Fede & Leo, una vela tra avversari e squali

Sono promesse internazionali della classe «29er»

di Chiara Turrini

Tornare sulla terra ferma per essere investiti da un'ondata di compiti. Non sono il mare mosso né i cavalloni le preoccupazioni principali di due adolescenti cresciuti con il vento in poppa, che coltivano sul lago di Garda l'ambizione di diventare velisti di professione. La scuola, invece. Quella è più temibile degli squali martello che nuotano intorno allo scafo. Federico Zampiccoli e Leonardo Chistè sono nati nel 2000, il primo compirà 17 anni il 20 aprile, il secondo li ha fatti il 7 gennaio, ma l'età non la racconta tutta sullo spirito indomito dei due, abituati a governare una barca in mezzo all'oceano come fosse una cosa normale, a prendere aerei e salutare la famiglia per allenarsi o regatare in giro per il mondo.

Allevati e allenati sull'acqua, Fede e Leo sono giovanissimi promesse della vela internazionale, equipaggio della classe 29er che compete a livello mondiale.
Atleti del «Circolo Vela Arco», frequentano il lago e la palestra quattro volte in settimana durante l'inverno, tutti i giorni in estate. La mattina per Leonardo c'è il liceo delle scienze applicate, per Federico lo scientifico. 
Non deve essere facile conciliare tutto...
Fede: «Quando non si è esce in barca si studia, non si esce. È così...».
Leo: «I momenti più difficili infatti non sono dati dall'ansia delle regate, ma arrivano quando si torna da una settimana di trasferta e ci si ritrova a scuola proprio nella settimana in cui hanno fissato i temi di tutte le materie».
Fede: «Comunque da quest'anno abbiamo un tutor che ci dà una mano a conciliare tutto, facendo mediazione con gli insegnanti, è una figura che ha istituito la Provincia con il Coni».
E come fare con le assenze?
Leo: «Nel primo trimestre abbiamo fatto 121 ore di assenza...».
Fede: «Ma mai per malattia! È difficile stare dietro quando i prof vanno avanti a spiegare e non ci siamo. Però non è impossibile, ce la facciamo».
Ci sarà anche una materia preferita...
Leo: «Scienze».
Fede: «Sì, anche io avrei detto scienze».
E cosa volete fare da grandi?
Fede: «Andare in barca a vela».
Leo: «Andare in barca a vela».
Seguite le imprese dei vostri colleghi, vi ispirate a qualcuno in particolare? 
Fede: «Certamente seguiamo tutti gli appuntamenti principali, come la Coppa America e le Olimpiadi, che sono per la vela quelli più entusiasmanti. Nell'ultimo periodo mi sono interessato al giro del mondo in solitaria. Mi hanno colpito molto questi skipper, grande carattere, barche speciali, condizioni difficile e perfino estreme».
Leo: «Sì, sono d'accordo».
Non avete solo la barca e la materia preferita in comune. Siete amici oltre ad essere un equipaggio?
Fede: «Sì, certo. Siamo amici da tanto, solo che prima eravano nella stessa squadra, dal 2012, ma su barche singole, classe O'pen Bic, quindi non in equipaggio». 
Leo: «E stare insieme fa la forza. Si sente meno l'ansia da regata. Si stempera la tensione». 
Fede: «Comunque la responsabilità è spartita, 50 e 50».
Leo: «Vero, e così anche lo stress da prestazione arriva forse negli ultimi giorni di competizione, ma sono di più i momenti spensierati».
Non si direbbe così facile, visto il livello a cui vi trovate a competere.
Fede: «Beh, abbiamo anche il mental coach che ci segue...».
Un mental coach?
Fede: «Sì, oltre al preparatore atletico e all'allenatore».
E che si fa con il mental coach? 
Leo: «Troviamo i nostri punti di forza, esaminiamo quelli di debolezza e ci lavoriamo. Fissiamo obiettivi».
Fede: «Poi cerchiamo di creare la calma anche dentro di noi, pensando a quando siamo in barca».
Ad esempio? Spiegatelo, ché può essere utile a tutti.
Fede: «Non so, visualizziamo un luogo "perfetto" e ci collochiamo i nostri obiettivi, vicini o lontani a seconda siano nel breve o nel medio periodo. È lunga da spiegare...».
In acqua da soli, magari in condizioni difficili. Avete mai paura?
Leo: «Beh...».
Fede: «Un mese fa eravamo a Aukland, in Nuova Zelanda, per il mondiale "Isaf 29er" al quale ci siamo classificati nel 2016 e ci siamo classificato ottavi. Ci hanno avvisato prima di scendere in acqua: guardate che ci sono gli squali. E c'erano sul serio! Sotto la barca. Squali martello». 
Leo: «Secondo le statistiche c'è un attacco ogni tre anni... ma bastava non cadere in acqua».
Quando non siete per il mondo a fare i conti con avversari e squali, com'è la vostra settimana tipo?
Fede: «Scuola, palestra o scuola e uscite in barca».
Leo: «Ora siamo in partenza per Barcellona, anzi per un paesino poco distante, si chiama Garraf. Ci andiamo in inverno per allenarci in condizioni più favorevoli rispetto a quelle del Garda. Ci fermeremo lì una settimana».
La vela è uno sport faticoso anche a livello fisico, anche se non inquadrano mai velisti sudati e col fiatone.
Fede: «Le regate durano anche cinque ore, stare in acqua così tanto è duro». 
Leo: «Ci prepariamo anche con l'alimentazione».
Cosa mangiate?
Leo: «A colazione, nei giorno delle regate, beviamo centrifugati di frutta, uova, fette biscottate e marmellata. A pranzo pasta in bianco o col tonno e barrette proteiche. Ci portiamo le barrette anche in acqua, durante la regata ce le mangiamo e beviamo acqua e integratori di sali minerali».
Fede: «E a cena carne, tantissima carne!».
La vela è faticosa anche dal punto di vista economico.
Leo: «Eh sì. La nostra barca costa 15 mila euro, una campagna olimpica arriva anche a 100 mila».
Fede: «Siamo sempre in cerca di sponsorizzazioni, visto che stiamo portando risultati».
Leo: «E più arrivano, più si lavora per ottenerne ancora».

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