Brennero, gli scout con le croci arrivate da Lampedusa Crisi dei profughi al summit G7, Roma chiama l'Europa

La crisi dei migranti sarà uno dei temi principali dei lavori del G7 di oggi e domani a Ise-Shima, in Giappone; presente tra gli altri Renzi, che annuncia come il prossimo vertice si terrà in Sicilia.
Ieri 5 morti e 562 salvati in un nuovo naufragio nel Mediterraneo; tra le vittime la madre di una bimba di nove mesi, rimasta sola a Lampedusa.

Oggi oltre mille sopravvissuti ai viaggi della speranza arriveranno a Salerno dove saranno completate le procedure di identificazion e accoglienza primaria.

Le tragedie e le speranze dei migranti nel Mediterraneo, che purtroppo si susseguono da decenni, rimbalzano dal Mare Nostrum fino al Brennero

Sabato, infatti, il vescovo Ivo Muser benedirà a Bolzano tre croci arrivate da Lampedusa, realizzate con il legno recuperato dai barconi usati dai migranti.

Una delegazione di scout porterà due croci al passo del Brennero per consegnarne una alla comunità parrocchiale di confine, che si estende al di qua e al di là del valico italo-austriaco.

L’altra croce sarà consegnata a una rappresentanza di scout austriaci, «in segno di condivisione, di solidarietà e di corresponsabilità nell’ottica di un’Europa solidale».

L’iniziativa «Voi fate ponti per favore» si concluderà nel pomeriggio a Bolzano, con una riflessione ecumenica, presente il vescovo Muser.

L’evento altoatesino è collegato con quanto avverrà sull’isola di Lampedusa.

Sedici giovani scout della Sicilia, che con le loro comunità hanno affrontato i temi dell’immigrazione, dell’accoglienza e dell’incontro, partecipano a «Riflessi sul Mare».

Sui profughi, l’Euregio intanto fa sapere che intende «continuare a lavorare insieme, in uno spirito di collaborazione ponendosi a livello europeo come soggetto mediatore, al fine di superare assieme i confini».

Lo hanno ribadito ieri i presidenti di Trentino, Alto Alto Adige e Tirolo - Ugo Rossi, Arno Kompatscher e Günther Platter - riuniti a Rovereto per l’assemblea dell’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino (Gect).

I presidenti hanno concordato di indirizzare al neoeletto presidente austriaco, Alexander Van der Bellen, una lettera nella quale dare una «rappresentazione comune di come l’Euregio intende affrontare il tema dei rifugiati e dei profughi».

Il presidente Rossi ha sottolineato: «anche oggi abbiamo ribadito l’assoluta necessità e volontà da parte nostra di trovare delle vie per evitare l’introduzione del confine. Questo obiettivo possiamo realizzarlo solo aumentando la collaborazione e l’impegno all’interno dei singoli Stati».

A Rovereto, alla dodicesima seduta della giunta del Gect, nonché all’undicesima assemblea dell’Euregio, si è discusso anche di iniziative di cooperazione in ambito euroregionale, collaborazione fra Università , mobilità, coinvolgimento nel progetto Eusalp, in particolar modo per quanto riguarda l’insediamento del servicepoint a Bruxelles.

Sul nodo profughi, il presidente altoatesino Arno Kompatscher ha sottolineato che «è stato detto che l’Europa rischia di fallire, invece è il contrario.

Le persone avvertono la necessità di collaborare e sui profughi l’Euregio ha svolto un importante ruolo di mediazione a livello europeo. La situazione è dinamica, ma l’importante è che le decisioni vengano prese in uno spirito di collaborazione: dobbiamo superare insieme i confini e non renderli evidenti. Vogliamo che l’Euregio abbia un ruolo precursore in Europa, e diventi un esempio di eccellenza nella collaborazione per il superamento dei confini».

