Goletta dei laghi, sul Garda inizia la "guerra" alle microplastiche

di Davide Pivetti

LAGO DI GARDA - Da alcuni anni, tre o quattro non di più, l'allarme "microplastiche" che tanta parte di mari e oceani già interessa, è arrivato anche sulle sponde del Grande lago.Tutto merito di «Legambiente», che grazie alle campagne di controllo e monitoraggio effettuate dalla sua «Goletta dei laghi», è riuscita a sollevare il velo sul tema facendoci capire che i laghi italiani possono soffrire - anche - di questo male. Che, attenzione, non è poca cosa. Perché non parliamo di bottiglie di plastica che galleggiano o di sporte della spesa.

Tutte cose che nel Garda arrivano ben presto sulle spiagge e prima o dopo vengono raccolte e magari smaltite correttamente nella differenziata.

Parliamo di particelle di plastica che misurano micron (cioè frazioni di millimetri) e che come tali ci mettono un attimo a entrare nella catena alimentare finendo prima nello stomaco dei pesci più piccoli, poi in quelli dei loro predatori e infine nelle nostre tavole o almeno in quelle dei molti che attorno al Garda amano il pesce di lago. Alimento che continua a essere prelibato e di grande interesse gastronomico ma che ha già pagato pegno ad esempio per le anguille, da molti anni ormai non più pescabili né consumabili perché hanno assorbito quantità di diossine superiori al dovuto.

La guerra alle microplastiche finora non è stata dichiarata, ma un segnale incoraggiante arriva con la volontà di istituire la «carta del lago» prevista dal progetto europeo «Life Blue Lakes» di cui anche il Garda è sito pilota (assieme in Italia ai laghi di Bracciano e Trasimeno e in Germania ai laghi di Costanza e Chiemsee).

Si tratta di arrivare a un protocollo comune per il monitoraggio delle microplastiche che uniformi metodi di raccolta e analisi sulle tre sponde del Garda (trentina, veneta e lombarda) e indicazioni precise su come prevenirle. Gli ultimi dati, quelli del 2018, parlano di 131 mila particelle per chilometro quadrato nel Garda. Sono effetto della presenza umana (e anche di quei 25 milioni di presenze turistiche registrate fino al 2019): fibre del vestiario, microsfere presenti nei prodotti cosmetici, gomma che si deteriora dai pneumatici, rifiuti che si sgretolano. Chiunque può contribuire alla «carta del lago». Info sul sito web lifebluelakes.eu.

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