La val di Fassa non scorda gli eroi morti in val Lasties

Nel giorno di Santo Stefano, tutta la valle di Fassa si è stretta attorno alle loro famiglie per ricordare i «quattro eroi», i quattro uomini del Soccorso alpino uccisi da una valanga mentre facevano il loro dovere. La loro morte destò una profonda impressione, e il ricordo è ormai radicato nel cuore di ogni abitante della terra ladina. Ed è stato soprattutto sui siti internet e sui «social media» come Facebook che il ricordo si è diffuso quest'anno, a cominciare dalla pagina del Soccorso alpino del Trentino che li ha ricordati con una grande fotografia.

Era una sera come tante altre in Alta Val di Fassa, il Natale era appena trascorso e tutti si stavano avviando a festeggiare il Capodanno ormai alle porte. Era il 26 dicembre di sei anni fa, quando una chiamata d'emergenza arrivò verso le 18 al soccorso alpino d'Alta Fassa. Una squadra di sette uomini in rosso uscì - in una giornata ad altissimo rischio valanghe - per cercare due turisti tedeschi che, dopo una giornata trascorsa a scalare su ghiaccio in Val Lasties, non avevano fatto ritorno in albergo.

Alla richiesta d'aiuto avevano risposto Erwin Riz, Diego Perathoner, Alex Dantone, Luca Prinoth, Sergio Valentini, Martin Riz e Robi Platter, tutti uomini del soccorso alpino di Canazei. La notte era fredda e poco sicura, e fu proprio quella notte, che armati di coraggio e determinazione, gli uomini della squadra partirono alla ricerca dei due turisti. I tecnici del Soccorso alpino trentino, dopo avere raggiunto il Rifugio Forcella, scesero con gli sci verso la val Lasties, in direzione di una valanga che probabilmente aveva travolto i turisti dispersi.

Improvvisamente, a 2.600 metri di quota, sotto la forcella Pordoi, si sentì un forte boato e tutta la squadra fu travolta d'improvviso da una valanga. Dall'alto si staccò un grandissimo costone di neve che trascinò a valle tutti i soccorritori.
Quattro di loro furono portati verso valle per circa 400 metri. Altri due (Valentini e Platter), rimasti feriti (per fortuna in maniera non grave), si fermarono appena fuori dall'onda di neve, mentre Martin Riz fu solo lambito, riuscendo a dare l'allarme immediatamente al Corpo d'Alta Fassa. Riz, Perathoner, Dantone e Prinoth erano proprio sotto la traiettoria della valanga, e dopo il fragore un silenzio irreale: i quattro amici sono morti sul colpo.

Inutili i tentativi dei loro compagni di salvarli, primi ad intervenire, testimoni increduli di quella tragedia consumata sotto i loro occhi stanchi, che incessantemente iniziarono subito a scavare nella neve. Mancavano una manciata di minuti alle 20 quando Gino Comelli, capo del soccorso alpino di Canazei che dal Passo Pordoi stava coordinando le ricerche, sentì alla radio che una valanga aveva colpito i suoi ragazzi.

Immediatamente furono attivati tutti gli altri soccorsi alpini, e sul luogo della tragedia, tutti gli uomini disponibili della val di Fassa insieme ai colleghi bellunesi di Livinallongo. Una corsa disperata contro il tempo nel buio della notte.

La macchina si mosse benissimo, allenata da decine e decine di esercitazioni. Ma quella fatale sera, la perfezione tecnica, purtroppo, non fu sufficiente. Per i quattro di Canazei e Campitello di Fassa poco si potè fare.
Tutta la comunità ladina, sotto le feste natalizie, oltre a riunirsi per la nascita del Cristo, ricorda il giorno dopo il loro lutto.

Come ha fatto l'artista di Canazei, Rinaldo Rheinhold Cigolla, che tre anni fa, tra piazza Marconi e il torrente Antermont a Canazei, ha contribuito a tener viva la memoria di Diego, Luca, Alex ed Erwin grazie a un monumento dedicato a loro.

«È venuto dal cuore» ha detto con semplicità Cigolla, commosso, rivolgendosi ai parenti ed agli amici degli scomparsi. Un blocco di granito rosa di Predazzo, la cui forma richiama il Sass Pordoi. Nella pietra è incastonata, in bronzo, la scritta «Non c'è amore più grande che dare la vita per gli altri», e non c'è molto da aggiungere.

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