Pandemia / Vaccini

Pfizer e Moderna, richiamo fino a 42 giorni: in arrivo la circolare ministeriale

L'annuncio di Franco Locatelli, direttore dell'Istituto superiore di sanità: robuste evidenze scientifiche confortano questa indicazione. Si amplierà così la platea di chi potrà ricevere presto la prima dose di uno dei due farmaci a mRna

di Zenone Sovilla

L'annuncio è arrivato nelle ultime ora dal direttore del Consiglio superiore di sanità: la seconda dose del vaccino Pfizer si può somministrare fino a 42 giorni dalla prima.

Idem per quanto riguarda l'altro preparato a Rna messaggero, il Moderna.

L'indicazione è suffragata da robuste evidenze immunologiche elaborate negli ultimi mesi.

"Nell'ultima seduta del Cts è stato affrontato anche il problema del distanziamento della seconda dose dei vaccini a mRna. Vi è stata una chiara espressione della possibilità a prolungarli fino alla 42esima giornata rispetto alla prima dose", ha riferito ieri sera Locatelli, intervenendo alla conferenza accanto al presidente del consiglio, Mario Draghi.

Dunque, si va verso un raddopio della finestra temporale in attesa del richiamo, il che si potrà tradurre naturalmente in una più vasta copertura vaccinale con la prima dose, nelle prossime settimane.

Locatelli, intervistato questa mattina da SkyTg24, ha confermato che alla luce di questa raccomandazione da parte degli organismi scientifici, ora sarà il ministero a procedere un una propria circolare, per spostare dagli attuali 21 a 42 giorni il termine per l'inoculazione della seconda dose Pfizer.

Una buona notizia, dunque, dal punto di vista cronologico, anticipata peraltro da analoghe indicazioni Ema dei mesi scorsi: si arriverà prima del previsto ad assicurare almeno la prima dose a tutte le categorie più a rischio, vale a dire le persone sopra i 60 anni (cui ora è destinato anche il farmaco prodotto da AstraZeneca) e quelle immunodepresse a causa di patologie o altre caratteristiche individuali.

Il tema della protezione soggettiva dopo la prima dose di vaccino resta in parte da chiarire ma esistono studi recenti, come quello preliminare diffuso a fine marzo dalle dalle università britannche di Oxford, Sheffield, Liverpool, Birmingham e Newcastle, che si rivelano confortanti: il prodotto Pfizer - hanno spiegato gli scienziati inglesi - ha dimostrato che nel 99% dei soggetti si induce una forte risposta immunitaria, in grado di mettere al riparo da forme acute o letali dell'infezione da sars-cov2.

Resteranno, naturalmente, alcune variabili da chiarire ulteriormente, sia rispetto alle nuove mutazioni del virus sia sul piano delle specifiche reazioni soggettive, ma l'estensione dell'attesa fra prima e seconda dose ora è considerata una prassi sicura. Ciò anche in virtù di quanto si è registrato in Gran Bretagna.

Anche stando ai dati raccolti dal governo israelianno, la singola dose del vaccino Pfizer è in grado di proteggere dai sintomi gravi del covid: dopo una settimana dall'inoculazione si stima che il 90% delle persone sia protetto.

In definitiva, rinviare fino a 42 giorni il richiamo non comporterebbe rischi, secondo le elaborazioni dei dati attualmente disponibili.

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