La droga in casa ai tempi di Facebook

I tanti drammi dei genitori costretti a cacciare i figli. «Le ragazzine per procurarsi le sostanze stupefacenti chiedono la carità e arrivano a battere». Quando l'associazione «Amici di San Patrignano» è partita erano solo in sei, adesso sono oltre 150 e si ritrovano quattro volte in settimana per colloqui personalizzati ma soprattutto per parlarsi, raccontarsi i propri vissuti, aiutarsi a vicenda

di Nicola Guarnieri - NO

facebookLAVIS - « Fuori da questa casa! Torna solo se avrai voglia di farti aiutare, altrimenti fatti la tua vita ». È dura mettere alla porta una figlia di 18 anni. Ma è peggio convivere giorno dopo giorno con una piaga che è sociale solo perché lo dicono gli esperti. In verità è un cancro familiare che distrugge, annienta, spazza via affetti e voglia di vivere. La droga è una bestia sconosciuta ai più. È una bestia che mina la stabilità della base della società, la famiglia appunto. E non certo quella disagiata, ai margini, con problemi di relazioni o di carenze d'affetto. Nemmeno quella dei poveracci, come vorrebbero i benpensanti. No, non è così.

 

La realtà, pur nascosta dalla luce dei riflettori, è ben più tremenda e non risparmia nessuno: dagli operai ai manager, dagli impiegati ai parlamentari, dai professionisti alle forze dell'ordine. E nella maggior parte dei casi, come detto, non si tratta di ambienti disagiati o disgregati, di mancanza d'attenzione, di incomunicabilità tra genitori e figli.
Chi pensa alla «pera», alla «tirata», alla canna rimarrà «deluso».

 

Quella droga c'è ma appartiene ad un'altra generazione. Il mercato si è evoluto con il mondo e la chimica, la sintesi hanno preso il sopravvento. Avanti, quindi, con pasticche di ogni ordine e genere, roba per bruciare neuroni, roba per sballare e sopportare la noia di vivere ma, soprattutto, i feroci complessi di inferiorità che attanagliano i ragazzi. Il fenomeno è preoccupante e, a spanne, si può ricondurre a traumi sociali e non necessariamente familiari subiti tra i 3 e i 12 anni. Fallimenti piccoli e dunque all'apparenza insignificanti, solitudine diffusa e la percezione, distorta ma palpabile nell'intimo, di non essere capiti. L'entrata in gruppi «tossici», le classiche brutte compagnie, è un passaggio breve ancorché effimero. Ci si crea una scorza alimentata da sostanze dannose che minano non solo il fisico ma soprattutto la psiche e la ragione. E se si cerca di uscire ci sono loro, i venditori di morte, pronti a tenderti la mano del Diavolo e ritirarti negli abissi con il miraggio di un sorriso.

 

Le vere vittime, però, sono proprio le famiglie. Che si accorgono tardi della trappola in cui i ragazzi, adolescenti in genere, sono finiti. Perché è impossibile capire: ormoni, crescita, sbalzi di umore fanno parte di questa fase dell'esistenza ed è davvero difficile riconoscere i sintomi di qualcosa di chimico che si è frapposto tra loro. Che fare? L'unica risposta è usare il pugno di ferro, fare terra bruciata intorno ai figli, privarli di soldi e cellulari e quindi sbatterli fuori. Non per sempre, ma fino a quando non tornano chiedendo di farsi aiutare.


«Per mesi nostra figlia è stata in giro. Quando era in casa chiedeva sempre soldi e sapevamo per cos'era. Di fronte al no ha passato amici e parenti accampando le scuse più varie. Poi si è ridotta a chiedere la carità per strada e poi a battere. Alla fine siamo riusciti a tenere duro e a strapparla a quel mondo. Ma è stata dura: ha provato a riprendere i contatti e ci siamo cascati. Diceva di avere smesso ma non era vero. L'abbiamo chiusa in camera e provava a lanciarsi dalla finestra. Era un richiamo troppo forte per lei. Quando l'abbiamo sbattuta fuori ha ritentato: chiedeva addirittura la nostra amicizia su Facebook ma gliel'abbiamo negata. Abbiamo passato mesi in angoscia, a piangere. Eravamo disperati ma abbiamo resistito ».


Non esistono dottori, psichiatri, non esistono terapie: la famiglia è l'unica ancora di salvezza. Spesso, però, è sola e si sfalda. Per questo una rete che tenga insieme questi drammi, che permetta a madri e padri disperati di tenersi per mano è fondamentale. Ed è quanto sta facendo l'associazione «Amici di San Patrignano» a Lavis.

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