Braccianti sfruttati per 10 euro al giorno si ribellano e denunciano il caporalato

Dodici ore di lavoro al giorno, soprusi, insulti e minacce da parte dei caporali ed una paga giornaliera di dieci euro. È questa la storia di due braccianti agricoli della Piana di Sibari, nel cosentino, che hanno trovato il coraggio di denunciare i loro aguzzini. I due lavoratori descrivono i luoghi di lavoro come un vero e proprio «iinferno dantesco». Il primo dei braccianti a raccontare la sua odissea è Nicolae, romeno ma da 13 anni in Italia insieme alla sua famiglia. Dopo aver lavorato per diverso tempo in Basilicata, l'uomo si è trasferito a Corigliano Calabro. «Nella Piana di Sibari - racconta - ho trovato l’inferno. Se vuoi lavorare, soprattutto per noi stranieri, devi per forza farlo sotto i caporali, non c’è altra possibilità. Sono i caporali a trattare con i proprietari e quindi sono loro che forniscono la manodopera. Se vuoi lavorare devi sottostare ai loro continui ricatti. Lavoro mediamente dalle 7 del mattino fino alle 5 del pomeriggio nella raccolta degli agrumi ed il massimo che riesco a portare a casa sono 10 euro al giorno».

Nicolae racconta anche di caporali che si impossessano dei documenti dei lavoratori stranieri per poi ricattarli durante le ore di lavoro. Oppure di piccole abitazioni con dentro non meno di 10 braccianti stranieri che pagano, singolarmente, non meno di 120 euro al mese. «L’anno scorso - ha proseguito - sono stato costretto a lavorare sotto la pioggia battente e c’è stato chi si è rifiutato e il giorno dopo non ha più lavorato. Poi quando lavoravamo in quei terreni dove i camion non potevano entrare, se non volevamo portare le casse piene di agrumi sulle spalle fino al camion dovevamo dare due euro al caporale che ci metteva a disposizione un trattore».

C’è poi Francesco, di 52 anni, a raccontare la sua esperienza ultradecennale nel mondo dell’agricoltura. «Sul posto di lavoro - afferma - anche noi italiani come gli stranieri siamo ricattati, umiliati e spesso insultati. Veniamo richiamati se fumiamo o se ci si allontana per un bisogno fisiologici. Dopo anni di sfruttamento ho deciso, anche se in tanti hanno tentato di dissuadermi, di denunciare il tutto».
E proprio per invogliare i lavoratori sfruttati a denunciare i caporali la Flai Cgil del Pollino - Sibaritide ha organizzato per domani un dibattito sul «lavoro dignitoso e per contrastare il caporalato». I lavori saranno conclusi da Stefania Crogi, segretaria generale nazionale della Flai-Cgil.

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