Ictus, a Trento si parla di nuovi anticoaugulanti orali

È ormai dimostrato che la Fibrillazione Atriale è causa in medicina generale del 15% di tutti gli ictus cardioembolici. Ciò significa che in Italia dei 200.000 casi di ictus stimati all’anno, 30.000 sono determinati da questa tachiaritmia prolungata, la cui prevalenza è attorno al 2% della popolazione generale (ma ben il 10% degli ultra ottantenni). Per esercitare misure preventive adeguate, l’elemento cruciale è rappresentato dall’utilizzazione di un efficace regime terapeutico, attraverso una terapia anticoagulante valida. Da tre anni, però, anche l’Italia può contare su una nuova classi di farmaci, i nuovi anticoagulanti orali, più maneggevoli e sicuri, in grado di venire incontro alle esigenze di medici e pazienti.

Al trattamento delle patologie tromboemboliche dopo l’introduzione nella pratica clinica dei NAO, è dedicato l’incontro dal titolo “I (…non più tanto) Nuovi Anticoagulanti Orali in Cardiologia”, iniziato oggi, 8 aprile - proseguirà domani - che riunisce alcuni tra gli esponenti più autorevoli e rappresentativi della cardiologia italiana. L’evento si svolge sotto l’egida dell’Ordine dei Medici di Trento, sotto la responsabilità scientifica e dal professor Raffaele De Caterina, Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardio-Vascolare dell’Università degli Studi di Chieti e del dottor Roberto Bonmassari, direttore della Struttura Complessa Elettrofisiologia II di Cardiologia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento.

«L’utilizzo di una terapia anticoagulante, alternativa a quella tradizionale (antagonisti della vitamina K - AVK), rappresentata dai NAO, che centralizza il singolo soggetto da trattare, privilegiandone la sicurezza e la qualità di vita, viene considerata una tappa fondamentale – dichiara il professor Francesco Furlanello, FESC Senior Consultant di Aritmologia Clinica e Sportiva presso le Cliniche Humanitas Gavezzeni Elettrofisiologia II di Bergamo e Casa di Cura Villa Bianca Trento - L’introduzione nella pratica medica della terapia con NAO, rispettivamente con dabigatran, rivaroxaban ed apixaban (in ordine di immissione nel mercato) ed  edoxaban di prossima disponibilità, che libera il singolo individuo dai vincoli quali il controllo INR (International Naturalized Ratio) necessario per mantenere un livello ematico stabile nel range terapeutico dell’AVK, esige la diffusione di informazioni capillari dei benefici e dei rischi.

La Letteratura Internazionale, comprese le Linee Guida della Società Europea di Cardiologia, sono univoche nel ritenere candidabili alla terapia con i NAO potenzialmente tutti i pazienti con “nuova” diagnosi di Fibrillazione Atriale non valvolare, cioè in soggetti mai sottoposti a terapia anticoagulante. Inoltre – continua il Professor Furlanello -  risultano candidati pazienti  non trattati, pur essendo eleggibili alla terapia anticoagulante, quelli nei quali è difficile il monitoraggio laboratoristico INR o non adatti alla terapia con AVK. Inoltre, sono candidabili sia soggetti giovani con intensa attività lavorativa che pazienti anziani anche con morbilità o trattamenti multipli. Inoltre vi è un accordo generale sull’importanza della volontà del paziente nella scelta del farmaco”.

Nonostante i vantaggi introdotti dalla nuova categoria di anticoagulanti orali, ad oggi permangono alcune criticità relative al completamento dell’iter diagnostico-terapeutico con gli stessi: “Uno dei problemi attuali più importanti è quello burocratico, su basi prevalentemente economiche nei riguardi dell’utilizzo di un regime terapeutico più costoso rispetto a quello tradizionale – spiega il Professor Furlanello - Esistono le direttive dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) su come deve essere effettuato il  piano terapeutico (PPS), per via informatica, su tutto il territorio nazionale, per concedere ad ogni singolo paziente con fibrillazione atriale non valvolare il trattamento con i NAO. Ogni Regione (nel nostro caso la Provincia Autonoma) gestisce poi autonomamente la diffusione delle prescrizioni. Nella nostra realtà la scelta è stata fino ad ora limitata ai Medici dei Reparti di Medicina, Cardiologia, Neurologia, Pneumologia e Geriatria delle Strutture Ospedaliere Pubbliche. In tal modo si escludono da tale importante attività prescrittiva, Specialisti che in altre Regioni, invece, sono autorizzate ad effettuarla (Specialisti di Unità Ospedaliere Accreditate comprese quelle Riabilitative, Operatori dei Centri TAO – Terapia Anticoagulante Orale, Specialisti Cardiologi Ambulatoriali, Liberi Professionisti, ecc)”.

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