La morte di Menegatti a Tenerife «Fu davvero per cause naturali?»

Acqua nei polmoni e liquido sul letto, due «dettagli» taciuti

di Claudio Chiarani

Malore nel sonno, un problema cardiaco improvviso. Nessuna causa esterna. Così nel febbraio scorso era stata archiviata la scomparsa di Alberto Menegatti, giovane trentenne torbolano, vicecampione del mondo di windsurf, specialità Funboard, nel 2013.

Oggi a gettare una nuova luce su quella morte ci pensa l’onorevole Mauro Ottobre, che ha depositato alla Camera dei Deputati un’interrogazione che proietta inquietanti ombre sulle vere cause del decesso e non ne esclude alcuna, ipotizzando anche che non si sia trattato di un incidente o di una morte naturale. Menegatti è davvero deceduto per una malattia genetica che ha causato l’arresto cardiaco?

Alberto fu trovato senza vita nel suo letto del residence di «El Medano», sull’isola di Tenerife alle Canarie, dove si trovava per allenarsi in vista del mondiale di Corea. Un letto, quello della sua stanza, sul quale è stata individuata una grande macchia lasciata da un liquido. E nei polmoni l’autopsia avrebbe individuato anche acqua, fatto mai emerso prima d’ora, e che basterebbe a riaprire l’indagine sulla sua morte.

Ma anche a cercare di capire perché tutti, nessuno escluso, dal medico che ha eseguito l’autopsia a chi ha comunicato i risultati in seguito pubblicati da tutti i media, abbiano a questo punto taciuto su tale presenza nei polmoni di Alberto.

Il windusurfista torbolano, come risulta dalla chat sul suo cellulare, aveva terminato un allenamento solo poche ore prima, ma questo non spiega né il liquido sul letto né l’acqua nei polmoni.

«Ho chiesto ai due ministri precise informazioni in merito - conclude nella sua interrogazione Ottobre- o quali iniziative, alla luce di queste informazioni il governo intenda prendere al fine di un reale accertamento degli indizi del caso, della natura della morte, dell’eventuale responsabilità delle autorità inquirenti nelle indagini, della restituzione ai familiari degli organi prelevati dal corpo».

I familiari di Alberto, assistiti dall’avvocato Francesco Zarbo e da quello spagnolo Ana Isabel Carpentieri, vogliono la verità sulla morte del loro amato figlio da parte delle autorità spagnole, che fino ad oggi non hanno dato alcuna risposta in merito alla loro richiesta di avere i referti delle analisi ematochimiche, e di quelle dei liquidi biologici.

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