Il viandante Molinari: «Camminare è felicità»

Duemila chilometri nelle scarpe e il senso del camminare quasi aulico. Due volte sulle orme di Santiago de Compostela, il cammino del Nord e da pioniere il Cammino di San Benedetto da Norcia a Montecassino.  Massimo Molinari , 52 anni, portalettere di Cinte Tesino parla lentamente, soppesando anche i fiati ma senza sembrare artificioso

di Nicoletta Brandalise

marciaCINTE TESINO - Duemila chilometri nelle scarpe e il senso del camminare quasi aulico. Due volte sulle orme di Santiago de Compostela, il cammino del Nord e da pioniere il Cammino di San Benedetto da Norcia a Montecassino.  Massimo Molinari , 52 anni, portalettere di Cinte Tesino parla lentamente, soppesando anche i fiati ma senza sembrare artificioso.


È una sorta di flemma buona che quando racconta degli orizzonti larghi della Meseta o del marasma di colori nei fiori che puntellano la spianata prima di arrivare a Castelluccio di Norcia, anche la mente segue con passo misurato le curve dolci del paesaggio umbro.


«Camminare è grandioso - spiega - per il fatto che la mente va dove vuole. Senza impegno. I pensieri che fanno sintesi di ciò che l'occhio vede da una prospettiva desueta, dimenticata. È il modo per cercare sé stessi. Capire i propri ritmi. Ritornare a vivere a misura d'uomo».


Pellegrino o viandante? «La fede non c'entra. Direi piuttosto la spiritualità. San Benedetto oltre ad essere patrono d'Europa ed è stato un gran personaggio per esempio». La credenziale numero uno sul cammino del santo norcino nel 2012 porta il nome di Molinari. «Nessuno prima di me l'aveva mai percorso. Ma in Italia non siamo ancora preparati per accogliere i viandanti», aggiunge. Turisti anche. «Nel caso specifico erano indicati per l'ospitalità gli istituti religiosi rivelatisi poi per nulla accoglienti e con i prezzi più esosi». Quindi il ripiego è stato l'agriturismo: «Ho trovato offerte concorrenziali e un'ottima accoglienza. Per chi mi incontrava ero una sorta di eroe. Con qualcuno ci scriviamo ancora oggi».


L'avventura di quest'uomo che cammina a tratti dinoccolato e dagli occhi che spaziano nel cielo inizia nel 2011 per dare ad ascolto da un impellente bisogno: isolarsi dal ritmo rumoroso che la vita impone: «Lo senti sempre, anche quando dormi», dice. Il tempo regolato dagli orologi e dalle scadenze. «Almeno una volta fatelo, lo consiglio a tutti, di lasciare. Di partire per camminare». Solo? «Lo preferisco. O trovi il compagno di viaggio compatibile o meglio soli. Sarei partito tra poco, stavolta con la morosa, per fare l'Italia  coast to coast  dall'Adriatico al Tirreno ma purtroppo s'è infortunata». Romantico. Quasi sempre infallibile il potere di Cupido.


Cosa porta con sè? «Lo zaino è una mattina nuova e un nuovo apprendimento. Bottiglie d'acqua schiacciate, per esempio, da riempire mano a mano per cucinare o lavarsi. Il bagaglio deve essere il 10 per cento del peso corporeo». Il cellulare? «Meglio due, ma spenti. Da utilizzare solo la sera per tracciare le mappe», risponde. Carta e penna, meglio di no per Molinari. La macchina fotografica va bene ma la memoria è ancora meglio: «Dai ricordi togliamo i fronzoli e resta l'essenza che si riveste di un'aura poetica e avventurosa».


In Trentino abbiamo il cammino Frassati da Arco a San Romedio per dirne uno. «Ma la Via Claudia Augusta Altinate? Potrebbe diventare un forte richiamo per il popolo dei viandanti. Sorgerebbero gli ostelli e poi gli affittacamere, i bar. Sarebbe un turismo "pulito" e democratico. Distribuirebbe la ricchezza anche in luoghi che oggi sono dimenticati dalle grandi rotte ma soprattutto riconsegnerebbe a molti paesini la dignità», conclude Molinari.


La ricetta per vivere almeno una volta giorni sereni sta nelle convinzioni di questo viandante portalettere che come quello raccontato da Neruda «in lungo e in largo» per il mondo ha sempre trovato la poesia.

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