Cannabis light, è legale ma non in tabaccheria

La domanda c'è, l'offerta pure, il commercio è legale. Eppure non si può fare. Si parla di marijuana legalizzata, ovvero quel tipo di foglie secche della pianta Cannabis che contengono una percentuale molto bassa di sostanza alluginogena Thc, ma che comunque sono caratterizzate dalla presenza di altre sostanze rilassanti. «In tanti me la chiedevano - spiega il titolare di una tabaccheria della Busa - e allora l'ho ordinata. In maniera del tutto regolare, tramite l'associazione dei tabaccai. Poi, neanche il tempo di metterla in vendita che è arrivata la notizia della condanna di un mio collega di Bologna: sanzione da 258 euro e il timore di vedersi revocata la licenza. A quel punto, ovviamente, mi sono tirato indietro perché non posso mica mettere a rischio il mio lavoro». 

Questo non è l'unico caso in zona perché quello della cannabis light, dal momento della sua legalizzazione, è un commercio in costante crescita: si tratta infatti di un prodotto che, dove messo in vendita, genera subito un ottimo giro di affari. «Contrariamente a quello che si pensa, non sono i ragazzini a cercare la marijuana legale ma me la chiedono soprattutto persone di una certa età, sopra i 50 anni», riprende il tabaccaio. E non si può negare che buona parte di queste perone acquistino l'«erba» come un'alternativa al fumo che faccia meno male.

Ed ecco spiegato il motivo per cui la cannabis light può essere liberamente venduta in un bar, in un negozio o in un'erboristeria, ma non in una tabaccheria. Riprende l'esercente: «Il problema è quello del monopolio, lo Stato non vuole niente che faccia concorrenza al "suo" fumo. Anche la vendita dei liquidi per le sigarette elettroniche, finché non ci hanno messo su le accise, era fortemente scoraggiata». La situazione resta dunque abbastanza discutibile visto che la marijuana legalizzata viene spesso commercializzata come «profumatore per ambiente» e con l'indicazione di non essere consumata dopo combustione oppure, come nel caso della tabaccheria multata, come «infuso alla canapa per tisane». Quindi, almeno sulla carta, nessun rischio di insidiare i guadagni dello Stato.

La zona della Busa, con un bel giro di turisti e comunque parecchie persone che apprezzano questi prodotti, sembrava dunque particolarmente appetibile per migliorare gli affari ma, in attesa di chiarimenti legislativi, nessuno se la sente di crearsi dei problemi. Il caso di Bologna infatti ha fatto scuola e, anche se il titolare ha già annunciato il ricorso, la matassa legislativa con cui ci si trova a combattere è davvero difficile da sbrogliare. Se la vendita della marijuana light è infatti legale, è comunque «vietato vendere prodotti surrogati del tabacco in assenza di una disposizione esatta a livello nazionale». Tutti i prodotti da fumo, infatti, spiegano all'Agenzia delle dogane e dei monopoli, devono passare dal deposito fiscale locale, l'unico autorizzato a distribuirli ai rivenditori.

Se la cannabis non ci passa, non può essere venduta e il tabaccaio che la commercializza rischia una multa salata e, dopo quattro contestazioni, la revoca della licenza. Quando l'Agenzia stabilirà il tipo di accise da applicare, allora anche la cannabis light potrà essere venduta alla luce del sole anche nelle tabaccherie.

A quel punto però anche il prezzo probabilmente cambierà: adesso una confezione di tre grammi viene venduta sui 28 euro. 
«E pensare - ammette sconsolato il tabaccaio della Busa - che l'idea era quella di usarne un poco come tisana per mia madre che è anziana e spesso fa fatica a rilassarsi alla sera». In effetti, se la presenza di Thc in questa marijuana è molto bassa, la percentuale di Cbd, l'altro componente attivo, è invece significativa e viene anche usato nel trattamento di malesseri fisici come insonnia, infiammazioni, emicranie e artriti.

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