Ambiente / Il tema

Microplastiche nei suoli agricoli: Lucia Coppola lancia l'allarme

Interrogazione della consigliera provinciale (Alleanza Verdi e Sinistra): "In Trentino sono state eseguiti monitoraggi? E che cosa si fa per arginare l’uso delle plastiche in agricoltura?"

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TRENTO. Negli ultimi anni è cresciuta la preoccupazione intorno alle microplastiche, che sono state trovate praticamente ovunque sulla Terra, dal suolo ai ghiacci polari, e i cui effetti sulla salute e sull’ecosistema sono ancora in buona parte sconosciuti. L’universo delle nanoplastiche, invece, è rimasto finora quasi inesplorato: mentre le microplastiche hanno dimensioni comprese tra 5 millimetri e 1 micrometro (un milionesimo di metro), le nanoplastiche scendono oltre questa soglia e raggiungono i miliardesimi di metro.

In Trentino a lanciare l'allarme, ora, è la consigliera provinciale Lucia Coppola (Alleanza Verdi e Sinistra), ch eha presentato una interrogazione.

"La plastica - scrive - si sta accumulando nel suolo, in tutto il mondo, a un ritmo allarmante. In agricoltura la plastica è onnipresente: dai contenitori dei semi ai teli da pacciamatura (quelli utilizzati per modificare la temperatura del suolo e prevenire la crescita di erbe infestanti sulle colture), sono in plastica i tubi di irrigazione, i sacchi e le bottiglie che contengono i prodotti utilizzati per le colture, i teli delle serre, le cassette per la raccolta della frutta e c’è plastica anche nei fertilizzanti.

Da decenni, infatti, i polimeri plastici vengono impiegati per incapsulare i fertilizzanti a rilascio controllato. Polietilene (PE, HDPE, LPDE), polipropilene (PP), poliesteri (PES) e polistireni (EPS) per passare a tante altre sostanze come il nylon e i polimeri, biodegradabili, ma in molti anni. La FAO ha pubblicato un rapporto sulla questione nel 2021.

Si stima che solo l’agricoltura europea usi circa 1,74 milioni di tonnellate di plastica all’anno, l’Italia 372mila tonnellate. Le microplastiche possono modificare la struttura fisica della terra e limitarne la capacità di trattenere l’acqua. Possono anche influenzare le piante riducendo la crescita delle radici e l’assorbimento dei nutrienti. E, ovviamente, quando vengono trasferite alle persone attraverso la catena alimentare, hanno sicuramente un impatto sulla salute umana. Infatti le particelle di plastica possono contaminare direttamente le colture alimentari.

Uno studio del 2020 - prosegue Coppola - condotto da ricercatori dell’Università di Catania ha rinvenuto microplastiche e nanoplastiche in frutta e verdura vendute dai supermercati e in negozi di prossimità: le mele sono state il frutto più contaminato e le carote hanno presentato i livelli più alti di microplastiche tra gli ortaggi campionati.

Le plastiche leggere sono facilmente disperse a opera del vento, delle acque, degli stessi animali o ingerite dagli insetti del terreno che vengono poi mangiate dagli animali di cui ci cibiamo. Vengono degradati il suolo, la natura e la salute.

Attualmente si stanno compiendo progressi per migliorare la biodegradabilità dei polimeri utilizzati nei prodotti agricoli. Per esempio alcuni teli per pacciamatura, utilizzati per modificare la temperatura del suolo, limitare la crescita delle erbe infestanti e prevenire la perdita di umidità, vengono ora commercializzati come completamente biodegradabili e compostabili, ma non è sempre vero. Certamente è prioritario adottare il principio di precauzione e sviluppare soluzioni mirate per fermare il flusso di plastica dalla fonte e nell’ambiente".

Sulla base di queste osservazioni, Coppola chiede al presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, se sono state eseguite delle rilevazioni per monitorare la presenza di microplastiche sul suolo agricolo trentino e in caso di risposta affermativa con quali risultati.

Domanda, inoltre, quali approfondimenti sono stati commissionati dalla Provincia al fine di arginare, per quanto possibile, l’uso delle microplastiche in agricoltura.

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