Orso, giusto che il Trentino possa decidere da solo

Continuano ad arrivare all'Adige interventi sulla questione orso. Ecco quella scritta da Giuliano Castellan

Continuano ad arrivare all'Adige interventi sulla questione orso. Ecco quella scritta da Giuliano Castellan

I trentini hanno iniziato a cambiare il proprio approccio al bosco. Non ci si va più, semplicemente. Non ci si va più con il cuore aperto di chi si sente accolto da un abbraccio balsamico, protettivo e silente. Tutto ciò è diventato sbagliato: almeno per certa comunità «scientifica» che ritiene che i trentini vadano rieducati alla loro secolare cultura del bosco, per il più buffo atteggiamento dell'assessore, che fa mettere cartelli e invita a far rumore nei boschi, restare sui sentieri, coprirsi di campanelli, come appestati d'antan.

Ma tranquillo assessore, ormai perfino gli scout trentini fanno i campi in Sudtirolo, figuriamoci il semplice camminatore. E molti altri ospiti del Trentino se ne andranno altrove. E chissa poi perché tutta questa agitazione da parte dell'assessore «competente» visto che pare non abbia uno iota di competenza, che spetta invece tutta al ministero.

Ministero lontano, forse sorpreso dal successo del progetto: pensa, perfino in Francia è fallito, che rispettosi sti villici trentini, altro che i montagnards francesi. Ma di reagire con un piano alla situazione di oggettivo pericolo, nessuna fretta. Né a sommesso avviso di chi scrive, nessuna voglia. Gli orsi, secondo il ministero, sono pericolosi uno per uno, individualmente presi. Va data la prova circostanziata che quell'orso, che in quel luogo ha aggredito, senza provocazione (concetto che diverrà amplissimo: eri coperto di campanelli sul sentiero e facendo abbastanza rumore, magari idealmente a bordo di un quad?) era per di più «problematico». Noi che dall'orso ci aspettiamo solo che faccia l'orso, ossia oggettivamente pericoloso, siamo totalmente spiazzati. Ma come, non dovevano essere al massimo quaranta? Quanti sono? Non si sa. Non dovevano solo servire a rinsanguare il parco dell'Adamello Brenta? E invece pare normale che passeggino attorno a Zambana e Terlago.

L'orso problematico, per me, è quello lì, che se ne sta fuori dagli stretti limiti di un parco naturale, e che lì deve stare calibrando il numero di esemplari che quel ridotto territorio può sopportare. Il resto è violenza fatta a comunità di insediamento diffuso che subiscono danni. «Tanto li rimborsano» mi pare una risposta cinica, di chi disprezza il lavoro degli altri. Perché a chi lavora in montagna, o semplicemente ci vive, si deve rendere la vita ancor più dura? E perché andare a respirare un po' d'aria fuori dal bailamme e della camera a gas della Val d'Adige è diventato angoscioso? Invece che rispondere seriamente alle ragioni che presidiano a questa gratuita violenza dell'immettere animali pericolosi in boschi vicinali ormai a ridosso di zone densissimamente abitate, alcuni, anche sull'Adige, hanno evocato il concetto di «buffo».

Ossia, invece di spiegare, ricorrono come sofisti greci all'arte della persuasione di chi si sente superiore, portatore di una civiltà più evoluta, cittadina, meglio, transatlantica. Quella certa cultura cui non va mai niente bene dell'America, quando si tratta dell'orso e della sua gestione nel parco dello Yellowstone diventa acritica e entusiasta. Senza un grammo di discernimento sulle altrove ben rimarcate differenze culturali (e dico io, semplicemente di densità abitativa). Non lasciamoci turlupinare. L'orso in Trentino non potrà mai essere trattato come l'orso in Canada o in America, ma neppure come l'orso marsicano. A meno di non ridefinire tutta la cultura materiale e antropologica del Trentino.

Il risultato sarebbe tracciare anche qui quella terribile cesura tra natura e aree abitate che ho potuto percepire percorrendo l'appennino, in particolare tra alto Lazio e Abruzzo. Lì ho intuito cosa i romani intendessero per timore panico, ossia la paura degli spazi silvestri: sì, di un bosco! In Trentino, un mondo di malghe, masi, una fitta rete di sentieri e alpeggi, agritur e rifugi, su fino alla croce di vetta non può essere distrutto da un'ideologia pro orso invasiva e irrispettosa. Serve subito una norma di attuazione che ci restituisca la saggia amministrazione del nostro Trentino.


Per chi volesse saperne di più sulla situaazione del "rinsanguamento" dell'orso sui Pirenei francesi, ecco due documenti in francese sul tema.

- il Piano di rinsanguamento e conservazione dell'orso (Ours-plan)
- il Rapporto orso 2014 dell'Ufficio nazionale della caccia e della fauna selvatica (Rapport du...)
 
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