Poli contro la Fidal e Malagò gli dà ragione

di Luca Perenzoni

Sandro Poli (foto) scrive a Malagò, il Presidente del Coni risponde: al centro della discussione c'è la nuova normativa della Federazione Italiana di atletica leggera (Fidal) che prevede l'obbligatorietà del certificato medico di idoneità fisica per la partecipazione alle gare su strada di atleti stranieri. Fino all'anno passato, per uno straniero - anche non tesserato per la propria federazione nazionale - che volesse cimentarsi in una maratona o mezza maratona sul territorio italiano era sufficiente presentare un'autocertificazione, essendo quella dei certificati medici obbligatori una norma quasi esclusivamente italiana. Il cambio nel regolamento Fidal non ha mancato di allarmare i principali organizzatori, consci che un qualsiasi atleta straniero non sarebbe mai in grado di produrre un documento medico sul modello di quello italiano, proprio perché inconsueto e soprattutto non richiesto, né previsto dalle rispettive leggi statali. Il rischio nemmeno troppo celato, sarebbe quello di dover rinunciare ad una significativa quota parte di runner stranieri, argomento sensibile soprattuto per chi, proprio come Sandro Poli e la «sua» Garda Trentino Half Marathon, richiama molti appassionati podisti da oltre Brennero e non solo.

Ecco dunque che il presidente della Trentino Eventi ha pensato di interpellare la massima carica dello sport italiano e Malagò non ha mancato di replicare, anche in tempi decisamente rapidi. «L'obbligatorietà della certificazione di cui DM del 18 febbraio 1982 si riferisce esclusivamente agli atleti italiani e non è applicata agli atleti stranieri - ha scritto Malagò che ha inoltre ricordato come per l'attività ludico-motoria e amatoriale, anche in Italia dal 2013 non è più obbligatoria la presentazione del certificato medico. «Alla luce della risposta di Malagò - ha commentato Poli - spero che la Fidal possa in tempi rapidi rettificare la propria normativa, in modo da consentire a tutti gli organizzatori di redigere in maniera conforme i regolamenti delle varie manifestazioni. Se la situazione dovesse restare quella attuale, sarebbe molto difficile, per non dire impossibile, mantenere gli standard del passato: nessuna assicurazione si assumerebbe gli oneri di responsabilità della salute di tutti gli atleti stranieri. E fa specie notare come nello sci e nel ciclismo, agli atleti stranieri non sia richiesto alcun certificato. Solo la Fidal intende chiederlo». 

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