Il sogno di Luca Ravanelli di Montevaccino In panchina con il suo Parma a Firenze in serie A

di Leonardo Pontalti

Il primo a smorzare ogni entusiasmo di troppo è lui, perché «in fondo sono solo andato in panchina». Ma al di là della sua umiltà, per Luca Ravanelli, quella di lunedì all’«Artemio Franchi» per Fiorentina - Parma è stata comunque una serata da batticuore: ha calcato per la prima volta un campo di serie A, è andato in panchina e il suo nome rimarrà negli archivi, ha respirato per la prima volta quell’atmosfera che - ammette - «è diversa. È tanta roba in più rispetto al solito».
Il solito per Luca, 18 anni compiuti lo scorso 6 gennaio, è la quotidianità da giocatore della Primavera del Parma.


Difensore centrale di talento, arriva da Montevaccino, amena località sopra Trento, dove è cresciuto e dove vivono i genitori Giuliano e Giuliana ed i fratelli maggiori Tommaso (un altro che, come del resto il papà e gli zii, con il pallone tra i piedi ci ha sempre saputo fare, per poi concentrarsi sugli studi universitari) ed Eliana. Luca nella città ducale ci è arrivato nell’estate 2013 dopo aver iniziato con il Calisio e proseguito con il Mezzocorona tra gli Allievi, categoria nella quale - all’ultimo anno - è approdato in Emilia. Quest’anno è stato avaro di giornate tranquille e serene, in tempi in cui a Collecchio se ne sono viste di tutti i colori.

Eppure, il mezzo raggiungimento del sogno di una vita che per tutti i calciatori si chiama serie A (per l’altra metà, va da sé, bisogna aspettare il debutto, l’entrata in campo in partita) è arrivato proprio alla fine di un anno incredibile, delicato, difficile, con Luca ed i suoi compagni che ad un certo punto, per qualche giorno, hanno dovuto pensare da soli anche a farsi il bucato e sopperire alla chiusura della mensa del centro sportivo dei gialloblù.


Amarezze che Luca ha saputo affrontare giorno per giorno con determinazione (in stagione non era partito titolare, posto che si è conquistato sul campo) assieme ai compagni e al loro allenatore, un certo Hernan Crespo. Fino alla chiamata di un altro tecnico, Roberto Donadoni.
Complice anche un cartellino, arrivato al momento giusto: «Ero squalificato con la Primavera, così per qualche giorno mi hanno fatto allenare con la prima squadra. E mi hanno convocato per la partita di Firenze».
Segno che in allenamento tanto male non dev’essere andato anche se l’umiltà di Luca torna a fare capolino: «La verità è che erano a corto di difensori, tutto qui».


Intanto però anche ieri e oggi si allenerà sempre con la prima squadra. Di partite in serie A ne mancano ancora un paio, quindi chissà. Ma non fatelo dire a Luca, che non è uno a cui piace volare alto. Impegnarsi, quello sì, in campo e non solo: quest’anno oltre a una buona classifica nel campionato Primavera è arrivata anche la patente. E oltre che sulle chances di serie A c’è da concentrarsi sugli studi in ragioneria, «perché non bisogna mai pensare che nella vita ci sia solo il calcio».
E lo dice un ragazzo che, anche se ad appena 18 anni, mai come quest’anno ha toccato con mano la fragilità dell’ambiente e alla prof di diritto ha chiesto di tutto e di più in materia fallimentare. Ma intanto è bello, respirare l’aria della serie A.

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