Salute / Malattie rare

Spesa in aumento per i farmaci innovativi: sono per pochi ma fanno la differenza

Nel 2022 il Trentino ha speso 7 milioni di euro per i medicinali destinati a chi soffre di malattie oncologiche, fibrosi cistica, amiloidosi cardiaca e mieloma multiplo. Come le altre regioni autonome, la Provincia di Trento non attinge al fondo nazionale 

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di Patrizia Todesco

TRENTO. Nel corso 2022 il Trentino ha speso 7 milioni di euro per farmaci innovativi. Farmaci riservati a un numero ristretto di persone, ma per le quali possono fare la differenza. Lo scorso anno i farmaci innovativi messi a disposizione dei pazienti sono stati una ventina e in Trentino ne hanno usufruito circa 200 persone.

La cosa che differisce la nostra realtà e le altre regioni a statuto speciale dalle altre regioni italiane è il fatto che noi questi farmaci dobbiamo pagarceli. Quando l'innovatività è piena, ossia sono rispettati tutti i criteri, è previsto che le regioni possano accedere a degli specifici fondi nazionali, uno per i farmaci innovativi oncologici e uno per i restanti farmaci. Il Trentino, così come le altre regioni a statuto speciale (ad eccezione della Sicilia) invece, paga questi farmaci. Il problema è che numericamente stanno diventato sempre più numerosi e soprattutto più costosi.

«Innanzitutto va detto che il farmaco è innovativo quando viene riconosciuto come tale dall'Aifa, su richiesta del produttore. Questo avviene solitamente per nuovi farmaci specialistici ad alto costo. Una condizione, quella di innovatività, che è a termine, massimo per 36 mesi, e che viene riconosciuta a circa 20-30 farmaci all'anno», spiega Riccardo Roni, responsabile del servizio politiche del farmaco e assistenza farmaceuticaIl riconoscimento dell'innovatività comporta che il farmaco sia immediatamente reso disponibile ai pazienti, cioè inserito direttamente in eventuali prontuari terapeutici regionali dove invece devono essere inseriti gli altri nuovi farmaci e che dunque discrezionalmente possono essere o meno introdotti.

«Negli ultimi due anni oltre il 90% dei fondi è stato utilizzato per terapie innovative per la fibrosi cistica, la dermatite atopica, amiloidosi cardiaca, melanoma, tumore al polmone, alla mammella e ovarico. L'ultimo introdotta è quella per il mieloma multiplo», spiega Roni. E il futuro? A dominare il campo, soluzioni per il trattamento di malattie neurodegenerative, terapie oncologiche e onco-ematologiche, ma anche farmaci per malattie rare, malattie renali e psoriasi, per la prevenzione del diabete di tipo 1 e il trattamento dell'alopecia areata. Alte speranze sono poi riposte in soluzioni per l'Alzheimer.

La spesa per paziente per questi farmaci è in generale molto elevata e ci sono cure, come quella per il linfoma non Hodgkin, che arrivano a costare anche 300 mila euro a paziente. Oltre ai 7 milioni spesi per farmaci innovativi in trentino vanno considerati ulteriori 1,7 milioni spesi per le cure effettuati da pazienti trentini che si sono rivolti a centri nazionali fuori dal nostro territorio. Si tratta della cosiddetta spesa farmaceutica passiva. Considerando i soli 7 milioni, il dato del 2022 ha visto un aumento del 50% rispetto al 2021.

Considerato che la spesa farmaceutica diretta complessiva è di circa 100 milioni annui, quella per farmaci innovativi rappresenta il 7% e il 4% della spesa farmaceutica pubblica complessiva se consideriamo anche i farmaci distribuiti attraverso le farmacie (65 milioni di euro).«Nonostante il costo dei farmaci innovativi gravi sul bilancio della Provincia, la nostra è una delle poche realtà in cui viene rispettato il tetto per la spesa farmaceutica complessiva fissato dal ministro alla salute», evidenzia Roni.

Ma come si riuscirà in futuro a far fronte a questo continuo aumento di spesa? «Fino ad ora ci si è riuscito perché dai risparmi legati alla scadenza dei brevetti su alcuni farmaci, i soldi potevano essere dirottati su quelli innovativi ma probabilmente questo equilibrio non durerà a lungo».

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