Arma / Il saluto

Fabio Malagoli, il carabiniere più amato nell’Alto Garda va in pensione

In divisa per 35 anni in quel di Dro. Emiliano doc, è arrivato in Trentino nel 1988 nella borgata sul Sarca: «Mi sono fatto conoscere e la gente mi ha accolto a braccia aperte, sentiva di potersi fidare». Malagoli vive a Nago dove è anche assessore comunale alla sicurezza: «Quante tragedie»

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di Davide Pivetti

NAGO-TORBOLE. Non sarà facile abituarsi ad incontrare Fabio Malagoli solo in abiti borghesi. Perché lui e la divisa da carabiniere sono stati la stessa cosa per 35 anni nell'Alto Garda.

Malagoli, 55 anni, nato a Mirandola e cresciuto a San Felice sul Panaro, cuore dell'Emilia infaticabile e mai doma, da sabato 1 luglio è in pensione. Così come aveva stabilito il record di preferenze alle ultime elezioni di Nago Torbole (il più votato nel 2020 e infatti è diventato assessore) così ha stabilito il primato assoluto di permanenza nella stazione carabinieri di Dro, quella in cui ha operato da quando è arrivato in Trentino nel 1988, anche se in realtà lo si è visto operare su tutte le strade del Basso Sarca in appoggio ora al Radiomobile ora a qualche altra stazione.

«Non bastare fare il carabiniere, in questo lavoro bisogna saper essere anche un po' psicologi, dottori, preti quando serve e la cosa più dura a volte a dover informare i familiari di certe tragedie» racconta al cronista che decine di volte l'ha visto operare su altrettante emergenze: incidenti stradali, base jumper, incendi, rapine in banca, infortuni sul lavoro e tanto altro che sfugge alla cronaca ma non ai verbali di chi indossa quella divisa.

«Ho fatto domanda a 18 anni come ausiliario, era il 1987 e mi hanno preso. Tre mesi a Fossano (Cuneo), poi la Legione a Parma e quindi il comando provinciale a Reggio Emilia, molto vicino a casa. Mio padre era morto da poco, per un ictus a 56 anni. Faceva l'agricoltore. Io invece ho sempre voluto fare il carabiniere, anche da bambino ero sempre intorno alla caserma del paese».

Quando firma per la ferma biennale lo spediscono a Bolzano. Chiede l'avvicinamento e lo mandano in Trentino, in un paese che al tempo doveva davvero sembrargli un po' far west, Dro. «Mi sembrava un altro mondo, anche se di fatto in due ore si tornava in Emilia. La gente era diversa, la socialità emiliana non c'era. Devi farti conoscere, poi appena la gente ha capito che poteva fidarsi sono stato accolto a braccia aperte dalla gente di Dro e di Drena. Le prime pattuglie le ha fatte sulla Fiat «Uno», le ultime sulla Jeep «Renegade».

«Le cose sono cambiate molto nell'Arma, c'è molta più tecnologia. Ma anche Dro mi è cambiata sotto gli occhi. Negli anni Ottanta era un paese contadino e artigiano, oggi è cresciuto di altri 1200 abitanti, ci sono interi rioni nuovi ed è meta turistica». Un altro primato: «Non ho mai dovuto sparare con l'arma d'ordinanza. In qualche occasione ero pronto, col ladro ancora in casa, ma è andata bene così». Malagoli va in pensione da appuntato scelto con qualifica speciale: «Non ho mai voluto far carriera, il carabiniere è tale con o senza i gradi».

I figli (Marco e Alessia, 24 e 22 anni) hanno scelto altre strade ma vivono coi genitori a Nago, dove Malagoli si è trasferito dopo aver sposato Laura, naghese doc. «Un grande grazie a tutti i colleghi, ai comandanti, ma anche alle altre forze dell'ordine, agli operatori sanitari e ai vigili del fuoco, soprattutto i volontari di Dro e Drena con cui ho lavorato quasi quotidianamente. Non avrà da annoiarsi. Da assessore in giunta a Nago Torbole continuerà il suo impegno politico e amministrativo che, tra l'altro, riguarda anche la sicurezza della comunità. E potrà tornare più spesso in Emilia, dalla mamma 84enne giustamente orgogliosa di un figlio così in gamba.

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