Salute / Le cure

Cresce il consumo di farmaci in Trentino, Roni: «Il problema non è solo di spesa ma di salute pubblica»

Da gennaio a settembre 2023 la spesa farmaceutica convenzionata è cresciuta del 3%. Sono state 91.270 le ricette in più, un aumento del 2,6%. Peggio di noi solo il Molise e la percentuale è nettamente superiore rispetto alla media italiana, che ha registrato una crescita dell’1,2%

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di Patrizia Todesco

TRENTO. In Trentino il consumo di farmaci sta aumentando. E aumenta più che a livello nazionale. Lo rivela l'ultimo report dell'Agenzia italiana del farmaco sul monitoraggio della spesa farmaceutica nazionale e regionale gennaio - settembre 2023.

In Trentino la spesa farmaceutica convenzionata è cresciuta in quel periodo del 3%, rispetto a una media nazionale dell'1,1%. In crescita anche le prescrizioni: 91.270 ricette in più nei 9 mesi considerati, un aumento del 2,6%. Peggio di noi solo il Molise e la percentuale è nettamente superiore rispetto alla media italiana, che ha registrato una crescita dell'1,2%. Dati che per Riccardo Roni, direttore del Servizio politiche del farmaco e assistenza farmaceutica, sono un campanello d'allarme, non tanto per l'aumento finanziario, ma per una questione di salute pubblica legata all'aumento di consumi di farmaci.

Una crescita confermata anche dal report annuale 2023, i cui dati sono già a disposizione dell'Apss e che si è concluso con numeri lievemente migliori rispetto al report dei nove mesi, ma comunque decisamente peggiori del dato nazionale. «L'aumento della spesa è stato a fine dell'anno del 2,5% mentre l'aumento delle ricette dell'1,6% - conferma il dottor Roni - quindi c'è una crescita più marcata rispetto alla media italiana e siccome l'aumento della spesa è maggiore rispetto all'aumento delle ricette, significa che sono stati prescritti farmaci più costosi».

Ma perché in Trentino la spesa per farmaci cresce più della media italiana? Analizzando i farmaci per patologia l'aumento è generalizzato e dunque non sembra essere legato all'aumento di singole malattie. «Questo è un fenomeno che ha avuto il suo picco lo scorso anno, quando noi siamo cresciuti del 4% contro l'1,2% della media nazionale. Analizzando le performance delle varie regioni, vediamo che, rispetto ai tetti di spesa del 7%, noi siamo nel rispetto del tetto e ci troviamo a metà classifica. Siamo vicini a Friuli e Marche, due regioni che come noi non applicano ticket per ricetta o per confezione. Regioni che per altri indicatori sono regioni virtuose ma che come noi hanno scelto di non aver ticket sull'assistenza farmaceutica».

In Trentino il ticket è stato abolito nel gennaio 2020 e da allora, tolti gli anni 2020 e 2021 in cui il Covid ha condizionato il consumo di farmaci la spesa è sensibilmente aumentata. «Il ticket è un deterrente al consumo di medicinali. Noi avevamo un ticket contenuto, di 1 euro a ricetta ed erano esenti tutte le prescrizioni per patologie croniche. Infatti, fino al 2019, il consumo di farmaci in Trentino era tra i più bassi in Italia. Questo è sicuramente uno dei fattori. Poi c'è da dire che le regioni più virtuose sono quelle che hanno un governo della spesa farmaceutica molto stretto, che parte dall'assegnazione di obiettivi economici alle diverse aziende sanitarie per poi coinvolgere la medicina generale, che fa il 92% delle prescrizioni farmaceutiche».

«Da diversi anni da noi mancano progetti che incentivano l'appropriatezza prescrittiva farmaceutica sul territorio. L'ultimo anno proposi di lavorare sugli antibiotici ma la cosa venne accettata solo dai pediatri di famiglia, che però fanno l'1,5% delle prescrizioni totali. Con la riorganizzazione del territorio in atto, potrebbero esserci le condizioni per riportare ai tavoli di lavoro della medicina generale obiettivi sulla farmaceutica, ma non tanto per il contenimento della spesa, Il tema dell'uso degli antibiotici, ad esempio, è, prima di tutto un problema di salute pubblica, così come il tema del politrattamento degli anziani. Noi vorremmo che si riprendesse con la medicina generale un dialogo sull'appropriatezza prescrittiva, per un uso più sicuro dei farmaci nella popolazione». In pochi anni il consumo di farmaci è raddoppiato e non è solo per ragioni demografiche.

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