Rossi: «La barriera al Brennero non risolve nulla» Oggi vertice sui profughi con Kompatscher e Platter

«Solo pronunciare le parole frontiere e confini è negativo, un segnale di arretramento. Costruendo fili spinati i problemi non si risolvono: Tirolo, Alto Adige e Trentino, uniti, devono dire no alle frontiere. Il problema, poi, resta e va gestito a livello europeo».

Parole del presidente trentino Ugo Rossi che oggi ha incontrato a Bolzano Arno Kompatscher e il governatore del Tirolo Günther Platter: tema, caldissimo, profughi, Brennero e trattato di Schengen, che, di riflesso, implicano altre tematiche, a partire dall’Euregio. «Con l’Alto Adige la sintonia è totale, ho sentito il mio omologo e siamo concordi nella posizione da tenere», ha anticipato Rossi.

Domani missione in Austria dei tre governatori dell'Euregio.

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Sabato era stato durissimo nei riguardi dell'atteggiamento austriaco orientato a costruire la barriera anti-migranti l'ex presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, con una nota che definiva la scelta antieuropea e sottolineava il silenzio del Tirolo.

La posizione che Ugo Rossi difenderà è chiara: «Prima di tutto voglio sottolineare che noi siamo sul pezzo per quanto riguarda il tema dei profughi: abbiamo sempre fatto la nostra parte con attenzione e senza mai dimenticare i principi della solidarietà. Tuttavia le misure che l’Austria ha dichiarato di volere adottare, ovvero la chiusura del Brennero, o meglio una regolamentazione dei flussi da svolgere al Brennero, cosa che nella sostanza implicherebbe la riapertura della frontiera, creerebbe un grande problema. Anzi più problemi. Prima di tutto uno logistico e pratico: un blocco creerebbe una situazione di collo di bottiglia, un effetto imbuto che ci preoccupa.

Se accadesse sarebbero necessari interventi che vanno ben oltre le nostre possibilità».
Insomma, un no secco all’ipotesi austriaca, in nome della solidarietà, della storia recente, delle politiche dell’Euroregione ma anche del non voler aumentare i problemi del Trentino.

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«Non vogliamo fasciarci la testa prima del tempo, ma vogliamo essere previdenti e chiari. Su questa tematica, molto difficile da trattare, anche perché capire i flussi migratori è quasi impossibile, visto che hanno delle dinamiche molto strane, sarebbe facile dire “Tornino a casa loro”, “Si arrangino”, “Non li vogliamo”. Invece noi ci siamo. Magari può essere impopolare, ma ci siamo. Anche perché non è con un tweet o un post su Facebook che si risolvono i problemi».

La soluzione alla questione profughi, o meglio chi deve trovare una soluzione, Rossi lo ha ben chiaro in testa: non è ovviamente il Trentino, ma non è nemmeno il governo italiano. «È evidente che manchi una regia europea. Le soluzioni e le risposte devono trovarle le istituzioni europee, non i singoli stati. Grecia e Italia, tra l’altro due Paesi che storicamente non brillano per organizzazione, si vedono costretti per questioni geografiche ad affrontare il dramma degli sbarchi. L’Europa ha ragione a tirar loro le orecchie, ma deve anche dare una mano. Come? Prima di tutto aiutandoli a non venire, agendo con politiche chiare nelle varie nazioni di provenienza di queste persone. E poi regolamentando arrivi e successive distribuzioni quando varcano il primo confine: e per primo confine intendo quello dell’Europa, non della Grecia, della Spagna o dell’Italia».

Durissimo il commento di Alessandro Olivi, su Facebook:

 

La decisione dell’Austria è follia! L’Euregio ora dimostri che la cooperazione transfrontaliera significa solidarietà...

Pubblicato da Alessandro Olivi su Domenica 14 febbraio 2016
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