Truffa al novantenne in casa di riposo Raccolta di libri pagata 13mila euro

Ha fatto leva sulla sua passione per i libri e la storia e, approfittando della fiducia carpita ad un arzillo novantenne, gli ha venduto una raccolta della Treccani. Ma sull’assegno in bianco firmato dall’uomo, ospite di una casa di riposo, invece di scrivere la cifra concordata - 50 euro - ha scritto 13.000.
 
Un piccolo bottino regolarmente incassato. Quell’ammanco, però, non è sfuggito al controllo dei familiari che, scoperto l’accaduto, hanno sporto denuncia. Il venditore, un 46enne padovano, è finito a processo con l’accusa di truffa aggravata e ieri mattina è stato condannato in rito abbreviato a sei mesi di reclusione e 400 euro di multa (pena sospesa). L’anziano è stato nel frattempo risarcito ed ha ritirato la querela, ma proprio l’aggravante dell’avere approfittato dell’età avanzata della vittima - 92 primavere - ha consentito alla procura di procedere d’ufficio. La vicenda definita davanti alla giudice Claudia Miori risale al settembre 2015 ed è successa in val di Fiemme.
 
La vittima, un anziano ospite di una casa di riposo, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti conosceva l’imputato, che in passato gli avrebbe già venduto altri libri. Il nonnino, infatti, è un appassionato lettore ed i libri sono suoi fedeli compagni durante le giornate nella struttura che lo ospita. Pare peraltro che, una volta letto un volume, l’anziano abbia l’abitudine di regalarlo, anche alla biblioteca, per condividere con altre persone l’amore per la cultura. Quando l’imputato si è presentato da lui e gli ha proposto una raccolta della Treccani di storia - 1925 - 2016, 90 anni di cultura italiana - l’uomo si è mostrato subito interessato.
 
A quel punto il venditore gli ha detto che avrebbe potuto avere i volumi a 50 euro. L’anziano ha accettato e, preso il libretto degli assegni, ne ha firmato uno in bianco, lasciando poi che fosse l’uomo ha compilarlo nelle altre parti, compresa la somma concordata. Peccato che l’imputato, approfittando della completa fiducia accordatagli, abbia indicato una somma ben diversa: non i 50 euro che aveva chiesto per l’intera raccolta, ma addirittura 13.000.
 
Una somma che l’imputato, come ricostruito in fase di indagini, ha regolarmente incassato presso un istituto di credito. Per fortuna, quando i familiari hanno controllato i conti del novantenne, si sono accorti dell’incredibile spesa fatta dal nonnino. Quell’ammanco è parso da subito sospetto, visto che l’anziano vive in casa di riposo e non deve affrontare particolari spese.
 
Alla figlia è bastato parlare con la vittima per ricostruire cosa fosse accaduto. Capito che il novantenne era stato truffato - non si può definire altrimenti l’acquisto di una raccolta da poche decine di euro pagata migliaia di euro - ha deciso di sporgere denuncia. La vicenda è quindi finita in procura. Per contenere «i danni» l’imputato ha risarcito la vittima con l’intera somma, ma questo, come detto, non gli ha evitato la condanna: la truffa aggrava è infatti procedibile d’ufficio.

comments powered by Disqus