Politica / Bolzano

Svp, grande la confusione sotto il cielo: «Le fazioni come due treni che corrono verso lo scontro, ma nessun vuol frenare»

Oggi si è dimesso il capogruppo provinciale Lanz: «Non sono il capo espiatorio». Ma Widmann non vuole lasciare la giunta e Zeller è irremovibile, situazione di grave stallo

BOLZANO. Il capogruppo della Svp in consiglio provinciale di Bolzano Gert Lanz si è dimesso. Questa mattina i consiglieri Svp dovevano votare la fiducia a Lanz, come chiesto settimana scorsa dal segretario Philipp Achammer alla luce delle polemiche per la pubblicazione delle intrcettazioni sul caso Sad. Lanz ha però annunciato le sue dimissioni prima del voto.

Lanz afferma al portale news Stol.it che alla luce di quanto accaduto nei giorni scorsi si aspettava che i dieci consiglieri ritirassero la mozione di sfiducia. Visto che questo non è avvenuto non vedeva più le basi per una collaborazione. Lanz ribadisce comunque di non essere il capro espiatorio nella crisi che sta attraversando la Svp. 

Su Lanz le pressioni di altri consiglieri, dopo che – la scorsa settimana – il capogruppo si era detto «disgustato, alla luce di quello che ho letto, dal lavorare a fianco di certe persone».

La Svp è finita così in un vicolo cieco. I gruppi in guerra sono come «due treni contrapposti, che continuano a correre fino a scontrarsi e distruggersi»: la metafora è dell'assessore Thomas Widmann, che ieri ha aggiunto l'ennesimo «no» alla richiesta di dimissioni chieste da Kompatscher e dalla direzione Svp.

Widmann non solo intende restare in giunta, ma chiede in sostanza di riottenere le proprie competenze. Mette sul tavolo le pubbliche scuse ad Arno Kompatscher. E comunque, ripete, dev’essere il Consiglio provinciale a siduciarlo, non basta il ritiro delle deleghe da parte del presidente.

Tutto ciò è stato annunciato in una conferenza stampa terminata per l'ennesima volta senza accettare le domande dei giornalisti. Nella saletta del Laurin protesta con fischietto e cartellino rosso del critico d'arte Markus Klammer .

È andato male il colloquio di lunedì tra l'Obmann Philipp Achammer e il vice Karl Zeller: anche l'ex senatore ha ribadito di non avere intenzione di dimettersi, come chiesto anche nel suo caso dalla Parteileitung, insieme all'Obmann del comprensorio di Bolzano Christoph Perathoner (le dimissioni sono annunciate) e il capogruppo Gert Lanz.

Politicamente la situazione più spinosa riguarda Zeller e Widmann, l'assessore senza più deleghe. È stato puntuale lunedì alla seduta di giunta con le delibere sulla «sua» sanità presentate da Kompatscher.

Il giorno prima Widmann aveva sfidato Kompatscher in aula: nessuna intenzione di andarsene dalla giunta, spetta a Kompatscher l'onere di andare in Consiglio e trovare i voti contro di lui. L'assessore ha offerto ieri una proposta di "pace", una "pace" che prevederebbe per Komptscher un dietro front totale. «Non ho in alcun modo cercato di influenzare l'assegnazione del servizio pubblico di trasporto locale», ribadisce Widmann, «La perdita di fiducia del presidente Kompatscher nei miei confronti non è dovuta al mio lavoro nella giunta, ma è di natura personale».

Il partito è in una situazione di stallo, con la base infuriata che chiede a tutti di smetterla. Widmann lo sottolinea: «Ci sono due possibilità: i due treni contrapposti continuano a correre fino a scontrarsi e distruggersi, oppure tutti i coinvolti accettano di abbassare la testa e continuare a lavorare insieme. Io sono per la seconda strada, come chiedono anche molti cittadini e membri del partito».

Elencate le emergenze di cui il governo provinciale deve occuparsi (dall'arrivo dei profughi ucraini al caro-energia), Widmann insiste «non dobbiamo arrivare al punto di distruggere la Svp». Quindi la proposta: «Sono pronto a scusarmi pubblicamente e accetto volentieri l'appello del presidente Kompatscher, che ieri in Consiglio ha chiesto di prestare più attenzione ai rapporti privati tra di noi. La coesione, anche in tempi difficili e sotto grande pressione, ha reso forte la Svp e la nostra provincia. È a questo che penso quando dico che la giunta dovrebbe continuare a lavorare per i cittadini e la provincia con la sua collaudata composizione e divisione dei compiti».

Restare in giunta, riottenere le deleghe. Il «no» Zeller.

Anche Karl Zeller non ha alcuna intenzione di lasciare la carica di vice Obmann e lo ha ribadito ieri ad Achammer. Zeller nega di avere divulgato le intercettazioni sul caso Sad e respinge le accuse sul suo ruolo di consulente per i Ppp presentati dal gruppo Unterberger in Provincia. «Ho sempre detto che non mi ricandiderò al congresso», è la sua posizione, ma non accetta di essere cacciato «dopo una vita di lavoro per la Svp e decine di norme di attuazione fatte approvare».

Achammer sta valutando la proposta di anticipare il congresso previsto a ottobre, per una uscita di Zeller non traumatica.

Sfiduciare Widmann in Consiglio e portare Zeller davanti ai probiviri per una espulsione? «Vorrei davvero evitare di arrivare a soluzioni simili per persone che hanno lavorato molto per il partito», ammette Achammer. Se Kompatscher non accettasse la proposta di Widmann, due sono le strade: andare in Consiglio con una nuova giunta o presentare una mozione di sfiducia contro l'assessore. I numeri sono a rischio: la presidente Rita Mattei è ancora assente e nella Svp l'idea di votare contro il collega non convince diversi consiglieri. «Ho detto dall'inizio che non mi convince tutta questa situazione», ribadisce l'assessora Waltraud Deeg, mentre secondo Franz Locher «Widmann deve restare al suo posto».

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