Rossi ha poi precisato che, sulla governance della macroregione alpina, l’Euregio intende porsi come «punto di riferimento grazie al percorso che abbiamo costruito insieme e all’esperienza maturata a Bruxelles nel nostro ufficio comune».
Sempre a proposito di Eusalp, il presidente del Tirolo, Günther Platter, che nei giorni scorsi aveva duramente polemizzato con il governo italiano sulla gestione dei flussi migratori, ha puntato l’attenzione sula mobilità, definitica come una grande sfida: «Attraverso il valico del Brennero - ha commentato - transitano ogni anno più di 2 milioni di camion, con Eusalp vorremmo poter gestire autonomamente questa materia e raggiungere gli obiettivi fissati dalla UE, ovvero la riduzione del traffico pesante entro il 2030 del 30% ed entro il 2050 del 50%.

Attraverso il progetto del tunnel di base del Brennero, inoltre, vorremmo ricevere gli strumenti per facilitare il passaggio del trasporto da gomma a rotaia».

Tornando invece sulla questione dei profughi, nel ringraziare i presidenti Rossi e Kompatscher per l’unità di intenti dimostrata, Platter ha ricordato la necessità di «attuare misure di controllo: ci siamo accordati per una gestione che venga fatta attraverso una stretta collaborazione fra le forze di polizia dei vari territori».

Alla levata di scudi di Platter che rilanciava la linea pro chiusura del confine austriaco, aveva risposto lo stesso premier italiano, Matteo Renzi, che accusa gli austriaci di fare bassa demagogia sull’intera vicenda del Brennero.

«Il Brennero - è il pensiero di Renzi - è usato dall’Austria in modo demagogico.
Certo l’immigrazione va gestita e bisogna creare le condizioni in Africa per rimettere le cose in ordine. Tuttavia quando una parte degli austriaci dice “eccoli ci stanno invadendo”, non è vero».

Mentre il capo dello Stato, Sergio Mattarella, definisce l’immigrazione «un fenomeno epocale da affrontare con consapevolezza, in modo adeguato e sistematico da parte della comunità internazionale».

Negli ultimi giorni - in piena campagna elettorale per il ballottaggio - diverse autorità austriache hanno attaccato l’Italia, facendo diventare il Brennero uno dei temi chiave del dibattito politico.

Sabato scorso il ministro dell’Interno Wolfgang Sobotka ha assicurato al presidente del Land Tirolo Guenther Platter che da domani al Brennero ci saranno 80 poliziotti in più per svolgere i controlli. E Platter ha definito le rassicurazioni del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, «manovre ingannevoli per evitare i controlli ventilati dall’Austria» ed ha anche parlato di «ingressi incontrollati» al valico «che devono essere fermati».

Dal Viminale e da Palazzo Chigi le reazioni agli attacchi di Vienna sono sempre state ferme: «Pura propaganda ad uso interno smentita dai fatti». Sono i numeri, infatti, ad indicare che non c’è alcuna invasione di migranti dall’Italia verso l’Austria.

Anzi, semmai è il flusso inverso che cresce. In territorio italiano sono stati potenziati i controlli sui treni e sulle strade ed i numeri dei migranti intercettati è molto modesto: alla questura di Bolzano parlano di due o tre persone respinte al giorno negli ultimi dieci giorni. E da domani arriveranno altri 25 militari a dare una mano. Così il rischio è che gli 80 poliziotti austriaci inviati di rinforzo rimangano disoccupati.

Se la previsione è di un raffreddamento della tensione con l’Austria ora che è stato eletto il nuovo presidente, il verde Alexander Van der Bellen, che ha sconfitto di misura l’anti-stranieri e antieuropeo Hofer, per l’Italia il tema migranti resta però caldo.

Come da previsioni, infatti, le favorevoli condizioni meteo stanno portando ad un aumento delle partenze e a un conseguente superlavoro per il dispositivo di soccorso.

Stime indicano che dalla Libia ci sono 800 mila persone pronte a partire.

Per Renzi «sono numeri un pò messi così, se volessimo restare nella media rispetto agli anni scorsi dovrebbero essere 130 mila.

Sull'immigrazione il punto è: «No agli allarmismi, sì alla serietà» e all’Europa diciamo «diamoci una mossettina via».

Alfano, da parte sua, spiega che «i numeri dei migranti sono in calo rispetto allo scorso anno. Stiamo lavorando per essere sempre pronti a una nuova ondata finché non si stopperà la rotta libica».

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