Il virus caccia anche i piccioni con le piazze vuote meno resti di cibo ma tornano falco e taccola

Con il diradarsi delle persone e la chiusura dei locali pubblici del centro, anche i piccioni sembrano scomparsi da Trento. I più accorti avranno infatti notato l’assenza di uno degli uccelli maggiormente presente negli spazi urbani d’Italia.
 
Gli stormi solitamente presenti in piazze e parchi del capoluogo sembrano dileguatisi, anche se non mancano esemplari che continuano a frequentare le zone più centrali. L’allontanamento dell’animale, ad ogni modo, è temporaneo, come confermato da Karol Tabarelli de Fatis, della sezione zoologia dei vertebrati del Muse. Considerata infatti la chiusura degli esercizi e dei bar, procacciarsi il pasto in una Trento sbarrata è diventato più difficile, mentre il confinamento delle persone nelle abitazioni ha aperto nuove fonti alimentari.
 
«Il piccione - spiega Tabarelli de Fatis - è uno degli animali più opportunisti che vi siano: sceglie la città per vivere perché è il posto dove è più semplice trovare del cibo e vi sono meno predatori, mentre l’affollamento di palazzi di cemento la rendono più calda anche in inverno. Il fatto che in questi giorni non si veda in centro, o si veda in numero inferiore al solito, è dettato dal momentaneo spostamento degli esemplari nelle zone periferiche, come orti e giardini privati, zone marginali o incolte. Ne sono stati avvistati anche in collina, dove vi sono mangiatoie per passeri».
 
I piccioni non sono animali migratori, e la momentanea assenza dal centro storico non li ha portati lontano. È tuttavia significativo notare come la loro assenza sia collegata direttamente con la mancanza di sprechi alimentari. «Fa riflettere - continua l’esperto - come la proliferazione dell’animale sia strettamente correlata alla presenza di scarti alimentari abbandonati dalla popolazione».
 
Il dileguarsi momentaneo del piccione è seguito dalla ricomparsa nei cieli cittadini , di due predatori naturali del piccione, il falco pellegrino e la taccola. Quest’ultima non è molto diffusa a Trento, sebbene vi sono degli esemplari che hanno scelto come nido la Torre civica. «Pochi sanno - conclude Tabarelli de Fatis - che, in occasione del restauro della torre, sono state mantenute delle cavità nelle vicinanze del quadrante dell’orologio, specificatamente per accogliere i nidi di taccole e rondoni». 
 

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