Carlotta Baldo sul trono d'Italia Scudetto vinto con l'Hellas Verona

Sul trono della serie A non erano mai salite. Lei, Carlotta Baldo, 18enne calciatrice di Aldeno e artefice del gol decisivo a Sassari, con il Verona, dove riveste il ruolo di centrocampista. La prima gioia è per dodici gialloblù su diciassette, quasi un'intera rosa. L'Agsm Verona ha conquistato lo scudetto 2014/15. Con la giovanissim trentina che ha preferito le scarpette bullonate al tamburello, molte calciatrici scaligere mettono in bacheca il tricolore numero uno della propria carriera. Stéphanie Öhrström, Claudia Squizzato, Naila Ramera, Cecilia Salvai, Federica Di Criscio, Tatiana Bonetti, Lilla Sipos, Marta Carissimi, Martina Gelmetti, Ilaria Toniolo e Desirè Marconi si sono infatti laureate campionesse d'Italia per la prima volta in carriera. A fianco delle azzurre più celebri Melania Gabbiadini e Patrizia Panico, della svizzera Sandy Maendly. Un'emozione unica, un sogno rincorso fin da bambine e divenuto realtà al fischio finale dell'ultima giornata di campionato tra San Zaccaria e Verona.

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A Carlotta la felicità si legge in volto, sincera e spontanea. Il primo pensiero tricolore va alla famiglia. «Se ho vinto il campionato, è merito anche dei miei genitori: mamma e papà mi hanno accompagnato per due anni avanti-indietro da casa nostra ad Aldeno a Verona tutte le settimane e mi hanno permesso con tanti sacrifici di seguire la mia passione per il calcio, sostenendomi sempre e dandomi l'opportunità di far parte di una delle società più blasonate d'Italia». La gioia per uno scudetto cucito sul petto le regala un brivido dietro l'altro. «È una sensazione talmente intensa e bella che è impossibile da descrivere. Per capirla davvero, bisogna solo viverla». Carlotta Baldo è un fiume in piena nel suo racconto sulle pagine del sito della società Agsm Verona. «Ottenere uno scudetto - sostiene Carlotta - è il sogno di qualsiasi bambina e bambino che inizia a giocare a pallone. E averlo realizzato è un orgoglio incredibile».

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Nove presenze in campionato, 202 minuti in campo nella cavalcata gialloblù. Una manciata di partite, insomma, «però quando sono stata chiamata in causa, ho sempre messo l'anima e mi sono impegnata al 100% ? confessa Baldo -. So di non aver fornito un contributo fondamentale, ma ho lottato su ogni pallone con cattiveria e grinta, e non mi sono mai tirata indietro: desideravo essere utile alla squadra in qualunque modo e dimostrare il mio valore. La scorsa estate, la società aveva allestito una rosa di valore per puntare al tricolore e avevo già messo in preventivo che non avrei trovato molto spazio: comunque, mi sono allenata tutti i giorni con dedizione e sono felice della mia stagione».
Mister Renato Longega ha fornito più chance a Carlotta da febbraio in poi. «Farmi entrare contro il Tavagnacco a 5' dal termine (terzultima giornata, ndr), per esempio, è stata una bella iniezione di fiducia: stavamo vincendo 0-2 ma il risultato era ancora in bilico. Ed io ho cercato di combattere con tutta me stessa per aiutare il Verona. Missione compiuta». La ciliegina sulla torta arriva a Usini alla quartultima giornata, sotto il sole cocente della Sardegna. Carlotta firma il 2-6 finale contro la Torres allo stadio Peppino Sau, sigla il primo e unico gol del suo campionato, e sigilla la vera impresa della nostra stagione. «Quel pomeriggio non credevo neppure di giocare ? ricorda Baldo -. Invece, sono entrata all'88', volevo spaccare il mondo e mi sono fatta trovare in area nel posto giusto al momento giusto: realizzare una rete alla Torres, nonostante non sia più l'armata del passato, è sempre una grandissima emozione. E dei cinque gol segnati in serie A, quello di Usini è senz'altro il più importante. Il successo in Sardegna è arrivato grazie a una rimonta epocale (da 2-1 a 2-6, ndr) e ha rappresentato la vittoria chiave per lo scudetto».

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Carlotta - continua il suo racconto sul sito della società - trascorreva le estati spesso a Bardolino, dai nonni materni. Gli allenamenti e le partite proprio del Bardolino (oggi diventato Agsm Verona, ndr) erano un appuntamento irrinunciabile. Aveva 3-4 la centrocampista scaligera, ma il suo destino lo conosceva già. «Quando andavo a vedere la squadra gialloblù, sognavo un giorno di poter indossare quella maglia in serie A e di vincere un tricolore ? racconta Carlotta -. Ammiravo in azione Melania Gabbiadini, Patrizia Panico e tante altre calciatrici, e la voglia di giocare a pallone cresceva a dismisura. Ecco, ritrovarmi quattordici anni dopo a conquistare lo scudetto insieme a loro, insieme a campionesse che stimo da sempre, è una gioia indescrivibile: ho veramente coronato il sogno di una vita».

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