Val di Fiemme / Il progetto

Strada in discesa per il progetto di nuovo ospedale a Masi di Cavalese

L'attesa operazione è al vaglio del Nucleo per la valutazione degli investimenti: una modifica alla legge provinciale rimuove un ostacolo alla cordata intenzionata a scendere in campo

di Andrea Tomasi

CAVALESE. Strada in discesa per il progetto di nuovo ospedale a Masi di Cavalese. Cambia la norma provinciale e così viene tolto un importante ostacolo nel percorso burocratico della cordata di imprese che punta alla realizzazione ex novo di un polo sanitario.

Il progetto - depositato dall'Ati (Associazione temporanea di imprese) guidato dalla Mak Costruzioni di Lavis - prevede un ospedale da 110.000 metri cubi, di cui 30.000 interrati, su una superficie di circa 30.000 metri quadrati nell'area di Masi di Cavalese.

Parliamo di un'operazione da 120 milioni di euro, al vaglio del Navip (Nucleo per la valutazione degli investimenti pubblici proposti da privati). Si tratta dell'alternativa al progetto di ristrutturazione dell'ospedale esistente: un restauro sostenuto in primis dall'amministrazione comunale di Cavalese (spesa prevista 47 milioni di euro) del sindaco Sergio Finato.

Ma cosa è successo esattamente a Trento?

La Provincia ha deciso di abrogare la normativa sulla valutazione di impatto ambientale 2013 e leggi collegate. In pratica si fa venire meno una tutela, una garanzia del sistema autonomo di governo. E così ci si allinea con le regole nazionali. Il comma 2 dell'articolo 28 prevedeva infatti che non si potesero presentare project financing se un'opera pubblica era già in programmazione. Insomma la nuova legge provinciale (la numero 6 del 23 aprile «Misure di semplificazione e razionalizzazione in materia di territorio, ambiente e contratti pubblici») rende la vita più facile all'Associazione di imprese della Mak.

«Pertanto - si legge nell'informativa - anche per quanto concerne le procedure di realizzazione in concessione e partenariato avviate su iniziativa di soggetti privati trova applicazione la disciplina statale in materia».

Se fino al approvazione della nuova legge provinciale tutto lasciava pensare che il progetto di ristrutturazione dell'ospedale alla fine avrebbe avuto la meglio nel confronto con il «nosocomio firmato Mak Costruzioni», adesso il quadro cambia.

Le regole diventano meno stringenti per i privati proponenti. Nel 2015 - ricordiamo - era stato Mauro Gilmozzi (allora assessore provinciale all'urbanistica e ambiente) a dare il via al bando di concorso che aveva poi portato alla progettazione preliminare del «nuovo» ospedale di Cavalese (un bando vinto dal team dell'architetto milanese Roberto Ravegnani Morosini).

Tutto certo e definito? No, perché si deve aspettare il parere del Navip e poi perché rimane in piedi l'altro paletto posto quale tutela urbanistica: il comma 3 che prevede che un nuovo progetto deve essere compatibile con il Piano urbanistico provinciale (Pup). «Non sono comunque ammissibili - si legge nell'informativa - proposte in contrasto con il Piano urbanistico provinciale, compresa la disciplina delle invarianti, quando l'attuazione della proposta impone l'adozione di una variante al piano».

Ma perché la politica provinciale - la maggioranza di centro destra a trazione leghista - ha messo questa modifica nella legge di riforma in materia di «tutela ambientale»?

L'abrogazione del comma 2 dell'articolo 28 si traduce nello scioglimento di un nodo che avrebbe impedito un passaggio successivo nell'iter riguardante il progetto privato di costruzione del polo sanitario (per i cittadini delle valli di Fiemme, Fassa e Cembra) nella piana di Masi. Nella motivazione ufficiale si legge: «Per superare alcune criticità derivanti dall'impugnativa davanti alla Corte Costituzionale delle leggi 2 e 3 del 2020».

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