Sanità / Il caso

Ledro, mancano medici di base (e il problema riguarda 40 zone del Trentino)

Il consiglio comunale chiede con forza di avere 4 dottori, ma non se ne trovano. E l’Azienda Sanitaria ha un’idea: consiglia i più giovani di «scegliersi un medico a Riva o Arco»

LEDRO. Presentata in consiglio comunale a Ledro dai gruppi di maggioranza, ed emendata col supporto dei gruppi di opposizione, la mozione sulla carenza di medici di medicina generale è stata approvata all’unanimità. Prevede l’impegno, per sindaco e giunta, a promuovere una nuova riunione (oltre a quella già svolta) col presidente Fugatti, l’assessore Segnana e i vertici dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, coinvolgendo tutto il consiglio per discutere anche le strategie sanitarie e sociali future.

Il Comune si mette inoltre a disposizione per diventare luogo di sperimentazione di nuove politiche sanitarie, come successo altrove per Spazio Argento. Alla politica provinciale, il Comune chiede di integrare il numero di medici attivi (tradizionalmente 4, al momento 2 più uno in procinto di lasciare) e di ripristinare il servizio di guardia medica a Bezzecca.

L’assessore comunale alla sanità, Vania Molinari, entra nel merito: «Non è tra le competenze del Comune quella di “reclutare” medici. Il nostro ruolo può essere solo quello – politico – di esercitare pressione su Provincia e Azienda sanitaria affinché trovino soluzioni. Il problema non è nuovo e lo seguo personalmente; in una mia recente lettera all’assessore Segnana ho ricostruito le tappe della copertura sanitaria a Ledro. Sono anche in contatto costante con la dottoressa Simona Sforzin che, da Trento, si occupa di medici di base; altrettanto faccio con la dottoressa Stefania Rossi dell’ufficio territoriale di Riva del Garda. Purtroppo, la carenza è diffusa in tutto il Trentino e non solo.

Negli scorsi anni, due professionisti sono andati in pensione ed è arrivata una nuova dottoressa che però, a febbraio 2021, ha ottenuto il trasferimento in un’altra sede. Nel frattempo, i bandi per sostituire il quarto medico sono andati deserti. Il trasferimento della dottoressa è stato coperto da un medico frequentante il corso di medicina generale, che ha lavorato qui fino ad aprile; successivamente da un professionista rientrato dalla pensione ma, anche lui, in procinto di lasciare. Un recente bando provinciale ha individuato le oltre 40 zone carenti, ma ha raccolto un numero di professionisti disponibili molto inferiore.

Per le zone periferiche le difficoltà aumentano: le città vengono spesso preferite nelle scelte dei medici. I tre dottori presenti seguono, al momento, ben oltre i 1.300 assistiti ognuno, che sarebbero la misura ottimale».

Dall’Azienda sanitaria, in questo periodo emergenziale, arriva l’idea per una soluzione temporanea: i più giovani che, magari, hanno maggiori possibilità di spostarsi e che per motivi lavorativi vanno quotidianamente a Riva o Arco, potrebbero scegliere là il proprio medico, lasciando quindi una possibilità in più alla popolazione anziana. È chiaro che questa è solo una soluzione tampone: un atto di coesione e solidarietà che i singoli cittadini possono mettere volontariamente in campo. Servono infatti soluzioni strategiche e durature.

L’assessore parla poi di infermiere di famiglia: «È stato attivato in via sperimentale un giorno a settimana. Auspichiamo che questo servizio entri a pieno regime lavorando tutta la settimana, per fare rete tra tutti i servizi e contribuire a soddisfare parte delle richieste degli utenti».

Stefania Segnana in videoconferenza. I problemi dal distretto sono stati discussi la scorsa settimana con l’assessore Stefania Segnana. 

Ci informa l’ufficio stampa della giunta che «L’incontro  ha rappresentato un importante momento di confronto e di ripresa del dialogo con le amministrazioni locali sui temi importanti della salute pubblica post covid e della riorganizzazione dei servizi sanitari territoriali. Non solo: ascoltare le richieste di chi vive e amministra i territori consente di dare risposte al bisogno di assistenza e cura dei cittadini in un’ottica di collaborazione e condivisione che perseguiamo come Giunta”. E’ questa la dichiarazione rilasciata dall’assessore alla salute Stefania Segnana a margine dell’incontro tenuto on line con i sindaci della comunità di valle Alto Garda e Ledro, il dirigente del dipartimento salute Giancarlo Ruscitti e il direttore generale dell’Azienda Sanitaria Pierpaolo Benetollo.

Diversi i temi trattati relativi in particolare al futuro e al presente dell’ospedale di Arco rispetto al piano di sviluppo strategico degli ospedali locali. “L’ospedale di Arco ha rappresentato un punto fondamentale nella gestione della pandemia da Covid – ha spiegato il dottor Benetollo – e confermiamo tutti gli investimenti legati in particolare al potenziamento del pronto soccorso, al reparto di pneumologia e anestesia e al centro di procreazione medicalmente assistita, fiore all’occhiello a livello nazionale”.
Nel ringraziare le amministrazioni locali per la collaborazione prestata al fine del contenimento e della gestione della pandemia, Segnana ha ribadito il ruolo degli ospedali di prossimità e le iniziative volte a rendere maggiormente attrattiva da parte dei professionisti sanitari la scelta di lavorare e vivere in zone distanti dal capoluogo.
Benetollo ha illustrato ai primi cittadini l’attuale piano basato sul concetto di ospedale policentrico. “Le peculiarità orografiche del territorio trentino rendono necessaria una capillare diffusione dei punti erogativi dell’assistenza sanitaria, sia primaria, sia specialistica ambulatoriale, sia ospedaliera. La difficoltà di reperire nuove risorse professionali è evidente anche in provincia di Trento a causa del progressivo pensionamento dei professionisti; é fondamentale quindi attivare politiche sanitarie, ma anche legate all'innovazione, per l'abitare e per il supporto alla famiglia che risultino attrattive per i giovani. L'Azienda é fortemente impegnata per rendere sempre più qualificato e professionalmente interessante il lavoro anche nelle piccole realtà”.

Ma del problema dei medici di base, nel comunicato, neanche un accenno.

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