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Sci di fondo e scioline al fluoro, rischi per ambiente e salute: il divieto arriverà ma i tempi si allungano

Cresce la preoccupazione per le sostanze Pfas utilizzate da anni per migliorare le performance di scivolamento, ma che secondo diversi studi potrebbero rappresentare un rischio serio per chi le manipola. Però, prima di arrivare al bando dalle competizioni, la Federazione internazionale dovrà completare i test dello strumento cha sarà utilizzato per verificare che tutti rispettino le nuove regole

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di Zenone Sovilla

TRENTO. Sulla neve rappresentano un fenomenale "acceleratore": se le provi, non le le lasci più, perché con le scioline al fluoro sotto gli sci si "vola".

Ma c'è un rovescio della medaglia: i pericoli che questi preparati nati per l'alto livello agonistico rappresenterebbero per la salute umana, specialmente per i responsabili dell'attrezzatura, gli ski-men, veri "maghi" della scorrevolezza e della tenuta degli sci da fondo.

Figure professionali che ovviamente passano molto tempo a contatto con il fluoro delle scioline.

A risollevare la questione è ora il celebre giornale sportivo francese L'Equipe, che dedica un corposo dossier al rischio sanitario connesso con l'impiego nel mondo dello sci nordico di scioline contenenti sostanze perfluoroalchiliche, meglio note per l'acronimo Pfas.

Si tratta di sostanze chimiche di sintesi, caratterizzate da una forte resistenza e idrorepellenza, che da oltre mezzo secono vengono impiegate nell'industria, anche come impermabilizzanti per tessuti e calzature, nelle vernici, in alcuni tipi di pentole antiaderenti eccetera.

Ma anche in altri ambiti, dai detersivi al mondo sportivo, appunto: nello sci nordico, oltretutto, queste scioline si posano a caldo sulle solette, utilizzando uno speciale ferro da stiro.

E proprio il riscaldamento degli acidi di fluoro ne accentua la volatilità rendendone più facile l'assorbimento da parte dell'organismo umano.

Casi di conseguenze sanitarie serie si segnalano, infatti, anche nel mondo degli esperti preparatori degli sci utilizzati nel fonto, nel biathlon e nella combinata nordica, scrive L'Equipe.

Più in generale, nel vicino Veneto negli anni scorsi queste sostanze sono state al centro di una drammatica vicenda di inquinamento delle falde acquifere (e di conseguenza di altri prodotti alimentari, dalla carne alle uova) in un'area in cui vivono circa 400 mila persone, nelle province di Vicenza, Verona e Padova.

A certificare le contaminazioni, in questo caso (rimbalzato da tempo anche nelle aule giudiziarie) è uno studio svolto dall’Istituto superiore di sanità per la Regione Veneto tra il 2016 e il 2017: "Piano di campionamento degli alimenti per la ricerca di sostanze perfluoroalchiliche".

Una volta penetrati nell'organismo umano, questi acidi di fluoro tendono a non andarsene o comunque a permanervi molti anni: lo smaltimento è bassissimo e la contaminazione potrebbe rivelarsi irreversibile (dunque anche il dato quantitativo delle sostanze via via assorbite da una persona è assai rilevante).

Con quale impatto sulla salute?

Su questo punto decisivo sono numerosi gli studi effettuati, sia sugli animali sia di tipo epidemiologici su popolazioni esposte: fondamentalmente indicano la possibilità di effetti negativi anche molto gravi.

Fra i rischi che si sospetta siano aumentati da questo tipo di contaminazione, figurano disfunzioni del sistema immunitario, insorgenza di tumori, problemi per lo sviluppo cognitivo e neurocomportamentale infantile, disturbi endocrini (e conseguenti malattie metaboliche).

Per tornare al mondo dello sci, da un paio d'anni la Federazione internazionale (Fis) ha annunciato un imminente divieto delle scioline al fluoro, con un piano di riduzione progressiva fino allo zero, mentre fra le aziende è scattata la corsa alla ricerca di un sostituto all'altezza delle prestazioni garantite negli ultimi decenni da questi prodotti top level.

Aziende che, peraltro, sono state colte di sorpresa da tempi e modi da un divieto che complica le cose.

Nell'ambiente ci si interroga sulla accuratezza e attendibilità degli strumenti di controllo che infine saranno adottati.

Ci si preoccupa pure per l'eventuale insorgere di una sorta di "doping dei materiali", cioè dell'impiego di sostanze coprenti che potrebbero confondere le misurazioni, favorendo così i team più attrezzati e strutturati, in grado di sviluppare simili "contromisure" truffaldine.

D'altro lato, molto più genuinamente, ci si chiede quanto potranno incidere sulle analisi le vecchie sostanze Pfas di cui si sono impregnate le solette nel corso degli anni: tutti gli sci usati diventeranno inutilizzabili per non rischiare di fallire i test?

Insomma, i dubbi non mancano, pur a fronte del diffuso riconoscimento della serietà del problema.

Così, complice la pandemia, l'estate scorsa il divieto Fis è stato rinviato: non scatterà con la stagione agonistica che si apre ora, se ne riparlerà nella primavera 2022.

Per parte sua l'Unione europea ha introdotto nel 2020 limitazioni sull'impiego industriale di Pfas, ma nel caso delle scioline queste restrizioni riguardano solo una parte dei prodotti generalmente presenti (dipende dalla formula chimica specifica).

La Fis, invece, prevede di arrivare allo stop di tutte le scioline fluorurate, a prescindere dalla catena chimica.

Ora, stando a quanto è dato capire dalle comunicazioni ufficiali, la Fis ha preso tempo proprio per affinare lo sviluppo dello strumento di controllo che servirà a verificare se sotto gli sci degli atleti ci saranno ancora tracce di sostanze perfluoroalchiliche.

Il dispositivo si chiama “fluorine tracker” e una volta messo a punto, spiega la Fis, «rileverà istantaneamente la presenza di sciolina al fluoro sugli sci».

Anche nella stagione successiva, 2022-2023, chi avrà sci "fluorati" non incorrerà in sanzioni, perché si tratterà di una fase di transizione, nella quale il divieto e i relativi controlli saranno a loro volta oggetto di test.

Quindi, se tutto andrà come previsto, lo stop dovrebbe entrare a regime nella stagione 2022-2023.

Di certo non si torna indietro: «Tenendo presente il rischio per la salute e le preoccupazioni ambientali legate alle cere al fluoro, la Fis rimane impegnata a introdurre un divieto totale del fluoro e a sviluppare metodi di test per garantire competizioni senza fluoro in futuro», si legge in una nota dell'estate scorsa.

Ma di là dalle tempistiche, altri dubbi restano aperti: a fronte di un futuro divieto delle scioline al fluoro nelle competizioni sotto controllo Fis, che ne sarà del loro eventuale utilizzo in altri contesti, prima che finiscano definitivamente fuori produzione?

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