Dopo mesi di confronto salta l'accordo sui toponimi

È saltato, dopo un lunghissimo e acceso dibattito politico, l’accordo sui toponimi italiani in Alto Adige, contro il quale si erano mobilitati anche personalità in ambito nazionale.

La commissione paritetica non ha raggiunto il compromesso, che nelle scorse settimane sembrava a portata di mano, sulla norma d’attuazione che si doveva basare sull’effettivo utilizzo dei nomi italiani.

Il presidente della commissione dei Sei, il senatore del centrosinistra Francesco Palermo, si è detto deluso: «In questo modo il problema resta e diventerà più acuto e saranno gli italiani a rimetterci, di certo non i tedeschi», ha commentato.

Secondo Palermo, «la norma ha solo un senso, se serve alla pacificazione».

Il senatore teme ora «una radicalizzazione della questione».

«Giuridicamente la norma d’attuazione non è necessaria, anche se non approvarla è una grave errore, come ci accorgeremo tra qualche anno, forse addirittura già tra qualche mese, ma ognuno si assumerà le sue responsabilità», ha aggiunto Palermo.

«Mandiamo l’esercito per ripristinare i nomi italiani sui cartelli dei sentieri di montagna dell’Alpenverein? Anche se c’è l’idea di rivederci e anche se le sorprese sono sempre sull’ordine del giorno, non vedo più le condizioni per un accordo», ha aggiunto il presidente della Commissione dei Sei.

Il senatore smentisce che si tratti di una sconfitta personale: «Ho fatto il possibile e impossibile, anche al costo di risultare impopolare, perchè era giusto farlo», ha aggiunto, ricordando di aver chiesto il voto unanime in commissione sul testo.

La deputata di Fi Michaela Biancofiore esulta: «Dopo tutto il lavoro di sensibilizzazione fatto in questi giorni, dietro le quinte e in chiaro, è il momento di parlare, e anzi urlare con commozione la soddisfazione per la non approvazione della incostituzionale norma di attuazione sulla toponomastica. Norma, peraltro, che sarebbe stata licenziata da una commissione illegittima perchè non paritetica».

«Un plauso particolare va - prosegue Biancofiore - al consigliere Bizzo che ha stanato la Volkspartei chiedendo venisse messo nella norma che tutta la toponomastica esistente rimanesse in forma bilingue, come previsto dallo Statuto, ma anche al presidente Palermo che, forse capite le intenzioni Svp, non ha più messo la norma ai voti. Di certo Bizzo e Palermo sono stati confortati dall’incredibile indignazione popolare montata in tutto il Paese, ma fa bene al cuore la conferma che se il mondo italiano si unisce, i risultati arrivano».

Biancofiore si augura che il Quirinale «eserciti una moral suasion sulla commissione, consigliando di attendere il pronunciamento della Consulta e dunque il rispetto delle leggi».

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