chi parla di 200 esemplari in tutta la provincia ma gli stessi cacciatori sono prudenti perché essendo bestie molto prolifiche (7-8 esemplari all’anno per ogni femmina) ogni stima rischia di essere sballata.
Frattanto la Giunta provinciale ha allargato le zone dove i cinghiali sono presenti aggiungendo al Chiese,Vallagarina, Ledro, la Vigolana, Besenello anche l’Alta e Bassa Valsugana, fino a Borgo. In pratica mezzo territorio provinciale.

I danni sono ingenti e spesso non vengono denunciati se accadono nelle malghe perché in caso di risarcimento c’è l’obbligo di ripristinare il terreno, cosa che in alta montagna non è affatto semplice.

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