«La felicità? Non è in pillole ma si trova dentro di noi»

La vera felicità e la salute scaturiscono dall’interno, dalla mente, dalle nostre decisioni. Con un costante e a volte duro lavoro, fatto di scelte quotidiane, di attenzione a sé e agli altri, al momento presente e non alle fantasie. Chi pensa di poter trovare scorciatoie, diete magiche, ricette esterne che possano risolvere i problemi con poco s’illude ed è preda di quel «divertissement» di cui già il filosofo Pascal, secoli or sono, metteva in guardia, e che oggi, con la civiltà della tecnica e della comunicazione superficiale è diventato fenomeno di massa.

Questa in sintesi la posizione di Luigi Fontana, trentino doc, ordinario di medicina e nutrizione all’Università degli Studi di Brescia e collaboratore alla Washington University di Saint Louis che venerdì sera, in un’affollata serata organizzata dal Rotary Club Trentino alla Sala della Cooperazione, ha presentato i temi del suo ultimo saggio: «La felicità ha il sapore della salute» (Slow Food Editore) scritto assieme a Vittorio Fusari.

«La vita è un dono meraviglioso - ha esordito Fontana - però il cervello umano ha avuto una evoluzione: dal semplice controllo della funzioni vitali alla corteccia esterna, dove ci sono le capacità più avanzate. Nel mondo occidentale oggi si fa troppa attenzione alle funzioni vitali e si dimenticano quelle superiori. In natura un animale, e noi siamo animali, una volta che si è riprodotto non ha più grandi scopi: raggiunto il picco riproduttivo, muore. Se ad un animale forniamo, a livello sperimentale, un apporto proteico maggiore, vive più a lungo, ma diventa meno capace di riprodursi e di essere attivo. Nel mondo moderno prevalgono le pulsioni ancestrali: mangiare e riprodursi». In breve: l’istinto ci porterebbe a placare completamente la nostra fame, ma alzarsi da tavola con ancora un 30% circa di fame fa bene. Restrizione calorica equivale a minori tumori, diabete e maggiore longevità. «Sappiamo chiaramente che le malattie cardiovascolari costano circa quattro miliardi di euro all’anno: potrebbero essere risparmiati con una dieta migliore», ha detto il nutrizionista.

Ma come facciamo a mettere in pratica la restrizione calorica? Prima regola: non alzarsi da sazi, ma quando si è «pieni» al 70%. Seconda: fare uno o due giorni di digiuno alla settimana. Ci sono dei meccanismi complessi a livello del cervello, che nel digiuno aiutano la salute. Avere fame fa bene. Digiuno si intende a base di vegetali, non assoluto, cotti o crudi, che comporti un deficit del 23% circa di calorie alla settimana.

Terzo è consumare la maggior parte delle calorie in una finestra ristretta di otto ore. Alcuni studi recenti confermano questa pratica, anche se non è del tutto certa. Ultima regola: sostituire i cibi raffinati con quelli ricchi di fibra vegetale. Dunque la composizione della diete è importante, non solo la quantità di calorie. Carne, e soprattutto formaggi solo in piccole quantità. Sono pieni di acidi grassi saturi che aumentano il colesterolo.

Capitolo attività fisica: se si fanno diete senza attività fisica si elimina l’ormone T3 abbassando il metabolismo basale. Per cui il peso si riprende in fretta.
L’attività fisica fa aumentare i mitocondri nei muscoli che trasformano i substrati energetici in energia. Più si brucia più si consuma ossigeno. Ci vuole pazienza, ma poi aumenta il colesterolo buono, oltre a vari effetti, tra cui ridurre il rischio di diabete. Detto ciò l’importante è la mente: «La vera felicità scaturisce solo dall’interno, dal profondo del nostro io - ha detto - se una persona è vuota interiormente la felicità può giungere solo dagli eventi esterni. Se noi lavoreremo nel coltivare la parte cognitiva del nostro essere avremo una maggiore pace interiore. La felicità è un modo di guardare il mondo».

Nei paesi occidentali c’è un consumo spaventoso di ansiolitici ed antidepressivi: ricchi e benestanti non trovano la felicità nei beni esteriori, se non fanno i conti con la propria interiorità. «La stragrande maggioranza delle patologie nei nostri ospedali dipendono dal nostro stile di vita - ha concluso Fontana - e non ci sono “pillole” o cibi magici. La via della consapevolezza è lunga, ma è il bello della vita».

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