Pesticidi, Comitato val di Non contro la Provincia «Con le nuove norme, salute sempre più a rischio»

Il Comitato per il diritto alla salute in val di Non lancia l’allarme sulle nuove misure annunciate dalla Provincia autonoma di Trento in materia di trattamenti agricoli con sostanze chimiche.
L’ente pubblico ha presentato come un giro di vite a tutela della salute della cittadinanza e dell’ambiente una serie di disposizioni tiguardanti le modalità di diffusione di pesticidi pericolosi: in sostanza si richiede una distanza minima di 30 metri dalle abitazioni e da altri luoghi sensibili. Una distanza che peraltro può diminuire nel caso non si utilizzi l’atomizzatore e per i prodotti non clasificati come pericolosi.

Il Comitato sottolinea, con una nota stampa, che si tratta di misure che non tutelano la popolazione.

«Con la nuova delibera della giunta della Provincia autonoma di Trento n° 228 del 10/02/2017 - scrive  il Comitato - gli atomizzatori potranno arrivare fino a 0 metri dalle abitazioni. Inoltre le altre complesse indicazioni sono di fatto impossibili da controllare da parte dei preposti al controllo.

Questo regolamento costituisce un grave peggioramento per la salute pubblica, la qualità della vita e dell’ambiente.

Infatti la precedente Dgp 1183/2010 prevedeva una fascia di almeno 30 metri facile da applicare.

Quello che è peggio è che i politici dell’esecutivo l’hanno fatta passare come una maggiore protezione per i residenti.
Menzogna o ignoranza?

Non stupiamoci poi se siamo sempre meno sani e le spese sanitarie diventano insostenibili.

Auspichiamo che i sindaci siano più intelligenti e non adottino tali misure, fortemente peggiorative per la salute pubblica di cui sono custodi e visto che loro sono inoltre direttamente responsabili della salute dei cittadini residenti.

Nei mesi scorsi si sono registrati in materia di regolamentazione dei pesticidi alcuni importanti atti istituzionali nella vicina provincia alpina di Belluno, alle prese con l’insediarsi, negli ultimi anni, di aziende che replicano sulle Dolomiti i modelli di coltivazione della vite e delle mele già presenti in territori confinanti.

Sulla scia di una forte mobilitazione popolare, sfociata nella scrittura di uno stringente regolamento di polizia rurale proposto a tutti i municipi, è scattata la fase dell’adozione ufficiale di questo strumento che vieta completamente l’uso di sostanze classificate (in etichetta) come pericolose.

È proprio questo il punto cruciale che distingue normative che assicurano una tutela precisa (perché vietano tout-court le sostanze pericolose con il conseguente impiego di sostituti meno impattanti) da altre che ruotano invece attorno al vacuo principio delle "aree sensibili" e delle distanze minime.

Hanno già votato per l’introduzione delle nuove norme (qui in basso il regolamento integrale) il Comune di Belluno, quello di Feltre (secondo della provincia per numero di abitanti) e quello di Pedavena, mentre altre municipalità hanno avviato l’iter sempre utilizzando come base il regolamente elaborato un paio d’anni fa dal gruppo di lavoro del movimento Terra bellunese, nell’ambito della campagna popolare «Liberi dai veleni».

«Il regolamento approvato - spiega in una nota Terra bellunese - si basa su due principi: 1) l’intero territorio merita di essere salvaguardato, perché vi è una biodiversità diffusa da conservare e perché i cittadini hanno pari diritti, dovunque essi risiedano; 2) non vanno utilizzati in nessun caso i prodotti che riportano in etichetta le “indicazioni di pericolo” più gravose per la salute dell’uomo e dell’ambiente (es. può provocare il cancro, può nuocere al feto, eccetera)».

Qualche primo e parziale segnale, sull’onda della crescente pressione popolare, arriva anche dalla provincia di Treviso, che come il Trentino presenta criticità legate a monocolture intensive, in particolare ai vitigni per la redditizia produzione del prosecco.

In una nota stampa diffusa ieri, il Consorzio Prosecco Doc si sofferma sul tema della sostenibilità e fa riferimento anche alle preoccupazioni nell’opinione pubblica per l’utilizzo di sostanze chimiche in agricoltura. Il presidente, Stefano Zanette, ha comunicato ufficialmente che con la pubblicazione del Vademecum viticolo 2017 «saranno eliminate le principali molecole oggetto di dibattito: Glifosate, Folpet e Mancozeb».

Si tratta di tre sostanze in realtà già nel mirino delle autorità sanitarie: per il noto erbicida glifosato è prossimo un bando ufficiale; i diffusi fungicidi Mancozeb e Folpet sono normalmente utilizzati solo grazie a deroghe emanate dalle istituzioni di vigilanza e contestate da più parti.

«Mi impegno - precisa Zanette - affinché il divieto all’utilizzo di questi principi attivi risulti cogente, ovvero obbligatorio per tutti i produttori della nostra denominazione».

IL REGOLAMENTO COMUNALE BELLUNESE

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LE NUOVE NORME DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

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