Ambiente / Il problema

Regole UE per la riduzione di pesticidi e fertilizzanti, l'allarme della Cooperazione e Assomela: 30% di raccolto in meno

Il piano Green Deal e le nuove «strategie» comunitarie chiedono di ridurre le aree coltivate in zone a monocoltura, di dimezzare l’uso di prodotti chimici e di avere almeno il 25% di biologico. La replica: «Così mettiamo le aziende sul lastrico»

TRENTO. L’Unione Europea ha allo studio un  piano per la riduzione dei pesticidi e dei fertilizzanti chimici in agricoltura. Non solo: sono allo studio delle “strategie” che mirano a ridurre le superfici coltivate (per favorire la biodiversità), e a introdurre una quota minima di coltivazioni biologiche del 25%. Un piano – chiamato Green Deal – che mira alla tutela del suolo, delle acque e della salute. Ma che avrà pesanti effetti, ad esempio sulla coltivazione delle mele. Lo spiega la Federazione delle Cooperative, riprendendo la preoccupazione di Assomela. 

Scrive in una nota la Federazione: «Recentemente, l'Università di Wageningen ha pubblicato uno studio di impatto del Green Deal europeo che ha, tra i numerosi fini, quello di una produzione sostenibile entro il 2030. Lo studio analizza sei obiettivi della strategia Farm to Fork (F2F) e della strategia per la biodiversità (BD), sviluppando quattro scenari per i quali sono stati valutati gli impatti: (1) riduzione del 50% dell'uso e del rischio di fitofarmaci e del 50% dell’uso di fitofarmaci rischiosi, (2) riduzione dell'uso di fertilizzanti (-20%) e di nutrienti (-50%), (3) aumento dell'area coltivata con metodo biologico (+25%) e (4) una combinazione degli scenari 1 e 2 estesa con l'obiettivo aggiunto di avere più terreni con caratteristiche di alta biodiversità.

La valutazione d'impatto è stata eseguita a livello di azienda agricola, coprendo dieci colture e sette paesi dell'UE. I risultati degli studi sono stati usati per esplorare le conseguenze nel caso di raggiungimento degli obiettivi sul volume di produzione delle colture nell'UE, i prezzi di mercato, il commercio internazionale e l'uso indiretto della terra. Tra le colture analizzate, si trovano prodotti ortofrutticoli importanti per il nostro paese, come mele, agrumi, pomodori e olive.

Dallo studio dell’Università olandese emerge come la produzione europea verrebbe particolarmente minata dalla realizzazione degli obiettivi delle strategie F2F e BD. Per esempio, rispetto alla produzione di mele, l’Italia potrebbe perdere fino al 30% della produzione e la Polonia il 50%.

Secondo lo studio, l’effetto combinato del primo e secondo scenario con l’abbandono del 10% della superficie per favorire la biodiversità, avrebbero un impatto significativo sulla produzione, con perdite previste superiori al 20% e prezzi in riduzione del 15% per le mele italiane. Inoltre, l’espansione dell’area biologica al 25% del totale potrebbe per i melicoltori italiani risultare in un calo di produzione generalizzato.

Per quanto riguarda il commercio internazionale lo studio prevede un calo nelle esportazioni dell'UE, che passerebbe da circa 1.300.000 tons a 450.000 tons., a fronte di importazioni in EU in aumento, con effetti gravi per l’Italia, che nel 2021 ha esportato circa 370.000 ton. di mele verso paesi terzi.

Il sistema italiano delle mele sarebbe, quindi, tra i più colpiti dalle politiche del Green Deal, con una grave perdita di produzione e reddito per la melicoltura europea ed italiana, che metterebbero a rischio la permanenza stessa delle aziende nelle campagne».

Secondo la Federazione, vanno comunque prese delle misure di cambiamento: «Lo studio conclude con una raccomandazione sull’importanza dell’innovazione nell’area dei fitofarmaci e fertilizzanti, nonché sulla necessità di sviluppare nuove tecniche di coltivazione, per favorire il progresso nei campi dell’agricoltura di precisione, dell’innovazione digitale e dei mezzi tecnici che potrebbero rafforzare il settore agricolo in vista delle criticità emergenti.

Obiettivi ambiziosi, come quelli del Green Deal Europeo, per essere anche realistici, dovrebbero essere accompagnati da dati e studi in grado di individuarne le criticità. Il settore melicolo italiano ribadisce la necessità di una valutazione oggettiva di impatto da parte della Commissione per rispondere ai risultati emersi dagli studi come quello condotti dall’Università di Wageningen, ma anche da alcuni precedenti, come quello dell’USDA (il dipartimento dell’agricoltura americano), dell’Università tedesca di Kiel e dallo stesso Centro Studi della Commissione Europea. Le stime di impatto ed il monitoraggio delle dinamiche economiche e di mercato sono fondamentali per individuare la fattibilità degli obiettivi del Green Deal, rispettando un dialogo con i produttori, e tutelando la sostenibilità economica, asse portante della sostenibilità. Inoltre, i risk assessment dovrebbero tenere conto del mutato scenario in cui ci si trova ad operare, con costi per l’energia, le materie prime e la logistica schizzati alle stelle e con gli effetti del cambiamento climatico che negli ultimi anni già minano costantemente la produzione e dunque il reddito degli agricoltori europei».

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